La prima volta di Fatima Trotta:
«Il mio primo provino
sul palco dell'Edenlandia»

La prima volta di Fatima Trotta: «Il mio primo provino sul palco dell'Edenlandia»
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 23 Novembre 2019, 18:00 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 11:55
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La prima volta che Fatima Trotta, reginetta di Made in Sud, ha messo piede su un palcoscenico aveva solo sette anni e partecipava alle selezioni per un programma di canzoni per bambini in onda su un'emittente regionale. Timida, imbarazzata, e anche un po' spaventata, ne avrebbe fatto volentieri a meno se la mamma, appassionata di musica e teatro, non l'avesse letteralmente catapultata sulla scena consapevole del talento che quella piccina sarebbe stata in grado di esprimere.

Dove è avvenuto il gran debutto?
«Nel parco giochi di Edenlandia. Mi stavo divertendo un mondo sulle giostre quando mia madre si accorge per caso che nel teatrino stavano facendo dei provini. Senza sapere né come e né perché mi ritrovai davanti a un microfono assolutamente impreparata».

Momenti di panico.
«Mamma mia... Mi chiesero di cantare una canzone».

Quale scelse?
«Marco se n'è andato e non ritorna più, il treno delle 7.30 senza lui.. Chissà se tu mi penserai, se con i tuoi non parli mai...».

La solitudine, Laura Pausini.
«Fu un trionfo. Era una delle mie canzoni preferite, la sapevo a memoria e la cantai veramente molto bene. Ebbi un sacco di applausi, mamma non stava più nei panni dalla gioia, e pure io per la verità».

Quindi il provino andò bene?
«Mi ingaggiarono subito. A quel punto cominciai a crederci davvero e decisi che da grande avrei fatto la cantante».

Di quale trasmissione tv si trattava?
«Una specie di canzonissima per bambini. Non ricordo manco più il nome del programma e nemmeno l'emittente. Però mi divertii moltissimo».

Così è cominciata la sua carriera artistica.
«Ci provai pure con lo Zecchino d'Oro, ormai mi sentivo lanciata nel mondo della musica, ma stavolta non passai le selezioni, che dispiacere».

Bambina da palcoscenico.
«Mia madre era la regista di tutto. Amava musica e teatro, e lei stessa recitava in una compagnia amatoriale insieme con un gruppo di amici, una grande passione la sua. Sono cresciuta guardando le commedie di Eduardo, i film di Totò, ma anche gli spettacoli di Raffaella Carrà. A casa la tv era sempre accesa».

E suo padre?
«Molto meno convinto di mamma. Da medico veterinario non vedeva di buon occhio provini e spettacoli che lei invece adorava. Papà diceva che bisognava studiare senza perdere tempo».

Lei però ha anche studiato.
«Certo. Dopo il liceo mi sono laureata in scenografia all'Accademia di belle arti. La mattina studiavo, il pomeriggio frequentavo un corso di recitazione».

Lo spettacolo nel sangue, insomma.
«Dico sempre che se non avessi lavorato sul palcoscenico lo avrei fatto dietro le quinte. Amo molto, non solo la scena, ma anche tutto quello che c'è intorno».

La prima volta che ha pensato di fare l'attrice comica?
«Non l'ho mai pensato».

Però lo è diventata.
«Fu un caso».

Racconti.
«Ero tra i conduttori di un programma in onda su una emittente regionale, mi notò Nando Mormone, anima della trasmissione Made in Sud, quello che ha scoperto Alessandro Siani, Gigi e Ross, Simone Schettino, Gino Fastidio, giusto per citarne qualcuno».

La svolta, dunque.
«Per la verità non avevo alcuna intenzione di fare l'attrice comica, era un ambito che non mi interessava. Alla fine però mi lasciai convincere da Nando e cominciai a condurre uno di quei laboratori comici che poi sarebbe confluito in Made in Sud. Fu un mezzo fiasco».

E perché?
«Non rideva nessuno. Per quanto mi sforzassi, niente: non riuscivo a essere comica. Continuavo a condurre in maniera troppo impegnata, poco adatta a quel genere di trasmissione. Poi, un po' alla volta, cominciai a prenderci la mano: la gente rideva e, con loro, ridevo pure io».

Grande successo Made in Sud.
«L'ho capito davvero quanto fossimo diventati popolari quando, nel 2012, andammo in scena al teatro Augusteo con lo spettacolo Noi restiamo qui. In sostanza portammo la trasmissione a teatro. Ero in camerino aspettando che lo spettacolo iniziasse e da lì sentivo le urla di centinaia di ragazzini che ci reclamavano dalla platea. Sembrava di essere allo stadio».

Finalmente famosi.
«Di più. Non si può descrivere quello che c'era in quel teatro. Un esercito di fans scatenati pronto a tutto pur di vederci e toccarci. Fu in quella occasione che firmai anche il mio primo autografo».

Da vera star.
«Fu una gag. Ricordo che erano presenti anche i miei genitori, e mia sorella che ancora se la ride, quando si avvicinò questa ragazzina armata di carta e penna. Fu difficile scriverle una dedica cercando di rimanere seria e soprattutto facendo finta che firmare autografi, per me, fosse la cosa più naturale del mondo».
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