La prima volta di Margherita Mazzucco:
«Io Lenù, scelta a caso
tra i banchi della scuola»

La prima volta di Margherita Mazzucco: «Io Lenù, scelta a caso tra i banchi della scuola»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 28 Febbraio 2020, 18:00 - Ultimo agg. 18:06
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La prima volta che ha capito che la parte poteva essere sua è stata quando si è trovata faccia a faccia con il regista. Nata a Napoli 16 anni fa, Margherita Mazzucco - ovvero Elena Greco, Lenù, la sgobbona de L'amica geniale, che alterna nel proprio ruolo l'antico dialetto napoletano e l'italiano forbito - a quel provino, fatto oltre un mese prima, non ci pensava nemmeno più. Anzi, in verità, non ci aveva mai pensato.



Invece, ti hanno chiamato.
«Sinceramente? Me l'ero pure scordato. Non ci avrei scommesso un centesimo».

Perché?
«Ma figurati... Vennero a scuola, al Genovesi, a dirci che stavano facendo i casting per l'Amica geniale, e ci chiesero se qualcuna, tra noi studentesse, fosse interessata a iscriversi».

E ti sei fatta avanti. 
«Non solo io, anche altre compagne. L'abbiamo presa a ridere, giusto per fare una cosa diversa dal solito, di certo non avremmo mai immaginato che una di noi potesse finire davvero nel cast». 

Un gioco, insomma.
«Sì. Per rompere un po' la monotonia quotidiana, una novità: con le mie amiche non sapevamo minimamente in cosa consistesse un provino, e - la verità? - nemmeno avevamo letto i libri. Infatti, tanto poco ci credevo, che l'ho affrontato con enorme serenità, una calma che è riuscita a stupire anche il regista».

Quindi l'idea di fare l'attrice non ti era mai venuta in mente? 
«Proprio no. Anzi, dopo il provino ero certa di essere andata malissimo. D'altronde, non sapevo fare niente, le uniche rappresentazioni alle quali avevo partecipato erano state quelle scolastiche. E poi, di Lila e Lenù neppure conoscevo la storia».

Però adesso l'attrice la vuoi fare.
«Vediamo cosa mi riserverà la vita. In ogni caso, il gusto e la passione per questo lavoro li ho scoperti direttamente sul set, che è la migliore scuola che c'è».

Dove hai incontrato Lila - o meglio, Gaia Girace -, la tua inseparabile compagna?
«A Roma. Quando mi hanno chiamato per dirmi che avevo superato il primo provino, mi hanno anche detto che sarei dovuta andare a Roma per incontrare il regista: lì, ho visto Gaia per la prima volta».

Anche lei tra le ragazze selezionate.
«Eravamo rimaste in dieci. Ci siamo piaciute subito, tra noi è nata immediatamente una forte complicità. E meno male: per otto mesi, abbiamo vissuto quasi in simbiosi».

Due personaggi molto diversi, i vostri.
«All'inizio, a me piaceva più il suo del mio».

Avresti preferito interpretare Lila piuttosto che Lenù?
«Sì, mi intrigava di più. Poi, ho cambiato idea e ho iniziato ad amare Lenù, al punto che adesso non vorrei mai separarmene. Nei mesi ho imparato a conoscerla così bene che, in certi momenti, sul set, non seguivo più neanche la parte». 

Cosa intendi?
«Improvvisavo. Sapevo perfettamente, e meglio degli altri, come si sarebbe comportata in certe situazioni, cosa avrebbe detto - e così mi regolavo. In questo è stato molto bravo Saverio Costanzo, il regista: è riuscito a farmi affezionare a lei totalmente».

E come ha fatto?
«Quando ha capito che mi piaceva di più Lila, mi ha parlato a lungo del personaggio di Elena, raccontandomi storie e aneddoti. Mi disse che Lenù era come l'acqua, ovunque la mettessi prendeva la forma del recipiente - questa frase non la dimenticherò mai».

La prima difficoltà sul set?
«Ne ho avute tante. Se si considera che da un giorno all'altro, da studentessa liceale, anche timida e un po' schiva, mi sono ritrovata a fare l'attrice. Ma il problema più grande che ho avuto è stato quello di aprirmi completamente e tirare fuori sentimenti e emozioni. Per il resto, tutto è filato liscio».

E il primo rimprovero dal regista?
«Rimproveri mai. Anche quando arrivavo impreparata sul set, si limitava a prendermi un po' in giro».

La brava Lenù impreparata?
«Sì, lo ammetto. Studiavo poco, anche perché sapevo che le scene le avremmo ripetute mille volte, e allora avevo tutto il tempo di imparare sul campo. Le risate che ci siamo fatti, quando abbiamo girato a Ischia e giocavamo tutti insieme sulla spiaggia. Non so quante volte siamo caduti, Saverio ha avuto una gran pazienza, ma noi ci siamo divertiti tanto». 

Dalla spiaggia di Ischia a Sanremo. La prima volta al festival.
«Mamma mia, che ansia. Eravamo agitatissime, la diretta fa paura sul serio ma Amadeus è stato molto rassicurante, ci ha messo subito a nostro agio».

Bella atmosfera?
«Straordinaria, anche se non ho mai visto tanto caos in vita mia. Nel backstage sembravano tutti impazziti, confusione totale. A un certo punto, siamo state letteralmente scaraventate sul palco, quasi non ce ne siamo accorte. Però, è stato un momento indimenticabile».

La popolarità. Lo avresti mai detto che saresti diventata così famosa?
«Io no, e nemmeno i miei compagni di scuola. Quando camminiamo insieme e la gente mi riconosce o mi chiede un selfie, mi guardano sott'occhio e scoppiano a ridere». 

Naturalmente, guardano tutti la serie.
«E certo. La sera vanno in onda le nuove puntate e la mattina, in classe, si commenta».

Una scena girata che ricordi più delle altre?
«Quella del brodo».

Racconta.
«Mi ero già trasferita a Pisa: chi ci segue sa che Lenù viene mandata a studiare alla Normale. La scena prevedeva che fossi ammalata, ma in realtà la febbre, più di 38, l'avevo sul serio. Così, il brodo caldo che mi portarono lo apprezzai molto, perché stavo davvero malissimo. Peccato che era così bollente da mandarmi a fuoco la lingua. La scena però è venuta benissimo: dall'influenza alle ustioni, era tutto vero».

Il tuo più grande fan?
«Mio padre. Guarda le puntate un sacco di volte, per cogliere ogni particolare. Poi mi chiama e dice sempre la stessa cosa: Sei stata veramente brava!».
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