Nelle osservazioni che la procura della Repubblica di Salerno scrive nel decreto di perquisizione emesso giovedì a carico dei nove indagati per l'omicidio di Angelo Vassallo, si delinea il quadro probatorio dell'inchiesta. Anzi, dell'inchiesta bis, quella ripartita nel 2018. E, tra le righe delle stesse osservazioni si definiscono anche le contestazioni a carico di ciascuno degli indagati: omicidio per Fabio Cagnazzo, Luigi Molaro, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano e per i due Ridosso (Romolo e Salvatore), associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga per i fratelli Palladino (Domenico, Giovanni e Federico). Ai tre carabinieri contestata anche l'accusa di depistaggio. Nel 2018 si ripartì dallo spaccio di droga perché, carte alla mano, si era già capito dei tentativi di depistaggio da parte di Cagnazzo e dei suoi fedelissimi tant'è che la prima inchiesta si concluse quando fu decretata l'archiviazione della posizione del giovane Bruno Humberto Damiani, per otto anni l'unico indagato per l'assassinio del sindaco pescatore. Già in quel periodo, comunque, grazie ai ripetuti interrogatori fatti a Damiani uscirono fuori le prime indiscrezioni su alcuni albergatori, su alcuni affari lungo l'asse Cilento-Napoli (non solo nel settore delle sostanze stupefacenti) sul coinvolgimento di alcuni militari dell'Arma dei carabinieri. Quello che al momento non trova conferma è se queste informazioni siano state date in parte proprio dal giovane «'o brasiliano», cresciuto negli ambienti dello spaccio e conoscitore della realtà di Acciaroli. Fatto è che, sicuramente, il filone sull'omicidio Vassallo si è intrecciato con quello relativo al narcotraffico nel napoletano. E, probabilmente, anche con le confessioni del collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, sentito sul caso Acciaroli, ma il cui verbale è stato secretato. Ridosso, come gli altri, si proclama comunque innocente.
Per il momento si è soltanto nel campo delle ipotesi. Quelle che vengono «delineate» nelle osservazioni della procura la quale sottolinea che «per garantire la proficua prosecuzione delle investigazioni, l'Ufficio si riserva la completa ed esaustiva discovery degli elementi di prova acquisiti». In parole semplici: gli elementi ci sono ma restano riservati. Il quadro che emerge dal decreto di perquisizione è ben chiaro anche se non vengono ufficialmente attribuite responsabilità. Spunta nella carte il nome di Raffaele Maurelli, un narcotrafficante napoletano che in passato era stato arrestato per aver importato dal sud America, con una barca da diporto, 680 chili di cocaina.