Antonio, pugnalato a morte
col coltello della macelleria

Antonio, pugnalato a morte col coltello della macelleria
di Pasquale Sorrentino
Martedì 17 Aprile 2018, 11:08 - Ultimo agg. 21:18
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Un fendente letale. Violento. Dritto al cuore. Il coltello che lacera la carne, colpisce il cuore e uccide Antonio Alexander Pascuzzo.

È la prima indiscrezione che giunge dall'autopsia sul corpo del 19enne italo peruviano ucciso a Buonabitacolo venerdì sei aprile e ritrovato cadavere otto giorni dopo. Diversi colpi di coltello, uno alle spalle, uno al cuore, gli altri tra petto e pancia. Pascuzzo stramazza a terra. A questo punto Karol Lapenta, il diciottenne fermato dai carabinieri e reo confesso, probabilmente lo colpisce con un calcio al viso. Una macchia nera sul volto della vittima potrebbe rappresentare proprio questo ulteriore colpo del killer. L'autopsia tenuta dall'esperto Adamo Maiese conferma inoltre che la morte risale a venerdì 6 aprile. Ovvero la sera della scomparsa di Antonio Pascuzzo.
 


Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Sala Consilina, guidata dal capitano Davide Acquaviva, c'è un appuntamento tra i due, probabilmente fissato con degli sms, al quale Lapenta arriva armato del coltello. Pascuzzo invece arriva da casa dello zio, al quale dice che sarebbe tornato subito, il tempo di acquistare le sigarette. Il primo fendente alla spalla questo secondo l'autopsia poi quello fatale al cuore. Pascuzzo viene trascinato per circa 50 metri e poi gettato nel canale, senz'acqua, Peglio. La bicicletta della vittima, una Bmx argento, gettata da una finestra all'interno della palestra in disuso. I segni del trascinamento sono evidenti sul corpo del giovane italo peruviano. Il ragazzo è stato infatti trovato con i jeans abbassati quasi fino alle ginocchia ma ancora abbottonati, e con lividi evidenti su gambe e bacino.
 
Dubbi, invece, sul luogo del delitto. Se a cinquanta metri dalla piscina comunale o se in un'altra zona. Secondo gli inquirenti il movente è da ricercare nel piccolo spaccio di sostanze stupefacenti. Hashish e marijuana. Circa 50 grammi che Lapenta chiede a Pascuzzo e che - forse per mancanza di soldi in cambio - la vittima dell'omicidio nega. Da qui la furia omicida.

La pista passionale, per un amore condiviso o per una prova d'amore, viene scartata, per ora, dai carabinieri. Ma viene più volte denunciata dal padre di Antonio Pascuzzo. L'interrogatorio di garanzia fissato per oggi, a mezzogiorno, nel carcere di Potenza potrebbe dare qualche risposta in più.

I militari hanno anche ritrovato l'arma del delitto. E proprio dal coltello usato da Lapenta emerge un altro aspetto inquietante di questa vicenda. L'arma - secondo quanto emerso - è stata presa nella macelleria di Montesano sulla Marcellana nella quale Karol lavora. Uno di quei coltelli per disossare, stretto e lungo circa 15 centimetri. L'arrestato lo ha messo nello zaino e una volta a contatto con Pascuzzo lo ha usato per colpirlo. Dopo aver accoltellato il suo «amico», ha rimesso il coltello nello zaino - aspetto confermato anche in sede di interrogatorio con il procuratore capo Vittorio Russo - e una volta ripulito lo ha rimesso nella disponibilità di quelli usati nella macelleria anche nei giorni successivi. Questo lo ha fatto il giorno successivo all'omicidio.

Lapenta, stando ai racconti dei suoi concittadini, per alcune ore venerdì non è stato reperibile. La notizia della scomparsa di Antonio è però emersa la domenica successiva, dopo la denuncia del padre, e quindi era impossibile collegare i due avvenimenti. Poi Lapenta ha proseguito la sua vita tranquilla, tra lavoro, bar e i soliti amici e amiche. Un gruppo molto unito. Sabato pomeriggio è stato anche sul luogo del ritrovamento del corpo insieme a molti altri suoi concittadini chiedendo anche cosa fosse successo.

Le indagini da parte dei carabinieri continuano per comprendere se il killer abbia agito da solo, se è stato aiutato nei giorni successivi o nell'occultamento del cadavere.
Inoltre non è ancora noto se i vestiti usati la sera dell'assassinio siano stati ritrovati. Gli investigatori stanno così verificando ogni possibile aspetto di questa drammatica vicenda, compresi alcuni messaggi considerati «strani» sui profili Facebook di alcuni giovani di Buonabitacolo.

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