Amina chiama un'amica: «Sto bene», ma non vuole tornare in famiglia

La 18enne marocchina miniacciata e ripudiata perché “troppo occidentale”

Amina, la diciottenne marocchina ripudiata dalla famiglia
Amina, la diciottenne marocchina ripudiata dalla famiglia
di Carmela Santi
Sabato 22 Luglio 2023, 22:59 - Ultimo agg. 24 Luglio, 07:45
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«Grazie per tutto quello che state facendo per me». Non aggiunge altro Amina contattata telefonicamente da un’amica. La 18enne, di origina marocchina, cittadina italiana e residente dalla nascita a Castelnuovo Cilento non aggiunge altro. Conferma solo che tutto quello che ha raccontato nella sua lettera liberatoria corrisponde alla verità e riattacca velocemente il telefono. Poi il silenzio. La ragazza picchiata, minacciata e ripudiata dalla mamma e dalla sorella perché si è innamorata di un compagno di scuola ed ha scelto di vestire come le sue coetanee occidentali, ha fatto perdere le sue tracce e non ha nessuna voglia di farle ritrovare.

Di lei non si hanno più notizie da quando, ultimati gli esami di maturità si è allontanata da casa. Un breve soggiorno in una casa protetta nell’entroterra cilentano dove è stata accompagnata dagli assistenti sociali, poi della giovane studentessa si sono perse le tracce. Amina ha rotto, un aprima volta, il silenzio solo qualche giorno fa quando su GoFundMe ha lanciato l’appello «aiutatemi a costruirmi un futuro»: hanno risposto in tanti e finora sono stati raccolti diecimila euro. Nel frattempo ha cambiato il numero di telefono. Quello nuovo lo ha dato solo a poche amiche. La ragazza ha chiuso anche il suo profilo di Istagram. Sulla pagina è rimasta solo una foto e come unica informazione la parola “dead” ovvero morta. È come se Amina picchiata, ripudiata dalla famiglia perché vuole vivere come le sue coetanee occidentali avesse deciso di chiudere i conti con il passato. 

La ragazza vuole guardare avanti, pensare al suo futuro e realizzare I suoi sogni. I soldi raccolti con la piattaforma americana di crowdfunding le serviranno per iscriversi all’università. Amina vuole diventare medico. Lo ha promesso al papà che non c’è più. La ragazza si è diplomata con il massimo dei voti al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Vallo della Lucania. «È sempre stata una studentessa modello - ricorda il dirigente scolastico Antonio Iannuzzelli - Amina è una ragazza tranquilla, attenta brava e preparata».

La sua drammatica storia è arrivata come un fulmine a ciel sereno tra i docenti e i compagni di istituto. Forse la ragazza si era confidata solo con le amiche più strette. Chiudere l’anno scolastico e diplomarsi per lei non è stato facile. Tre mesi fa quando la mamma e la sorella hanno scoperto attraverso una conoscente che si era fidanzata con un ragazzo di Vallo le hanno subito detto che per lei la scuola era finita, che non ci sarebbe più andata anche se avesse supplicato fino alla morte.

«Mi volevano privare della cosa più importante della mia vita: l’unico posto in cui potevo dimostrare le mie capacità e in cui potevo essere me stessa - ha raccontato Amina - a questa notizia sono crollata. Ho dovuto supplicare tre giorni continui mattina e notte senza dormire. Alla fine hanno acconsentito di farmi finire le superiori poiché mancava un mese e le persone si sarebbero insospettite se avessi fatto il contrario. Mi hanno detto di scrivere l’orario di scuola, i minuti di pausa, i numeri dei professori, l’orario del pullman e dove si ferma ogni giorno. Mi minacciavano di venire a scuola a sorpresa per chiedere se parlavo con qualche ragazzo quindi avrei dovuto fare la brava se avessi voluto finire quei pochi giorni di scuola. L’università me la dovevo scordare distruggendo così tutti i miei sogni di diventare un medico. Secondo loro avrei dovuto lavorare per il resto della mia vita con un familiare che mi poteva controllare, non sarei mai dovuta uscire, avrei dovuto pensare solo a riacquistare la fiducia e fare come mi dicevano mia madre e mia sorella, così tutto sarebbe ritornato alla normalità. Dopo l’esame di maturità avevano in mente di portarmi dal dottore per controllare se fossi ancora vergine o meno». 

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Amina ha scelto invece la libertà. Ha denunciato tutto alle forze dell’ordine e all’opinione pubblica. È stata affidata agli assistenti sociali del centro antiviolenza di Vallo della Lucania. Sul suo caso c’è una indagine in corso da parte della Procura della Repubblica. Con il passare del tempo, Amina, attraverso la tenacia e la determinazione che ha dimostrato, riuscirà sicuramente a trovare un equilibrio tra il passato e il presente, usando la sua storia così come ha già fatto per trasformare le difficoltà che la vita ha voluto farle incontrare in opportunità di crescita. La sua è stata una fuga per la libertà e per la vittoria. «Siamo tutti con lei - le parole di una coetanea di Castelnuovo Cilento - abbiamo tante famiglie marocchine che da anni fanno parte della nostra comunità. Non abbiamo mai ascoltato una storia simile. Amina merita tutto il nostro sostegno». Antonello titolare di una pasticceria a Velina conosce bene Amina «Una ragazza adorabile, non avremmo mai immaginato che stesse vivendo un simile dramma. Le siamo vicini».

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