Castelnuovo Cilento, ripudiata e minacciata: «Sei troppo occidentale»

Nata nel Cilento da famiglia marocchina, la 18enne scappata dopo la maturità

Amina
Amina
di Carmela Santi
Venerdì 21 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:00
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Picchiata, isolata e ripudiata perché innamorata di un ragazzo occidentale e perchè decide di vestirsi come le compagne di scuola. La storia di Amina, 18enne nata nel Cilento da famiglia marocchina è incredibile.

La giovane residente a Velina, Castelnuovo Cilento, è una studentessa diplomata con il massimo dei voti al liceo scientifico di Vallo e che, dopo l’esame di stato, non è più rientrata a casa. Della sua vicenda si sta occupando il Centro Antiviolenza a cui è stata affidata, ci sono delle indagini in corso da parte dei carabinieri della compagnia di Vallo. In attesa di sviluppi è stata la stessa Amina a raccontare, in una lunga lettera, la sua straziante storia, lanciando al tempo stesso un appello disperato e di grande impatto emotivo. 

Nel lungo scritto ha spiegato che, appena maggiorenne, si è ritrovata sola a combattere con il mondo. Grande paura per la ragazza quando la sua famiglia marocchina ha scoperto del suo fidanzamento e che si vestiva all’occidentale. «Hai portato disonore alla famiglia», «Se fosse ancora vivo papà ti avrebbe odiato, l’hai deluso», «Ora ti odiamo tutti e per noi sei morta», queste sono solo alcune delle frasi che la ragazza si sarebbe sentita urlare contro. Amina è stata ripudiata, ha subito parole e gesti pesanti, subito minacce ed è stata controllata dalla sua famiglia. Il suo incubo inizia circa tre mesi fa, quando la sua famiglia scopre, attraverso una conoscente, che la ragazza si è fidanzata e che per uscire si veste come una adolescente occidentale. Appena è tornata a casa ha provato una paura indescrivibile. 

«Mia sorella - racconta - ha iniziato a picchiarmi in faccia e a tirarmi per i capelli portandomi a terra. Io riuscivo solo a piangere non riuscivo a difendermi. Le parole mi colpirono più forte dei pugni che ricevevo in continuazione. Sentivo solo “sei una poco di buono, invece di pensare alla scuola pensi a fare la troia in giro, non sei più la brava ragazza che conoscevamo, se morivi era meglio, perché non sei morta con nostro padre otto anni fa, ora ti odiamo tutti e per noi sei morta”». Amina ha dovuto sentirsi dire le cose peggiori per mesi. Le hanno immediatamente sequestrato il telefono. «Mia sorella - racconta - mi continuava a ripetere che se fosse stata in me si sarebbe suicidata dopo quella vergogna. Hanno preso tutti i miei vestiti aderenti e corti e li hanno strappati e bruciati. Mia madre non riusciva più a guardarmi. Io continuavo a ripetere che ero sempre sua figlia ma lei non mi rispondeva». Amina ha resistito fino all’esame di maturità poi ha deciso di allontanarsi perché i suoi familiari avevano in mente di portarla «dal dottore per controllare se fossi ancora vergine o meno. Se non fossi stata vergine avrebbero subito riparato l’errore che avevo commesso facendomi sposare qualcuno all’istante. Non erano minacce al vento, sapevo che non erano mai stati più seri di così». Il giorno dell’orale gli assistenti sociali l’hanno portata in una struttura, ma non riuscendosi ad ambientare ha deciso di scappare. «Ora sono da sola - dice - con pochi soldi e devo pensare al mio futuro».

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Attraverso la piattaforma GoFoundMe, ha chiesto aiuto economico e i fondi raccolti verranno utilizzati per la sua istruzione: Amina vuole iscriversi alla facoltà di medicina. Una storia incredibilmente triste che ha scosso Velina. Solidarietà alla ragazza da parte di tutti, anche dai suoi connazionali. «Amina - riconosce uno zio marocchino - è nata in Italia, vive qui ed ha tutto il diritto di portare avanti la sua vita in libertà.

Ho una figlia della stessa età. La lascio libera».

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