Scafati, il Covid hospital è al collasso
e l'Asl: «Mettete i pazienti in corridoio»

Scafati, il Covid hospital è al collasso e l'Asl: «Mettete i pazienti in corridoio»
di Daniela Faiella
Mercoledì 17 Marzo 2021, 10:09 - Ultimo agg. 10:26
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È sempre più al collasso il Covid hospital di Scafati. C'è necessità di posti-letto per fronteggiare un'emergenza che, da qualche settimana, sta mettendo a dura prova chi è deputato a garantire assistenza: medici, infermieri, operatori socio-sanitari costantemente impegnati in una corsa contro il tempo perché «il virus corre più veloce di quanto ci aspettassimo» e spesso non dà scampo. C'è un problema di base al Mauro Scarlato, che pesa come un macigno nel pieno della terza ondata della pandemia: mancano tanti, troppi posti-letto per i pazienti che, ogni giorno, arrivano al pronto soccorso e che restano in fila in ambulanza anche ore, in attesa di un letto.

I numeri parlano chiaro: oggi al Covid hospital di via Passanti c'è una disponibilità di circa 40 posti-letto a cui si aggiungono le quattro postazioni di emergenza allestite nel pronto soccorso. Solo 40 posti-letto (tra reparti di bassa, media ed alta intensità di cure), a fronte degli oltre 70 che erano attivi fino a qualche mese fa. Far fronte, con questi numeri, al carico di lavoro che si registra all'ospedale di Scafati da qualche settimana a questa parte è davvero difficile. Il primo a riconoscerlo è il responsabile del pronto soccorso, Rino Pauciulo. «Non so più a chi scrivere, a chi fare appello. Abbiamo le mani legate. In questo modo non si può più lavorare». È duro lo sfogo del chirurgo di Corbara, che giusto un anno fa l'Asl Salerno richiamò dalla pensione per affidargli la gestione delle attività del pronto soccorso covid di Scafati. «Non immaginavo sarebbe andata così - sottolinea Pauciulo - altrimenti non avrei mai accettato. Qualcuno deve aiutarci. Non sappiamo più dove sistemare i pazienti. Facciamo salti mortali per garantire loro assistenza, ma senza avere posti-letto nei reparti diventa davvero complicato. I pazienti che arrivano al pronto soccorso dovrebbero essere stabilizzati e poi trasferiti nei reparti, invece siamo costretti a trattenerli giù anche per quattro giorni. E non possiamo appoggiarli temporaneamente nei corridoi, come ha suggerito la direzione generale dell'Asl in una recente disposizione, perchè in quegli spazi non ci sono ventilatori, bocchette per l'ossigeno né i monitor per il controllo dei parametri vitali».

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Il recente trasferimento dell'ex reparto di lungodegenza a Sarno, con i suoi 16 posti-letto ed il personale assegnato (più di 15, tra medici ed infermieri), ha aggravato ulteriormente la situazione. «Erano posti preziosi, che in questa fase sarebbero serviti», ammette Rino Pauciulo. Quel reparto sarà oggetto di lavori, che inizieranno a breve. L'intenzione della direzione sanitaria è recuperare almeno 12 posti-letto, ma c'è bisogno di adeguarli, perché 6 saranno riservati a pazienti psichiatrici Covid (sarebbe stato già reperito il personale specializzato, proveniente dal reparto di Psichiatria dell'ospedale di Nocera Inferiore). Nel frattempo dovrebbero essere attivati 14 posti-letto al terzo piano, dove qualche mese fa era stato allestito il reparto per pazienti asintomatici, non gestibili a domicilio. Un'area a bassa intensità di cure, che sarà affidata ad internisti, cardiologi e reumatologi attualmente impegnati in attività ambulatoriali, ai quali è stato indirizzato un inatteso ordine di servizio, a firma del direttore sanitario Maurizio Maria D'Ambrosio. «Non basterà a risolvere i problemi - conclude il chirurgo di Corbara - Abbiamo bisogno soprattutto di posti-letto di tipo sub-intensivo. I pazienti che gestiamo sono tutti casi critici, che necessitano di ventilazione continua e di assistenza a media o alta intensità di cure».
 

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