Il secolo di Donna Maria
festa al castello per la baronessa

Il secolo di Donna Maria festa al castello per la baronessa
di Silvia De Cesare
Giovedì 13 Aprile 2017, 07:58
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Festa il castello. Il piccolo borgo di Battaglia, deliziosa frazione di Casaletto Spartano (nel cuore del Cilento) si prepara a festeggiare «la baronessa». Il suo non è un compleanno come gli altri: Donna Maria Amato Polito in Gallotti compie cento anni. In realtà lei non immagina lo straordinario traguardo, la sua memoria è offuscata da un secolo esatto di vita e ricordi e pensa di non aver ancora superato i sessanta... ma ciononostante, volitiva ed energica come da ragazza, ha deciso di non lasciar passare inosservata la ricorrenza, invitando a palazzo tutto il paese, saranno suppergiù duecento anime. A Battaglia la conoscono tutti. È la moglie dell’avvocato Giosuè, figlio di quel Giuseppe Gallotti che nel 1880 fu senatore del Regno d’Italia.

Un cognome importante, una famiglia illustre, feudataria anche di Casaletto, Farneto, Valladonna, riconosciuta nelle Regie Guardie del Corpo dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie nell’anno 1847. Ma a Donna Maria i titoli non sono mai interessati. Conosce Giosuè, suo unico fidanzato e marito, praticamente in culla, perché nati nello stesso anno a distanza di appena due mesi. La scintilla tra i due scoppia che sono adolescenti. La madre, nonna Menchina (Domenica) la manderà a studiare dalle monache clarisse di Teggiano, lui diventerà avvocato nel periodo bellico e nel 1940 si uniranno in matrimonio. La cerimonia avvenne proprio lì dove oggi spegnerà le sue cento candeline: a Palazzo Gallotti, imponente e superba residenza del 1400 che domina tutta la vallata del Rio Casaletto e guarda al mare di Tortorella. È qui che la dolce vecchina, madre di cinque figli, Giuseppe (ex funzionario dell’Enpi), Prosperina e Carla (insegnante di lettere e storia dell’arte) e Mario (architetto), nonna di sette nipoti (uno di loro è sacerdote a Salerno) e dodici pronipoti, vive ancora giornate lunghe e intense passate a ricordare. Questa residenza rappresenta la sua storia e quella della sua famiglia. 

Addirittura qui, durante il bombardamento, si trasferì temporaneamente il banco di Napoli che dovette abbandonare la sede di Sapri. E quando si faceva festa, da Salerno, dalla città, arrivavano i cognomi più influenti dell’epoca: Severini, Finamore, Tortorella. Il marito l’ha lasciata appena quattordici anni fa, si può dire che hanno trascorso una vita insieme, sempre sotto braccio. Lui non ha mai professato l’avvocatura per tutelare gli interessi di famiglia, lei, figlia di un’epoca in cui le suore non rilasciavano un diploma di studi finito se non un zibaldone di cultura generale, era molto rammaricata di non poter lavorare.

Fu una donna all’avanguardia per la sua epoca. I figli raccontano di una mamma indipendente nel temperamento, molto più autoritaria del babbo, e soprattutto molto attiva, moderna. Faceva parte del Cif, il Centro Italiano Femminile, riuscì a fondare un asilo, ma soprattutto tutti se la ricordano quando, in sella al cavallo, imbracciava il fucile e andava a caccia, una delle sue tante passioni. Tra queste c’era anche il fumo. Incurante delle eventuali critiche, al pomeriggio, durante una partita di poker, si concentrava accendendosi una sigaretta. In paese forse era la sola ad avere la patente, insomma una donna con i pantaloni. Bruna, nasino alla francese, capelli ricci, Donna Maria era bellissima, e sempre alla moda. Gli abiti se li faceva realizzare da una sartoria di Napoli. Oggi come ieri custodisce la sua raffinatezza in una chioma di lunghi capelli bianchi che ogni mattina spazzola e raccoglie con una pettinessa. 

Saranno passati cento anni, eppure ancora adesso predilige i colori chiari e sgargianti e ama mangiare. Del resto è stata anche un’ottima cuoca. Pur essendo la “baronessa” con tanto di servitù e cuoco, è sempre stata lei a curare i pranzi per gli ospiti. La sua specialità era il tacchino ripieno che mangiavamo a capodanno e il brodo con le “fans”, palline di pasta choux che preparava con la massima cura e dovizia. E poi, come dimenticare le sue dispense colme di conserve e fichi secchi, salumi e tutto quello che la terra produceva. A festeggiarla oggi ci sarà la sua grande famiglia e tutta Battaglia, dal Sindaco al sacerdote, al maresciallo. 
E se lei immagina di aver superato di appena dieci anni il mezzo secolo, allora non rimane che augurare lunga vita alla baronessa.
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