L'imprenditore campano e il caso Isis: «Io, in posa sui kalashnikov ma era solo un gioco»

L'imprenditore campano e il caso Isis: «Io, in posa sui kalashnikov ma era solo un gioco»
di Antonietta Nicodemo
Lunedì 6 Febbraio 2017, 09:07 - Ultimo agg. 10:01
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Santa Marina. Carmelo Famà, noto imprenditore del Golfo di Policastro, è finito nel mirino della Dda di Napoli. Il produttore di munizioni e perito balistico si è ritrovato coinvolto nell’inchiesta per un presunto traffico di armi destinate sia a un gruppo legato all’Isis attivo in Libia, sia all’Iran. Un’indagine che nei giorni scorsi ha portato all’arresto dei coniugi Mario Di Leva e Anna Maria Fontana di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

Dai fascicoli della coppia è spuntata una cartella che includeva anche una foto che mostra Carmelo Famà su una montagna di kalashnikov. L’imprenditore salernitano è seduto su migliaia di fucili e mitragliatori all’interno di un container. Una foto che ha insospettito gli inquirenti, anche perchè rivenuta all’interno del fascicolo che la coppia arrestata aveva intitolato «Piombo Iran». Il manager salernitano è stato così incluso nella lista degli indagati insieme ad altre persone con le quali i due presunti trafficanti di armi clandestine avevano avuto contatti. Persone alle quali la Dda di Napoli è risalita attraverso intercettazioni telefoniche e documenti sequestrati nel corso dell’indagine.

Famà attende di parlare con gli inquirenti. «Con questa storia –-dice - non ho nulla a che fare e con serenità aspetto di essere sentito dal magistrato al quale chiarirò la mia posizione». Intanto spiega l’origine della foto che lo ha trascinato nell’inchiesta giudiziaria. «È stata scattata nel 2004, quando fui chiamato per una perizia balistica nel porto di Gioia Tauro. In quella occasione mi fu chiesto di eseguire i miei accertamenti all’interno di tre containers carichi di armi. Io sono anche perito balistico - precisa Famà - e vengo contattato da più parti d’Italia per accertamenti su armi sospette, come avvenne per quel carico di tredici anni fa nel porto di Gioia Tauro. In quell’occasione mi misi in posa in uno dei container in cui eseguii i controlli che mi furono commissionati».

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