«I Paesi interessati all'acquisto - scrive il giudice - sono sottoposti a embargo internazionale e pertanto i rappresentanti di quei Paesi si rivolgono non direttamente alle aziende produttrici (la cui policy aziendale impedisce l'aggiramento degli embarghi e il riconoscimento di indebite provvigioni) ma a rivenditori del mercato parallelo, che acquistano dalle aziende produttrici e schermano, con minor severità di procedure e documenti falsi preposti all'occorrenza, la reale destinazione dei beni venduti».
Di Leva e la Fontana, nel corso dell'udienza di convalida del fermo svoltasi mercoledì scorso nel carcere di Poggioreale, si avvalsero della facoltà di non rispondere. Ma nei giorni successivi, assistiti dagli avvocati Giuseppe De Angelis e Lucio Caccavale, sono stati interrogati a lungo dai pm. Gli inquirenti intendono approfondire anche i rapporti che la donna, coinvolta anche in trattative in paesi arabi per la liberazione di ostaggi, avrebbe avuto per diversi anni con apparati investigativi e settori dei servizi segreti.