Napoli, armi a Libia e Iran, il gip:
«Rapportiindagati stabili e duraturi»

Napoli, armi a Libia e Iran, il gip: «Rapportiindagati stabili e duraturi»
Venerdì 3 Febbraio 2017, 19:57 - Ultimo agg. 22:16
2 Minuti di Lettura
  Gli indagati «hanno rapporti stabili e duraturi con rappresentanti politici e religiosi di Libia e Iran» e «hanno in più occasioni concluso affari in paesi nei quali era in atto l'embargo internazionale». È quanto sottolinea il gip del Tribunale di Napoli, Luisa Toscano, nelle motivazioni poste alla base della ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Mario Di Leva e Annamaria Fontana, i coniugi di San Giorgio a Cremano ( Napoli) convertiti all'Islam e coinvolti in un traffico internazionale di armi. Il giudice evidenzia gli elementi raccolti nell'ambito dell'inchiesta condotta dai pm della Dda Catello Maresca e Maurizio Giordano e coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Dalle indagini è emerso che la coppia ha messo in atto «condotte atte a vendere, a paesi in cui sono in corso violenti contrasti o addirittura conflitti bellici, armi e altre strumentazioni militari». Una «attività illecita, di rilevanza penale, molto pericolosa». Il traffico internazionale di armi e di materiali 'dual usè è stato realizzato «in modo altamente professionale e fuori dai canali ufficiali».


«I Paesi interessati all'acquisto - scrive il giudice - sono sottoposti a embargo internazionale e pertanto i rappresentanti di quei Paesi si rivolgono non direttamente alle aziende produttrici (la cui policy aziendale impedisce l'aggiramento degli embarghi e il riconoscimento di indebite provvigioni) ma a rivenditori del mercato parallelo, che acquistano dalle aziende produttrici e schermano, con minor severità di procedure e documenti falsi preposti all'occorrenza, la reale destinazione dei beni venduti».
Di Leva e la Fontana, nel corso dell'udienza di convalida del fermo svoltasi mercoledì scorso nel carcere di Poggioreale, si avvalsero della facoltà di non rispondere. Ma nei giorni successivi, assistiti dagli avvocati Giuseppe De Angelis e Lucio Caccavale, sono stati interrogati a lungo dai pm. Gli inquirenti intendono approfondire anche i rapporti che la donna, coinvolta anche in trattative in paesi arabi per la liberazione di ostaggi, avrebbe avuto per diversi anni con apparati investigativi e settori dei servizi segreti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA