Salerno, un nastro bianco sulla toga per ricordare i decessi all'interno delle carceri: l'iniziativa degli avvocati

L'iniziativa è dell'avvocatessa Francesca Sofia membro dell’Osservatorio regionale della vita detentiva, istituito presso l’ufficio del garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello

Un avvocato che indossa la toga col nastro bianco
Un avvocato che indossa la toga col nastro bianco
di Viviana De Vita
Giovedì 29 Febbraio 2024, 16:17 - Ultimo agg. 17:04
2 Minuti di Lettura


Un nastro bianco sulla toga per ricordare i tanti decessi che si registrano all’interno delle carceri. Gli avvocati salernitani hanno aderito all’iniziativa promossa dall’avvocato Francesca Sofia – membro dell’Osservatorio regionale della vita detentiva, istituito presso l’ufficio del garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello – che con questo piccolo gesto simbolico ha voluto porre ancora una volta l’attenzione sulle drammatiche condizioni che si vivono all’interno del carcere di Fuorni dove, alla grave carenza di organico della polizia penitenziaria, si associa quella del personale sanitario, in particolare medici specialistici in psichiatria ed assistenti sociali.
 
«Il numero dei detenuti morti “suicidi” – spiega l’avvocato Francesca Sofia – cresce notevolmente di giorno in giorno. Attualmente sul territorio nazionale, si contano già 20 casi dall’inizio dell’anno, uno ogni due giorni.
 Una delle maggiori problematiche che si riscontrano negli Istituti penitenziari è senza dubbio la grave carenza di personale interno al carcere  nonché del personale sanitario, in particolare di medici specialistici in psichiatria. Nonostante l’articolo 1 della legge 354/1975 sancisca che il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità ed assicurare il rispetto delle dignità della persona – prosegue l’avvocato – ancora oggi, purtroppo, l’espropriazione di ogni riservatezza ed intimità, la rottura dei rapporti con il mondo esterno, la conseguente precarietà dei rapporti affettivi e, talvolta, la violenza, sono componenti quotidiane della vita dei detenuti. Queste condizioni, inevitabilmente, facilitano lo sviluppo di disagi psichici e disturbi comportamentali negli individui reclusi in carcere. Purtroppo, la recente emergenza sanitaria ha finito per fare da “cassa di risonanza” alle patologie psichiatriche dei ristretti».


 
«Secondo alcuni esperti, l’ambiente carcerario costituisce un vero e proprio “luogo incubatore di malessere” conducendo, talvolta, a gesti drammatici ed estremi, come dimostrano i numerosi suicidi che avvengono annualmente negli istituti penitenziari italiani, il cui apice è stato raggiunto proprio nell’ultimo periodo. In particolare – conclude l’avvocato – nel nostro distretto la situazione è aggravata anche a causa dell’organico ridotto di magistrati di sorveglianza, cancellieri e assistenti penitenziari».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA