Avellino, il parroco aggredito dai detenuti in carcere: «Li perdono, ma qui siamo in trincea»

«Ormai comandano i detenuti, noi non abbiamo voci in capitolo»

Avellino, il parroco aggredito dai detenuti in carcere: «Li perdono, ma qui siamo in trincea»
Avellino, il parroco aggredito dai detenuti in carcere: «Li perdono, ma qui siamo in trincea»
di Katiuscia Guarino
Venerdì 5 Aprile 2024, 08:31
4 Minuti di Lettura

«Io li perdono. Il problema non è per me. La preoccupazione è per l'istituzione, per il personale che ci lavora e per i detenuti che forse faranno due o venti anni in più di carcere e non staranno bene. Spero che lì dentro la situazione possa migliorare perché c'è una notevole carenza di unità lavorativa». All'indomani dell'aggressione subita nel carcere di Avellino, don Cristian Sciaraffa, sacerdote volontario nel penitenziario, è ancora scosso per l'accaduto. Finora non aveva mai subìto violenze.

«Mi avevano attaccato verbalmente, ma mai fisicamente.

Sono stato preso a calci. Non sono andato in ospedale, qualcuno mi ha detto che ho sbagliato. Chi va elogiata, invece, l'ispettrice che è intervenuta in mia difesa. È lei la vera eroina», rimarca il religioso che lancia un allarme sulla situazione generale nelle carceri. «Bisogna intervenire subito, non c'è tempo da perdere. In tutta Italia la situazione nelle strutture penitenziarie è drammatica: servono interventi urgenti e più personale. Si aspetta che accada qualcosa - attacca don Cristian - prima che vengano adottate decisioni. L'auspicio è che dopo questa triste storia ci siano azioni consequenziali».

Il sacerdote ci va giù duro anche perché conosce bene ciò che si verifica all'interno dei cancelli di Bellizzi Irpino dove opera da nove anni («cinque da cappellano e quattro da sacerdote volontario»). Don Cristian è netto: «Ormai comandano i detenuti, noi non abbiamo voci in capitolo. Questo non può più avvenire». Il prete come rivelato l'altro ieri dal sindacato Fp Cgil Polizia Penitenziaria è stato aggredito all'interno della Sezione Transito. Una ispettrice della polizia penitenziaria è intervenuta per difenderla rimediando una serie di colpi. Per lei è stato necessario il trasporto al pronto soccorso dell'ospedale Moscati per le ferite riportate. Sia il sacerdote sia l'ispettrice non torneranno subito nella casa circondariale di Avellino. Ci sono indagini in corso per chiarire ogni aspetto della vicenda.

«Credo che il detenuto che si è avventato contro di me fosse in uno stato di alterazione - dice don Cristian - io comunque non mi sono mosso per evitare di fornirgli un alibi. Per loro ogni scusa è buona per tentare di uscire dal carcere. Comunque, mi dispiace per loro - ripete don Cristian - perché a me tra qualche giorno passerà, mentre loro resteranno ancora dietro le sbarre. E non saranno felici». L'episodio ha scatenato reazioni da parte della politica e delle organizzazioni sindacali. Il parlamentare Gianfranco Rotondi esprime «vicinanza a padre Sciaraffa per l'assurda aggressione. Ho già avuto modo di visitare il carcere di Avellino, la scorsa settimana, nell'esercizio della funzione ispettiva assegnata ai parlamentari - prosegue il deputato - Ho incontrato il direttore del carcere e i rappresentanti delle forze dell'ordine, registrando le loro proposte, che ho già trasferito al governo. Dico questo per rassicurare la direzione del carcere e quanti sono in trincea: parlamento e governo sono costantemente informati della difficile situazione che si registra in un istituto carcerario altamente strategico».

L'Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria evidenzia che il «carcere di Avellino ha superato la quota dei 600 detenuti, con una carenza di personale del Corpo di Polizia penitenziaria di oltre 60 unità. Il fenomeno del sovraffollamento carcerario è ormai una realtà consolidata nelle carceri italiane, come evidenziato anche nel caso specifico del carcere di Avellino», concludono i rappresentanti dell'Osapp.

© RIPRODUZIONE RISERVATA