Salerno, il vescovo Bellandi evoca la pace: arrivi conforto ai cuori che devono garantirla

Nella sua omelia del primo gennaio il ricordo di papa Benedetto XVI ad un anno dalla sua scomparsa

Il vescovo Andrea Bellandi
Il vescovo Andrea Bellandi
di Giuseppe Pecorelli
Martedì 2 Gennaio 2024, 06:40
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Guerre e divisioni sono il prodotto della mancanza di Dio nella comunità umana e la mancanza di Dio è la mancanza di un padre e, di conseguenza, di padri. È l’analisi che l’arcivescovo Andrea Bellandi traccia nell’ultimo giorno dell’anno quando, in duomo, presiede l’adorazione eucaristica e il Te Deum, l’antico inno del IV secolo elevato per ringraziare Dio per l’anno trascorso. Negli occhi di ognuno sono le immagini delle guerre tragiche in Terra Santa e in Ucraina, così come nelle decine di contesti mondiali dove si combatte e si muore, ma pur nella drammaticità del momento storico il cristiano non deve sottrarsi alla speranza. «Il nuovo anno – dice l’arcivescovo concludendo il rito – possa portare conforto ai cuori, speranza, desiderio di crescere nell’unione con il Signore Gesù che, sempre, ci dona motivi per affrontare il nostro pellegrinaggio terreno con la certezza di essere accompagnati da un amico. Questo ci conforta e dona energie nuove. Chiediamo a Maria Santissima, alla quale è dedicata la festa del primo giorno dell’anno, la pace per questo mondo martoriato. Possa convertire il cuore di chi ha il potere di cambiare i conflitti in dialoghi e rapporti di accoglienza e di riconoscimento della dignità di ogni persona». 
L’OMELIA
Nell’omelia monsignor Bellandi, che ieri, sempre in cattedrale, ha celebrato la festa di Maria Madre di Dio, LVII Giornata mondiale della pace, aveva proposto una lettura del tempo attuale: «Se non c’è il Padre, non ci sono i fratelli, si perde la fratellanza. Le guerre, sempre, le piccole e le grandi, hanno sempre una dimensione di orfanezza. Manca il padre, manca la pace. Questo senso di orfanezza, questo sentirsi orfani è una caratteristica presente a tutti i livelli della nostra società. Poveri di un Padre, di padri, magari ricca di reti, di social». Mancano padri, maestri, figure di riferimento, in modo speciale per i giovani che – prosegue citando le parole che papa Francesco pronunciò, nel 2014, al convegno ecclesiale della diocesi di Roma, «sono orfani di una strada sicura da percorrere, di un maestro di cui fidarsi, di ideali che riscaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica del vivere quotidiano. Sono orfani, ma conservano vivo nel loro cuore il desiderio di tutto ciò».

Gli uomini e le donne hanno bisogno di «fare esperienza di figliolanza, di essere amati a prescindere». Nel primo anniversario della morte, l’arcivescovo cita due volte papa Benedetto XVI, che con la sua opera più nota, “Introduzione al cristianesimo”, ha accompagnato l’ingresso in seminario dell’allora diciannovenne Andrea Bellandi, che poi al pensiero teologico di Joseph Ratzinger dedicherà la tesi di dottorato. «Il mondo – conclude riferendosi alle parole di papa Benedetto – possa sempre meno essere dominato da questo sentimento di orfanezza e riconoscere un padre che è padre di tutti e ci vuole tutti come fratelli».

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