Migranti Campania, la strage delle donne: giovani vittime stuprate e torturate

Migranti Campania, la strage delle donne: giovani vittime stuprate e torturate
di Petronilla Carillo
Lunedì 6 Novembre 2017, 07:35 - Ultimo agg. 12:56
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Quando lo straziante andirivieni dal porto all'obitorio è terminato e anche l'ultima delle ventisei salme è stata trasferita al cimitero di Brignano, l'apertura delle sacche ha lasciato tutti senza parole. Vi erano dentro corpi giovanissimi, forse anche di minorenni, segnati da lividi e lesioni. Segni di violenza. Come quella che gli investigatori ritengono abbiano subito, prima e durante il viaggio, molte delle 112 donne sbarcate ieri mattina al molo «Tre gennaio» del porto commerciale di Salerno.

Lo racconterebbero i corpi delle vittime (quasi tutte nigeriane), lo griderebbero gli occhi spenti e lucidi delle più fortunate, quelle sopravvissute. Anche per questo la procura ha disposto che a capo del pool composto da quattro medici legali, ai quali è stato affidato il compito di eseguire le autopsie, ci fosse uno psichiatra. È proprio sull'ipotesi che le donne possano aver subito delle violenze sessuali prima della partenza, quando sono state rinchiuse nei campi di attesa libici dove vengono sistemati quanti hanno «prenotato» il viaggio della speranza, che stanno ora lavorando gli inquirenti. Ma un primo esame esterno delle salme avrebbe insinuato nella mente degli investigatori della Squadra mobile anche un altro dubbio: che le ventisei donne morte per annegamento siano state picchiate e prese a calci per evitare che trovassero un appiglio di salvezza sui barconi rovesciati. Così, nella colluttazione per la vita tra uomo e donna avrebbero avuto proprio loro la peggio. Un'ipotesi inquietante che potrebbe portare alla definizione del reato di omicidio. Le contestazioni della procura verranno formulate soltanto nelle prossime ore quando arriverà il fascicolo completo.

Un fascicolo all'interno del quale questa mattina confluiranno anche i verbali relativi agli accertamenti condotti su cinque persone che nella giornata di ieri - con l'aiuto dei mediatori culturali - sono state sentite negli uffici della questura di Salerno e potrebbero aver fornito ai poliziotti un contributo per capire cosa è accaduto durante quel drammatico viaggio oppure potrebbero risultare direttamente coinvolte nelle violenze. Anche se un contributo decisivo sarà dato solo dall'autopsia. Essendo i corpi congelati ieri non è stato possibile eseguire neanche un esame esterno.

Su disposizione del prefetto Salvatore Malfi, intanto, sono stati messi a disposizione delle donne sopravvissute anche degli psicologi per fornire loro assistenza e cercare di rompere quel muro di omertà dietro il quale pensano di potersi proteggere. «Piange il cuore», è stato il laconico commento del prefetto Malfi quando i militari a bordo della nave spagnola Cantabria hanno fatto scendere, una ad una, le salme con l'aiuto di una gru. Dalla nave, qualcuno si è raccomandato in lingua inglese, di «prestare attenzione», ultimo segnale di affetto per quei corpi già fin troppo straziati.

Un dettaglio ha colpito tutti: la giovanissima età anche delle donne che, in fila, sono scese dalla nave dell'Eunayfor Med, che le aveva raccolte in acqua soltanto un paio di giorni prima. Giovanissime quelle che, sorreggendosi l'una l'altra, sono state accompagnate per l'identificazione e lo smistamento presso il campo allestito dalla Croce Rossa e dalla Protezione civile nei pressi del comando di polizia municipale di Salerno. Giovanissime anche quelle ricoverate in ospedale perché incinte. Anche su di loro si è fermata l'attenzione degli inquirenti: molte non sono accompagnate. Non hanno parenti e congiunti che hanno fatto la traversata con loro, come le ventisei vittime del naufragio e come molte delle donne sbarcate. Il sospetto è che quelle gravidanze siano frutto di violenze subite nelle «prigioni» libiche ma questi accertamenti verranno condotti soltanto nei prossimi giorni con l'aiuto di personale specializzato e degli stessi mediatori che tenteranno di carpire la loro fiducia. È il prefetto a fugare ogni dubbio: «La procura sta ben lavorando per accertare tutto ciò che è accaduto e verificare se ci siano responsabili ma si esclude che possa trattarsi di una tratta di donne destinate alla prostituzione. Se le salme sono tutte di donne è perché, forse, sono le più deboli, perché è capitato. Se fossero state «merce» per qualcuno, avrebbero avuto un trattamento diverso». Poi aggiunge: «È soltanto una tragedia per l'umanità».

Molto dura, dinanzi al drammatico spettacolo di quei corpi senza vita, anche il commento del sindacalista Anselmo Botte della Cgil Salerno che si occupa proprio di immigrazione: «Non c'è stato alcun miglioramento della situazione con questa politica di respingimenti; a quanto pare si registra solo il 30% in meno di ingressi rispetto allo scorso anno ma si sono create altre vie, come Calabria, Puglia. Inoltre, non sappiamo cosa hanno prodotto i respingimenti. Ad esempio, respingere i migranti in Libia significa sicuramente lasciarli al loro destino. Questi morti, probabilmente, sono soltanto la punta dell'iceberg della tragedia. A questo aggiungiamo che non vi sono più le ONG in campo per cui i soccorsi in mare sono meno frequenti e anche i morti di oggi sono figli di questo atteggiamento del governo italiano».

 

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