A maggio scorso don Alfonso Raimo, vicario generale della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, inviò ai parroci una breve nota. «Giunge notizia – si leggeva nel testo – che in diverse località della nostra arcidiocesi si sono tenuti e si terranno incontri di preghiera del gruppo denominato “Bambino Gesù di Gallinaro” o “Nuova Gerusalemme”, sottoposto a scomunica canonica da parte del Santo Padre nel 2016». Alla premessa seguiva l’invito «a vigilare e a rendere noto ai vostri fedeli che la scomunica si estende anche a coloro che prendono parte a questi incontri».
La comunità, che ha origine negli anni Settanta nella provincia di Frosinone, è attiva in altre zone d’Italia. Aderenti al gruppo sono presenti anche in provincia di Salerno: a Fisciano, Mercato San Severino e Castel San Giorgio. Sempre nel territorio diocesano, ma in provincia di Avellino, a Montoro. È per questo che quella nota è stata rilanciata, in questi giorni e attraverso le proprie pagine Facebook, sia dalla comunità parrocchiale del Santissimo Salvatore, guidata a Baronissi dal francescano padre Antonello Arundine, sia dalla comunità della Santissima Annunziata, guidata, nella frazione Costa di Mercato San Severino, da don Gerardo Lepre. I social sono così utilizzati per ribadire la posizione della Chiesa, un’informazione resa ancora più capillare nella sua diffusione dalle condivisioni dei fedeli sulle rispettive pagine Facebook.
A maggio, don Raimo unì alla propria nota il comunicato che, il 5 giugno 2016, diffuse la curia vescovile di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, la diocesi in cui rientra il comune di Gallinaro. «La posizione dottrinale di tale gruppo – si leggeva nel testo, firmato il 29 maggio precedente dal vescovo Gerardo Antonazzo – è dichiaratamente contraria alla fede cattolica, in quanto obbliga i fedeli a non frequentare i sacramenti, a disapprovare gli insegnamenti e la stessa autorità del Papa, a non avere relazioni con i sacerdoti e le rispettive comunità parrocchiali, a trasgredire la disciplina ecclesiastica».
Le iniziative dell’organizzazione – proseguiva il pastore – «sono in assoluta opposizione alla dottrina cattolica, e pertanto nulla hanno a che fare con la grazia della fede e della salvezza affidate da Gesù Cristo alla Chiesa fondata sulla salda roccia dell’apostolo Pietro. Si rammenta che i fedeli che aderiscono alla suddetta sedicente “chiesa” incorrono ex canone 1364 del Codice di diritto canonico nella scomunica latae sententiae per il delitto canonico di scisma».
Il 5 giugno successivo in tutte le chiese di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, fu letto il documento ufficiale della diocesi che annunciava la decisione di papa Francesco che scomunicava il gruppo per il delitto canonico di scisma. Le attività del gruppo non si sono mai interrotte in Italia come nell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno.