Pontecagnano Faiano, omicidio Marzia Capezzuti: misure più lievi per il 15enne, il pm dice no

Collegato dall’Ipm di Nisida il minore continua ad alimentare rancore verso la sorella Annamaria che ha parlato di torture e maltrattamenti

Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti
di Angela Trocini
Venerdì 12 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 07:16
3 Minuti di Lettura

Continua a dire «non è vero. Non è successo niente», il 15enne accusato di aver partecipato all’omicidio di Marzia Capezzuti, uccisa a marzo dello scorso anno e i cui resti sono stati trovati ad ottobre scorso in un casolare tra Pontecagnano e Montecorvino Pugliano.

Anche ieri, collegato da remoto dall’Ipm di Nisida con il collegio del Riesame presso il Tribunale per i minorenni di Salerno, continua ad alimentare rancore verso la sorella Annamaria che ha parlato agli inquirenti delle torture e maltrattamenti a cui era sottoposta la povera Marzia ricostruendo le responsabilità che hanno poi portato al delitto (mercoledì prossimo è previsto l’incidente probatorio proprio per blindare tale racconto).

Ritornando al minore, a richiedere una misura meno gravosa, rispetto alla reclusione nell’istituto penitenziario minorile, è stato l’avvocato Francesco Rocciola: una richiesta (la detenzione in una casa famiglia o istituto diverso dal carcere minorile) a cui, però, si è opposto il pm (la decisione spetterà al presidente del riesame, Piero Avallone). Al 15enne sono contestati l’omicidio e l’occultamento del cadavere: tra gli atti dell’inchiesta ci sarebbe una video chiamata con la sorella in cui modalità e luogo dell’omicidio sarebbero stati spiegati in modo dettagliato.

Nell’articolata richiesta di Riesame presentata dall’avvocato Rocciola, il difensore del 15enne ha fatto riferimento all’attaccamento morboso del minore nei confronti della madre e la totale sottomissione alla donna. L’adolescente anche ieri, infatti, ha chiesto della madre, così come ha fatto subito dopo l’arresto e prima dell’interrogatorio di garanzia nel quale si è avvalso della facoltà di non rispondere, rendendo solo una dichiarazione spontanea in cui ha riferito di essere «vittima dell’odio dei suoi fratellastri e di volersi addossare tutte le responsabilità per salvare la mamma». E madre e figlio erano molto preoccupati delle indagini (ci sono colloqui telefonici in proposito) trasformando tali discorsi - come dice il gip Alfonso Scermino nell’ordinanza che ha raggiunto Barbara Vacchiano e Damiano Noschese - in «confessioni». E secondo quanto emerge dall’inchiesta, Barbara Vacchiano aveva un’enorme capacità di manipolare i suoi figli maschi (a dirlo è anche la figlia Annamaria Vacchiano, andata via da casa proprio per i contrasti con la genitrice) come si evince da un colloquio avuto con l’altro figlio Vito (in carcere per evasione e indagato solo a piede libero per i fatti di Marzia, così come Annamaria ed altre due persone, amici di famiglia) in cui Barbara lo ammonisce, dicendogli di «non farsi incastrare».
 

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA