Contenzioso su Palazzo Massaioli, il Comune di Eboli perde la proprietà

Nel 1993 la filantropa donò gli immobili a patto che entro due anni dal consolidamento del diritto di proprietà, diventasse «un’opera di alto valore sociale»

Palazzo Massaioli
Palazzo Massaioli
di Laura Naimoli
Mercoledì 24 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16:52
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Il Comune di Eboli perde Palazzo Massaioli: per il tribunale di Salerno, l’erede Nicola Albano ha ragione. Sette appartamenti - oggi occupati da alcune associazioni, un bar e uffici del Piano di zona che stanno per traslocare nella Casa del Pellegrino - tornano alla famiglia della donatrice Rachele Massaioli. Era il 1993, quando la filantropa donò gli immobili al Comune di Eboli, riservando all’ente l’usufrutto. Poneva una sola condizione: far sì che il Comune, entro due anni dal consolidamento del diritto di proprietà, vi realizzasse «un’opera di alto valore sociale». Il progetto avrebbe dovuto portare il nome dell’ingegnere Edmondo Massaioli, compianto fratello di Rachele.

Queste le richieste a cui l’ente non ha mai ottemperato, così si è arrivati alla risoluzione dell’atto di donazione. La battaglia di Nicola Albano, erede della signora Anna D’Aniello, a sua volta erede ed esecutrice testamentaria della Massaioli, è cominciata molti anni fa, durante il primo mandato dell’ex sindaco Massimo Cariello e si conclude oggi, in primo grado, sotto l’amministrazione Conte. Gli immobili, infatti, come ha rilevato il giudice Maria Stefania Picece, «sono stati variamente destinati a distinte e diverse iniziative, ovvero concessi in comodato d’uso ad autonome associazioni ma giammai utilizzati per lo scopo che aveva in animo la donante, e cioè un progetto organico per la cura degli interessi dalla stessa indicati», si legge nella sentenza.

«Finalmente verrà rispettata la volontà di mia zia - dice Nicola Albano - ho chiesto più volte che vi fosse un impegno delle amministrazioni per realizzare il progetto per cui venne donato l’immobile ma da anni si vedono solo persone impellicciate entrare e uscire. Hanno avuto la possibilità di creare qualcosa di importante per gli anziani e per i giovani, ma hanno preferito approfittare delle buone intenzioni e della pazienza. Solo pochi mesi fa, venni deriso da alcune ragazzine che si facevano chiamare assessori. Mai l’assessore Consalvo, tralasciando la campagna elettorale, mi ha convocato per assicurarmi che ci fosse un destino diverso per questo immobile, invece ha continuato lo stesso scempio cominciato con l’amministrazione Melchionda e con l’amministrazione Cariello. Mia zia ha fatto solo bene a questa città e non meritava tutto questo. Sono andato avanti e ho avuto ragione. Ora si paventa anche la possibilità di danni erariali».

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Il Comune è stato condannato al pagamento delle spese legali, circa 8500 euro. 
 

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