Crac Amato, la Cassazione respinge i ricorsi: pena definitiva per i politici Del Mese ed Anastasio, quattro anni di carcere

La Cassazione respinge i ricorsi per ilc rac Amato di Salerno e condanna a quattro anni di carcere i politici Del Mese ed Anastasio

L'es deputato Paolo Del mese (al centro) con i suoi legali durante gli interrogatori alla guardia di finanza
L'es deputato Paolo Del mese (al centro) con i suoi legali durante gli interrogatori alla guardia di finanza
di Viviana De Vita
Venerdì 9 Giugno 2023, 06:00
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Crac Amato: ricorsi respinti. Arriva la condanna definitiva per l’ex sottosegretario democristiano, l’onorevole Paolo Del Mese e per l’ex consigliere provinciale, Antonio Anastasio, protagonisti indiscussi del fallimento dello storico pastificio salernitano dichiarato fallito nel luglio 2011. A mettere la parola fine a un’inchiesta culminata nel 2012 quando scattarono i primi arresti – tra cui quello del nipote del cavaliere, Giuseppe jr Amato e dell’ex deputato Paolo Del Mese – sono stati i giudici della Corte di Cassazione che hanno rigettato i ricorsi avanzati dal collegio difensivo (avvocati Massimo ed Emiliano Torre, Carlo Di Ruocco, Felice Lentini, Paolo Toscano e Antonio Boffa) rendendo così definitive le condanne già pronunciate nell’aprile dello scorso anno dai giudici della Corte d’appello del tribunale di Salerno. Dovranno quindi scontare quattro anni di reclusione Paolo Del Mese, punto di riferimento in provincia di una delle correnti dell’ex Dc, e tre anni Antonio Anastasio accusati il primo di avere incassato “prestiti non onerosi” che il cavaliere Giuseppe Amato, legato a lui da vecchia amicizia, gli avrebbe erogato dalle casse aziendali quando il pastificio era già sull’orlo del dissesto, e il secondo di aver contribuito al crac dell’azienda pastaia ricevendo prestiti immotivati, senza interessi né garanzia di restituzione. Confermate le condanne anche per Mirko Mannaro, Marcello Mascolo e Alfredo Delehaye (questi ultimi due, membri del collegio sindacale della Amato spa). Gli altri circa 20 imputati erano già stati assolti nel 2017 all’esito del processo di primo grado e, per loro, la Procura non aveva avanzato alcuna richiesta di Appello. È calato così il sipario su un’inchiesta che, travolgendo lo storico opificio salernitano, fece scalpore in città. 


L’INCHIESTA
Bancarotta fraudolenta era l’accusa contestata dal pubblico ministero Vincenzo Senatore, titolare del fascicolo, che fece finire sotto accusa 26 persone ma che già all’esito del processo di primo grado si vide accogliere solo un terzo delle richieste di pena. Sotto la lente di ingrandimento della Procura finirono una serie di operazioni definite anomale per essere state effettuate da una società vicina al collasso: da qui la contestazione di ipotesi di reati fallimentari di natura distrattiva e dissipativa che avrebbero contribuito - se non addirittura determinato sempre secondo le accuse sostenute dal pubblico ministero Vincenzo Senatore - il tracollo del pastificio. In particolare, le investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle avrebbero rivelato che le casse del pastificio Amato sarebbero state fatte oggetto di una «sistematica e continua opera di svuotamento a favore di soggetti che non avevano titolo alcuno a ricevere denaro ovvero a favore di professionisti che, pur in presenza di un titolo commerciale astrattamente idoneo a giustificare la ricezione di compensi per prestazioni rese, ne hanno ricevuti in misura ritenuta assolutamente non congrua rispetto alle prestazioni stesse». Un fallimento, per la procura salernitana, per «difetto di professionalità» per un’azienda «annaspata in un’affanosa ricerca di denaro al punto di ricorrere a false fatture». Per i consulenti della procura, gli amministratori dell’Amato Spa già da dicembre 2005 erano consapevoli della situazione di predissesto della società e, ancor di più, negli anni successivi tanto che nel 2009 si sarebbe dovuto addirittura chiudere. Il tentativo di una nuova ricapitalizzazione, attraverso la vendita del vecchio pastificio all’Amato Re (2006), sarebbe stata un’operazione valida con l’intervento di estranei e non degli stessi Amato. 

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