Salerno, i fratelli Soglia assolti per prescrizione per il fallimento del Pescara Calcio

Il tribunale dell'Aquila assolve per prescrizione i fratelli salernitani Soglia dall'accusa di bancarotta fraudolenta

I fratelli Francesco e Gerardo Soglia
I fratelli Francesco e Gerardo Soglia
di Petronilla Carillo
Lunedì 12 Giugno 2023, 06:10 - Ultimo agg. 08:28
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Assolto per prescrizione dalla Corte d’Appello dell’Aquila, Gerardo Soglia, difeso dall’avvocato Carlo Di Ruocco. La sentenza è arrivata nella tarda serata di venerdì dopo una condanna in primo grado a due anni di reclusione. L’imprenditore salernitano, ex deputato in quota Pdl, era stato coinvolto in fatti antecedenti al fallimento della squadra nel 2008 assieme all’ex presidente del Pescara Calcio Massimiliano Pincione (condannato a tre anni in primo grado) e a suo fratello Francesco ex amministratore delegato della stessa società (anche per lui in primo grado la pena fu di due anni). Secondo l’accusa i Soglia avrebbero dato vita a una triangolazione finanziaria con la banca Caripe, finalizzata a favorire l’istituto di credito nella cessione della società che Gerardo Soglia decise poi di vendere ad una cordata svizzera anonima per non mettere in discussione la propria ascesa politica nella zona e quindi «macchiare» la sua carriera politica. Pincione sarebbe invece stato accusato di avere distratto 190mila euro dalle casse societarie. La Pescara Calcio fu dichiarata fallita il 20 dicembre 2008 a causa di una situazione debitoria che superava i 15 milioni di euro; gli stipendi non venivano pagati e dovette intervenire il Comune di Pescara per pagare una delle ultime trasferte. 


Gerardo Soglia, il manager di famiglia con studi in economia aziendale a Parma e master al Politecnico di Milano poi parlamentare Pdl, ha guidato, nel corso degli anni, un piccolo impero che spaziava dal turismo (Cit, Buonviaggio, Soglia hotel e altre sigle) al football (Pescara calcio), dall’ energia alle costruzioni e alla consulenza. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2008 il suo nome spuntò tra quelli che avrebbero dovuto partecipare alla cordata Cai-Alitalia, a fianco di Roberto Colaninno e altri big per salvare, secondo l’obiettivo di Berlusconi, la compagnia di bandiera, evitando che spuntassero bandiere francesi sugli aerei a rischio partenza.

Con la sigla «Soglia hotel group», la famiglia salernitana aveva comprato la Cit. 

A dare il via all’impero dei Soglia, che ha gestito il Lloy’d baia Hotel e anche Villa Soglia a Castel San Giorgio (che ha catapultato la piccola cittadina nell’universo del calcio nazionale ospitando incontri tra arbitri e matrimoni a cinque stelle, fu il padre Giuseppe divenuto imprenditore del mattone e poi del settore alberghiero partendo come manovale nei cantieri. Giuseppe Soglia, self made man di provincia, in venticinque anni ha fatto crescere le sua aziende, operando quasi sempre nel settore pubblico nelle manutenzioni stradali per poi passare il testimone ai tre figli Gerardo, Nobile e Francesco che hanno dato la spinta decisiva ai business paterni, specializzandosi nel turismo ed hanno poi vissuto il periodo nero delle cessioni delle proprie proprietà.

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