Ritrovato dopo 80 anni il sergente
morto in guerra a bordo del sommergibile

Ritrovato dopo 80 anni il sergente morto in guerra a bordo del sommergibile
di Viviana De Vita
Martedì 16 Novembre 2021, 06:05 - Ultimo agg. 20:42
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Aveva solo 20 anni quando lasciò Salerno e partì per la guerra: a bordo del sommergibile Jantina, affondato il 5 luglio 1941 dai siluri del sottomarino britannico HMS Torbay, c’era anche lui. Antonio Ferrigno era un sergente della marina militare italiana e nella sua casa a via Zara dove abitava con i genitori e tre fratelli, non è più tornato. La sua vita si inabissò insieme a quella di altre quarantadue persone rimaste intrappolate sul fondo dell’Egeo senza che nessuno, per ben ottant’anni, riuscisse a individuare l’esatta posizione del natante. La sua drammatica fine è divenuta storia per la sua famiglia che, oggi, grazie a una notizia diffusa da alcune emittenti greche, ripresa da un sito inglese e rimbalzata su un blog italiano, ha finalmente “ritrovato” quel parente scomparso. 

Ad apprenderlo è stato un nipote dell’uomo che, appassionato della materia, è iscritto al blog “Conlapelleappesaunchiodo” creato in ricordo dei militari e civili italiani scomparsi in mare durante la seconda guerra mondiale.

Proprio ieri mattina sul blog qualcuno ha postato la notizia riportata da un quotidiano greco: «Il sommergibile italiano Jantina, affondato il 5 luglio 1941 dai siluri del sommergibile britannico HMS Torbay, è stato localizzato a una profondità di 103 metri, al largo di Mykonos. Il rilevamento è stato reso possibile grazie ai veicoli sottomarini telecomandati a disposizione dell’azienda del signor Thoktaridis nell’ambito delle ispezioni di progetti sottomarini, come condotte e cavi». Nel blog si precisa che «la maggior parte dei 47 (per altra fonte 48) uomini che componevano l’equipaggio dello Jantina si trovavano sottocoperta al momento del siluramento: non ebbero scampo e affondarono con il sommergibile. Gli uomini che si trovavano in plancia vennero gettati in mare dall’esplosione e si ritrovarono in acqua, confusi e intontiti. 

Soltanto in sei si salvarono, raggiungendo a nuoto la vicina Mykonos. Persero la vita nell’abbattimento del sommergibile Jantina il comandante Vincenzo Politi, napoletano, altri tre ufficiali e trentasette tra sottoufficiali, sottocapi e marinai». Sul blog c’è poi un elenco con tutti i nomi degli uomini a bordo del sottomarino. Due i salernitani e tanti i campani che lasciarono le loro terre e partirono per la guerra senza più far ritorno nelle loro case; oltre ad Antonio Ferrigno, c’era anche il salernitano Matteo Rossi, sergente radiotelegrafista; Antonio Conte, marinaio radiotelegrafista di Sant’Angelo a Cupolo nel beneventano; Vito Laraspata, sottocapo radiotelegrafista di Napoli; Alfonso Muollo, marinaio, di Castellammare di Stabia; Gerardo Pascale, secondo capo radiotelegrafista di San Marzano sul Sarno; Guido Pirro, tenente del Genio Navale di Torre del Greco e Giuseppe Sorrentino, marinaio cannoniere di Portici. 

«La nostra famiglia – afferma Andrea Gambardella, nipote di Antonio Ferrigno – ha aspettato questa notizia per 80 anni. Quando ho aperto l’email ed ho letto del ritrovamento del sommergibile Jantina mi sono commosso. Mio nonno Mario mi aveva raccontato molte volte di suo fratello, il sergente Antonio Ferrigno. Mi diceva che erano molto legati e che all’epoca, la notizia dell’affondamento l’apprese dalla radio. Erano entrambi poco più che ventenni ed abitavano a via Zara con i loro genitori e con gli altri fratelli. Erano partiti in quattro per la guerra ma ne tornarono soltanto due. L’ultima volta che me l’ha raccontato aveva novantasei anni e mentre parlava si è interrotto piangendo. Si tratta di una storia terribile e che ben rappresenta l’assurdità della guerra: il sommergibile era di ritorno in Italia a causa di un’avaria che ne impediva l’immersione. Durante la lunghissima navigazione in superficie, da Lero in Grecia, lo Jantina venne avvistato e silurato dal sommergibile inglese Torbay. Secondo la Convenzione di Ginevra non si potevano attaccare le navi in avaria. Mi dispiace che mio nonno, morto soltanto quattro anni fa, non abbia mai potuto sapere dove giacesse il suo amato fratello. Si somigliavano come due gocce d’acqua, avevano la passione per il mare ed erano abilissimi nuotatori e canottieri. Mia figlia Elena, che oggi ha 9 anni, ha i loro stessi occhi». 

Nati a Salerno e vissuti a lungo a via Zara, i due fratelli di Antonio Ferrigno si trasferirono poi a Minori dove la storia del sergente morto nel corso della seconda guerra mondiale, è conosciuta da molti.

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