Accessi abusivi per intercettare
le comunicazioni tra i clienti

Accessi abusivi per intercettare le comunicazioni tra i clienti
di Nicola Sorrentino
Lunedì 1 Novembre 2021, 11:36 - Ultimo agg. 12:16
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Accessi abusivi per intercettare le comunicazioni tra i clienti e le banche, ma anche società di investimenti e fondi pensione, per poi spostare migliaia di euro su propri conti correnti. Sono gli elementi di un'inchiesta della polizia postale di Salerno, che due giorni fa ha condotto agli arresti domiciliari due uomini di Pagani, M.A. e A.M., di 31 e 41 anni, incensurati. Oltre trenta i capi d'accusa ricostruiti, che comprendono reati quali accesso abusivo a sistema informatico, truffa, intercettazione fraudolenta, falsificazione di comunicazione e riciclaggio. Il 31enne indagato, difeso insieme al secondo dall'avvocato Francesco Fiore, risulta già coinvolto in diversi procedimenti penali dello stesso tipo tra Salerno e Nocera Inferiore. Un meccanismo articolato, secondo il gip, con il quale i due avrebbero violato sistemi telematici protetti e alterato i meccanismi di funzionamento delle caselle di posta elettronica certificata legati a istituti di credito, ma anche di soggetti giuridici di natura privata, coinvolti in transazioni economiche.

Lo scopo era quello di «dirottare» i pagamenti su propri conti correnti. In tal senso, gli agenti hanno sequestrato telefoni cellulari, tablet, chiavette Usb, carte sim, carte di debito e credito, insieme a documentazione bancaria.

Un'indagine destinata a proseguire, in ragione della mole di elementi raccolti in un periodo compreso tra il 2019 e i primi mesi del 2021.

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La somma che i due sarebbero riusciti a trasferire su propri conti correnti, attraverso diverse operazioni, ammonta a circa 1 milione e 400mila euro. Molti tentativi sono andati a vuoto, in ragione dei sistemi di protocollo e sicurezza attivati dagli enti colpiti. L'hacker in questione risulta essere per le indagini M.A., il 31enne, mentre A.M. aveva disponibilità di due conti sui quali confluivano i pagamenti disposti dalle vittime. Uno di questi era intestato ad una sala di giochi e scommesse di Pagani, dove finirono circa 27mila euro. Un modo per occultarne la provenienza e ripulirli, anche attraverso scommesse fatte su vincite facili. L'inchiesta ha origine dalla denuncia di un gruppo bancario con sede a Verona, che raccontò di plurimi accessi abusivi mirati a intercettare le comunicazioni intrattenute a mezzo mail con i clienti, di cui veniva alterato il contenuto con riferimento all'Iban su cui inoltrare i pagamenti. In questo modo chi leggeva la mail, credendo fosse la banca, effettuava i pagamenti in buona fede. Tra gli episodi ritenuti gravemente indiziari secondo il gip, il caso di una donna che risultava debitrice di un fondo pensione. La stessa ricevette l'invito ad eseguire un bonifico di quasi 26mila euro su di un conto corrente.

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Quest'ultimo risultava acceso presso una filiale di Sarno da A.M. La donna pagò quei soldi convinta si trattasse dell'ente dal quale era debitrice. C'è anche il caso del Politecnico di Torino: i due si sarebbero introdotti abusivamente nel sistema telematico di una società a capitale interamente pubblico della Regione Piemonte specializzata in finanziamenti ad imprese ed enti. Lo avrebbero fatto attraverso il processo di «self reset» - in pratica avrebbero reimpostato la password - di una casella di posta certificata, dalla quale avrebbero invitato l'istituto ad eseguire un bonifico di circa 366mila euro. Questo accadeva il 21 agosto del 2020, con la denuncia poi dell'istituto pubblico e del Politecnico, parti lese. Per gli altri quattro indagati a piede libero il ruolo è ritenuto «marginale e di supporto», con la sola eccezione di un sequestro di circa 2mila euro sulla postepay di uno di questi ultimi, ritenuto parte del profitto di una delle truffe. Mentre per i due finiti ai domiciliari pesa il «modus operandi utilizzato, a sua volta interno di un circuito delinquenziale dotato di mezzi organizzativi e di apprezzabile entità, potendosi pertanto ritenere che da tali attività traggano la loro principale fonte di sostentamento».

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