Morto Gino Liguori: cronista con il fiuto della notizia, una vita al Mattino

Il giornalista scomparso a 88 anni: "Ha raccontato le più importanti vicende della nostra comunità con rigore, competenza e profonda umanità"

Gino Liguori
Gino Liguori
di Erminia Pellecchia
Domenica 10 Marzo 2024, 03:45 - Ultimo agg. 19:20
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Nel corridoio di casa campeggia la pagina con l’articolo più famoso di Gino Liguori, l’intervista a Cutolo, faccia a faccia il giornalista del Mattino e don Raffaele, il boss da un anno latitante e catturato ad Albanella, mentre veniva portato alla caserma di Largo Pioppi. Aveva battuto tutti i colleghi sul tempo col suo fiuto da cronista di strada, e non era certo la prima volta, come ricorda Enzo Todaro, che piange, «il cuore colmo di tristezza», il collega scomparso ieri sera - a settembre avrebbe compiuto 89 anni - all’ospedale di Eboli, dove aveva subito un intervento d’urgenza.

«Riuscito – dice il figlio Alfonso – solo che il cuore non ha retto». L’attore, autore e regista, noto al pubblico per aver lavorato con le più grandi compagnie di prosa italiane, si trovava a Salerno: «Quella pagina dal sapore di leggenda gliela regalai io, lui la relegò in un angolo; papà non si è mai vantato, era riservato sul suo lavoro, era solo orgoglioso di aver realizzato il sogno di fare il giornalista, malgrado la forte opposizione del padre, bancario, che avrebbe preferito seguisse le sue orme. C’è un aneddoto di quando nonno comprò una radiolina per sentire le sue radiocronache, fu l’occasione per riconciliarsi». Già. Le famose cronache sportive, erano gli anni 1976-78, per Radio Salerno 1, diretta da Todaro. Il presidente dei giornalisti salernitani sorride al ricordo di Liguori che seguiva le partite da un terrazzo affacciato sul vecchio stadio Vestuti: «Era tifosissimo dei granata che seguiva anche nelle trasferte, ma non lo lasciava trapelare; era un piacere ascoltarlo, era un grande narratore». Nello sport e nella cronaca – dalla bianca alla nera – era imbattibile, aggiunge Todaro che sciorina i casi più importanti seguiti da Liguori, dal sequestro di Mario Amabile a quello di Paul Getty, da Cutolo alla maga di Serradarce, «ma amava molto anche la canzone napoletana, il teatro, e si è battuto molto per il Festival del Cinema di Salerno».

«Alla redazione de Il Mattino, caporedattore Nicola Fruscione – continua – era sempre il primo ad arrivare, ascoltava i collaboratori, aveva una fitta rete di relazioni dal barista al questore». «La “nera” era la sua specialità – esprime il suo cordoglio sul sito di Rai3 Gianfranco Coppola - Gino era un reporter all’americana con impermeabile e borsalino e la mattina per oltre 40 anni ha fatto il giro di nera: questura, tribunale, drappello ospedaliero. Un attore nato, capace di trasformare l’espressione in più maschere, rendeva sempre frizzante l’atmosfera in redazione. Anche nella cronaca sportiva era lestissimo nel fiutare notizie, aveva la qualità in tempi in cui non c’erano bodyguard anche mascherati da addetti stampa o dirigenti a separare la stampa dai protagonisti».

Cronista della vecchia scuola, fa eco Eduardo Scotti: «Aveva una sola amarezza, che quel mestiere che amava tanto era cambiato. Ci incontravamo spesso, era un buongustaio, tappa preferita il vecchio Fusto d’oro, dove Cerzone preparava i tubetti con le cozze di cui era ghiotto». In tanti hanno dimostrato la loro vicinanza alla moglie Annamaria, e ai figli Alfonso e Marialuisa. «È stato un giornalista di razza – scrive il sindaco Vincenzo Napoli - Ha raccontato le più importanti vicende della nostra comunità con rigore, competenza e profonda umanità.

I suoi articoli, sempre scritti con stile semplice e lineare, resteranno un fondamentale elemento della nostra memoria collettiva». Pensiero condiviso da Massimo Staglioli, presidente dell’associazione Salernitani doc, che nel 2021 lo aveva insignito del titolo omonimo. I funerali si terranno domani, alle 9, nella chiesa di Gesù Redentore.

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