Allora, scendendo per l’obliqua scala del tempo, nel suo girarsi indietro il tempo torna verso un passato che scurisce e ci troviamo lontani anche grammaticalmente da un amico verso cui invece dovremmo correre, per rendergli meno ostile il precipizio nel gelo. Così diciamo «era», «andava», «dipingeva», «rappresentava» ed è, l’uso dell’imperfetto, già una fuga da chi non c’è più. Come un torrente che risalga le sue pietre, con quel tempo verbale accettiamo la morte e, forse, ci difendiamo dall’orrore dello svanire e allontanarsi della voce delle cose.

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