San Matteo tra soste e inchini proibiti,
la Procura chiede due anni per i portatori

San Matteo tra soste e inchini proibiti, la Procura chiede due anni per i portatori
di Angela Trocini
Venerdì 9 Luglio 2021, 06:40 - Ultimo agg. 09:42
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Il pm Francesca Fittipaldi ha chiesto una condanna a due anni ciascuno per alcuni portatori e cittadini, finiti sotto processo per turbativa di funzione religiosa e vilipendio di un ministro del culto (all'epoca monsignor Moretti) in occasione della processione di San Matteo del 21 settembre 2014. Per Raffaele De Martino, il capo paranza della statua di San Giuseppe, il pm ha chiesto l'assoluzione.

Secondo le accuse, gli imputati (complessivamente una ventina) non avrebbero rispettato gli accordi presi con la Curia che aveva vietato le soste al Comune e alla Guardia di Finanza: soste effettuate ugualmente dai portatori delle statue e che, per la procura, avrebbero condizionato l'andamento della processione incitando i cittadini a fischiare e lanciare invettive contro l'allora arcivescovo Luigi Moretti. Per questo motivo tra gli imputati non ci sono solo alcuni componenti delle paranze, ma anche semplici cittadini che, ad esempio, gridarono all'indirizzo dell'arcivescovo (che aveva voluto la processione del patrono più sobria e con regole precise come stabilito dalla Conferenza episcopale della Campania) insulti del tipo «vai via» ed altri epiteti ancora più pesanti e spintoni. A tre imputati sono state contestate anche le giravolte nei luoghi in cui tra il 1996 e il 2002 avvennero tre omicidi di camorra: le giravolte della statua di San Matteo in piazza Portanova dove fu ucciso Berardino Grimaldi; sul Lungomare di Salerno dove fu ammazzato il fratello Lucio Grimaldi; all'altezza di via Velia, la strada che porta a piazza Portarotese, dove in un circoletto di via Vernieri fu ucciso Lucio Esposito.

 

Dopo la requisitoria del pm, pronunciata ieri, sarà la volta delle arringhe difensive (nel collegio, tra gli altri, gli avvocati Cecchino Cacciatore, Ciro Romano, Pierluigi Spadafora, Angelo Gesummaria) e la sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Salerno. 

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