Salerno. Morto dopo il ricovero, i familiari accusano: «Massimo è morto di stenti»

Salerno. Morto dopo il ricovero, i familiari accusano: «Massimo è morto di stenti»
di Antonio Vuolo
Martedì 16 Giugno 2015, 23:41 - Ultimo agg. 17 Giugno, 13:23
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MONTECORICE. Mamma Franca sfoglia l’album di famiglia come se stesse ancora accarezzando suo figlio Massimiliano. «Non doveva finire così», bisbiglia la sorella Adele. In casa, in una traversina di via Marina Nuova che dà sulla piazza di Agnone, ci sono anche il fratello Gianfranco e papà Alfonso. Raccontano cos’è accaduto a Massimiliano, tra dubbi e paure. Dal giorno del ricovero nel centro di igiene mentale a Sant’Arsenio alla telefonata con cui gli comunicano il decesso. Si può racchiudere in questi dodici giorni la tragedia di Massimiliano Malzone, il 39enne pescatore di Agnone Cilento deceduto durante il ricovero per il trattamento sanitario obbligatorio nel centro specializzato del Vallo di Diano. Era la terza volta. Era già accaduto nel 2010 e nel 2013. «Ma non era uno squilibrato, aveva solo questi piccoli momenti di annebbiamento», sottolineano i familiari. Ora, però, vogliono conoscere la verità. «Vogliamo sapere cos’è accaduto e se qualcuno ha sbagliato deve pagare», premettono.

Da queste parti la vicenda di Mastrogiovanni, il professore di Castelnuovo Cilento deceduto nell’agosto del 2009 all’interno del reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo, è ben impressa nella memoria. La loro paura è che si possa essere di fronte a un caso simile, seppure svoltosi con modalità diverse. «Nel giorno del decesso - racconta la sorella - ho parlato con un dottore e mio fratello stava bene. Dopo tre ore, invece, ci chiamano per annunciare il decesso. A mio fratello hanno fatto una terapia da cavallo. Vi sembra normale? Ho la netta sensazione che stesse già male prima. Queste cose non devono succedere più». Sarà pure una casualità, ma si tratta di uno dei medici già coinvolti nel processo, condannato in primo grado per la morte di Mastrogiovanni.
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