La Storia non è finita
ma oggi passa dal web

La Storia non è finita ma oggi passa dal web
di Giorgio Ventre
Martedì 1 Novembre 2022, 23:45 - Ultimo agg. 4 Novembre, 13:00
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Se gli ultimi anni ci stanno insegnando qualcosa è che la Storia non è affatto finita. In realtà, la Storia continua ad essere una sequenza di trasformazioni, di cambiamenti, come un processo fisico che si riproduce all’infinito. 

Talvolta con esiti in fondo prevedibili, come il periodico apparire di una epidemia più o meno letale. Altre volte con esiti totalmente inaspettati, come il riaffacciarsi della guerra alle nostre porte, proprio quando eravamo convinti (con non poca presunzione) che l’Europa fosse quella parte del mondo che avesse capito meglio di altri il costo immenso dei conflitti armati in una società tecnologicamente evoluta. 

E quando la Storia si ripresenta, proprio allora abbiamo bisogno di qualcuno che ce la racconti, che ci aiuti a comprenderla, a tentare di fare delle previsioni. Da Tucidide in poi, il passato ha cessato di essere una mera narrazione per divenire lo strumento grazie al quale cercare di immaginare il futuro sulla base di quello che è il presente. Per questo abbiamo bisogno di spazi dove avere accesso in tempo reale alle informazioni relative ai fatti di oggi, ma anche di luoghi dove poter reperire i dati di contesto, perché insieme possano spiegare quello che sta accadendo davanti a noi adesso. Ma questo spazio non può essere solo quello di Internet o le reti sociali o i sistemi di messaging: quelli sono solo degli occhi e delle orecchie, di cui peraltro non sappiamo né dove sono, né di chi sono, né del perché lo facciano. 

L’errore più grande che la nostra Società ha compiuto è stato quello di poter immaginare di recuperare le informazioni avendo accesso diretto a una miriade di fonti senza curarci della loro affidabilità, della loro esperienza, della loro onestà. E proprio quando la Rete rende possibile a tutti di poter dire la propria opinione, ci siamo resi conto che questo mare di parole rende sempre più difficile il reperire i fatti. Chi segue le vicende dell’Ucraina o quelle della rivolta degli studenti in Iran sulle piattaforme social sa il loro potere in termini di immediatezza e di disintermediazione. Ma sa anche i rischi legati all’aleatorietà delle fonti se non addirittura a quella della stessa piattaforma, come le vicende societarie di Twitter ci stanno insegnando. 

 

Abbiamo quindi sempre più bisogno di fonti certe, di analisi fatte con professionalità ma con i tempi immediati ai quali oggi siamo abituati. Abbiamo bisogno di opinioni che siano trasparenti rispetto a possibili conflitti di interesse e che riescano sempre a stare lontane dalla faziosità. In poche parole, oggi più che mai abbiamo sempre più bisogno di professionisti dell’Informazione, che facciano della notizia il loro lavoro quotidiano, e che abbiano ben chiara l’importanza del loro contributo alle nostre vite. In questo senso non si può che salutare con soddisfazione e curiosità il restyling del sito web del Mattino, sempre più attento alla dimensione plurale del territorio ma anche sempre più aperto a ciò che accade nel mondo, una finestra che ci consente di stare al passo con i tempi che viviamo. Abbiamo del resto necessità di una informazione di qualità che sia nativamente transmediale, ossia in grado di esserci vicina in tutte le fasi della nostra giornata ed in tutte le nostre esigenze di informazione: dalla notizia in tempo reale alla analisi dettagliata fino al report di approfondimento. 

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La salute della democrazia di un Paese e la saldezza delle sue istituzioni dipendono oggi sempre di più dalla possibilità di poter avere a disposizione una informazione libera, responsabile e facilmente accessibile. È di conforto vedere come la parte migliore dei media italiani, pur nelle loro difficoltà e contraddizioni, stia evolvendo in questa direzione. E se uno dei giornali più apprezzati ed attendibili al mondo, il Washington Post, ha sentito qualche anno fa l’esigenza di darsi come motto la frase “Democracy Dies in Darkness” ossia la democrazia muore nelle tenebre, evidentemente significa che dobbiamo avere sempre più a cuore questo nostro patrimonio comune. Ed è quello che quotidianamente ci aspettiamo dal Mattino.it.

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