Alex Infascelli Premio VisionnaireCinema23: «Sono attirato dalle vite incredibili»

«Prediligo storie incredibili che possano avere una magnitudo "pop", come il primo dirottatore dell'aviazione civile, il bomber italiano del calcio»

Il regista romano ha ricevuto il Premio VisionnaireCinema23 al Museo FRaC di Baronissi
Il regista romano ha ricevuto il Premio VisionnaireCinema23 al Museo FRaC di Baronissi
di Ilaria Cotarella
Lunedì 2 Ottobre 2023, 12:00 - Ultimo agg. 14:43
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Narratore di storie incredbili, insolite, ma profondamente vere, Alex Infascelli, regista e sceneggiatore romano, ha ha ricevuto il Premio VisionnaireCinema23 al Museo FRaC di Baronissi. «Le storie che ho raccontato nei miei ultimi lavori sono venute a cercarmi o mi hanno lasciato dei segnali sulla strada. Coincidenze, momenti e persone si sono incrociate ed ex post mi sono reso conto come quella narrazione fosse destinata a me». È accaduto così per “S is for Stanley- Trent'anni dietro al volante per Stanley Kubrick”, “Mi chiamo Francesco Totti” e “Kill me if you can”, i tre lavori che negli ultimi dieci anni gli sono valsi molti premi e riconoscimenti. Tra David di Donatello, Nastro D'Argento e Globo D'Oro, Infascelli ha portato a casa risposte, quelle che gli servivano per capire che questo lavoro è proprio quello della vita. «Sono attirato dalle vite incredibili, di cui nessuno sa nulla che abbiano del romanzesco per le quali io sento di voler fare da amplificatore - ha raccontato Infascelli - Vi sembrerà un romanzo, un vero film ma alla fine è una storia vera».

È così è stato per la vicenda di Raffaele Minichiello, il marine italiano, naturalizzato statunitense, conosciuto alla storia come il primo dirottatore dell'aviazione civile per aver guidato un aereo, dopo aver minacciato l'equipaggio, da Los Angeles a Roma, per un totale di diciannove ore di volo.

Giunto in Italia, Minichiello venne processato. La sua condanna non fu ampia e gli italiani lo accolsero, per lo più, quasi come un eroe. Nel documentario di Infascelli, emergono in maniera intensa, i sentimenti e le emozioni che hanno accompagnato le varie fasi della vita del marine campano, ivi compresa la sua stabilizzazione nella Capitale. Il documentario è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022. 

Da “Almost Blue”, film che gli valse il David di Donatello come miglior regista esordiente, a “Kill me if you can”, tra alti e bassi Infascelli è cresciuto professionalmente. «I premi che ho conquistato nella prima fase della mia carriera erano come il doping, caricavano ma dovevo esser consapevole che, per mantenere un certo livello, avrei comunque dovuto lavorare sodo», ha sottolineato il regista e sceneggiatore. «Dopo il Siero della Vanità, film che consideravo superiore rispetto ad Almost Blue e che ad oggi valuto come un buon lavoro, mi sono fermato, per un lungo periodo di riflessione», ha confessato. 

Figlio d'arte, cresciuto a pane e cinema, il giovane Infascelli ha sempre sentito, tuttavia, un forte amore per la musica, che sarà, la sua partner in crime per buona parte della sua gioventù.

«A casa mia si respirava aria di cinema in maniera molto rilassata. Era concepito in modo semplice, un mestiere come tanti altri, il panettiere ad esempio. Mio padre non ne parlava moltissimo», ha affermato il regista. Che quest'arte fosse nel sangue degli Infascelli è certo, a partire dal nonno e dal padre di Alex, Roberto Infascelli, entrambi definiti industriali del cinema. Sua zia, Fiorella, una regista eccezionale, ha lavorato anche con Pier Paolo Pasolini. Nessuno ha mai detto ad Alex di fare il regista o di sceneggiare un film. «Circa dieci o quindici anni fa, alla fine della mia biografia su Wikipedia, vi era scritto che mio padre mi avesse aiutato molto per avviare la carriera da regista - ha sottolineato - Non presi bene questa cosa perché non è stato così». 

Infascelli junior, infatti, sin da adolescente, ha amato la musica, quella rock, forte ed indipentente. «Nel 1987, per circa un anno ho vissuto a Varcaturo, in provincia di Napoli, non molto distante dalla Base Nato e suonavo al Villaggio Coppola, all'epoca frequentato dai militari statunitensi, pensai che loro potessero concepire quel tipo di musica. Ma poi ritengo Napoli una delle poche metropoli italiane, la libertà che si respira qui è pari a quella che si può ritrovare negli Stati Uniti», ha sottolineato. Forse la sua Capitale non era ancora pronta per quel tipo di musica. «L'anno successivo presi una decisione netta, volai negli States e dopo aver suonato in diverse band, cominciai a lavorare come runner in diverse produzioni», il seguito è tutto un pezzo di storia che lo avvicina sempre di più al mondo del cinema. 

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I suoi numerosi coinvolgimenti in produzioni Statunitensi lo portarono anche a lavorare per “Live at the Paramount” dei Nirvana sino a quando non decise di tornare in Italia.

L'incontro con Frankie hi-nrg mc, nel 1994, fu l'inizio di un sodalizio professionale che ha portato Alex Infascelli non solo a lavorare per i videoclip del rapper ma anche alla realizzazione di numerosi video musicali per artisti italiani e non. Elisa, Daniele Silvestri, Cocteau Twins, Almamegretta, Franco Battiato, Ligabue, Luca Carboni e tanti altri, la lista di collaborazioni in campo musicale è davvero ampia. 

Ma Infascelli è anche montatore e “S is for Stanley. Trent'anni dietro al volante per Stanley Kubrick” ha segnato l'inizio di questa sua nuova vita. «La cosa di cui soffrivo di più è il montaggio. Il montatore è colui che da la forma a ciò che hai creato» ed è per questo che ha, poi, deciso di montar da solo quello che è diventato un capolavoro, il film sull'assistente di Kubrick.

Sull'evoluzione della sua carriera, ora le idee sono più chiare. «Noi registi abbiamo una piccola fissazione, guardiamo l’età dei nostri colleghi, tipo notiamo se un regista abbia avuto un certo exploit prima dei trent'anni. È un discorso inutile. Per ciò che mi riguarda, il mio percorso è stato un crescere, un cambiare, un progredire nel sentire. Credo di essere arrivato dove volevo», ha concluso. 

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