Festival del cinema di Venezia, la Mostra riparte con Catherine Deneuve Leone alla carriera

Festival del cinema di Venezia, la Mostra riparte con Catherine Deneuve Leone alla carriera
di Titta Fiore
Mercoledì 31 Agosto 2022, 08:00 - Ultimo agg. 20:55
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Le previsioni sono rosee. Il direttore Alberto Barbera: «Avremo un boom di visitatori, supereremo l'edizione record del 2019». La sfida è importante: riaccendere le luci sul cinema in sala dopo la disastrosa stagione post-pandemica. La prospettiva è sempre più internzionale, e lo conferma la presenza massiccia del board degli Oscar, accolti con una giornata di festeggiamenti e cena apparecchiata da uno chef tristellato Michelin. Per i novant'anni la Mostra che si inaugura oggi al Lido ha fatto le cose in grande, con un cartellone sontuoso e una folla di star sul tappeto rosso finalmente libero dalle barriere anti-Covid. Tra i film del programma non c'è un filo rosso, ma i temi forti sono tanti, dalla guerra in Ucraina («Freedom on fire») alle donne europee finite nella Jihad («The Matchmaker»), dalla minaccia atomica («Compassionate Spy») all'energia nucleare («Nuclear» di Oliver Stone), dal matricidio («Saint Omer») al magistero del Papa raccontato attraverso i suoi pellegrinaggi nella povertà e nel dolore del mondo («In viaggio» di Gianfranco Rosi). Apre una produzione Netflix, l'attesissimo «White Noise» di Noah Baumbach, tratto dal romanzo di Don De Lillo, con Adam Driver e Greta Gerwig; chiude il noir norvegese di Francesco Carrozzini «The Hanging Sun» con Alessandro Borghi, il più internazionale dei nostri attori. 

Tra concorso e fuori, gli italiani scendono in campo in forze. Luca Guadagnino, il primo dei cinque registi in gara per il Leone d'oro, gioca duro raccontando in «Bones and All» l'amore cannibale di una coppia di ragazzi in viaggio nella provincia americana: produzione Usa, protagonista Timothe Chalamet, divo lanciatissimo tra i giovani fan affiancato da Taylor Russell, ispirazione letteraria. Certo, non passerà inosservato. Ancora un'ambientazione a stelle e strisce per Andrea Pallaoro, un beniamino della Mostra: in «Monica» la trasgressiva protagonista, interpretata dall'attrice transgender Trace Lysett, attraversa la California per tornare dalla madre moribonda che un tempo l'aveva allontanata. Penelope Cruz e Vincenzo Amato sono, invece, i genitori in crisi di tre figli adolescenti nel film di Emanuele Crialese «L'immensità». La maggiore, Adriana, rifiuta la sua identità e vuole chiamarsi Andrea in una società - la Roma degli anni Settanta che cambia pelle sotto la spinta del boom edilizio - che non è ancora pronta ad accettarlo. Gianni Amelio, il veterano del gruppo, si ispira a un caso che scosse l'Italia conformista degli anni Sessanta per «L'uomo delle formiche», la storia del filosofo e poeta omosessuale Aldo Braibanti condannato a nove anni con l'accusa di plagio di un giovane allievo sottoposto dalla famiglia a devastanti elettroshock. Nei panni dello scrittore c'è Luigi Lo Cascio, molto somigliante, con lui Elio Germano e Sara Serraiocco. Il penultimo giorno della Mostra, infine, è dedicato a «Chiara» di Susanna Nicchiarelli con «l'amica geniale» Margherita Mazzucco nel ruolo della santa di Assisi, raccontata nei suoi entusiasmi e nei suoi sogni di ragazza. 

Finito? Certo che no. Nelle sezioni collaterali i film italiani sono almeno una ventina e quanto a generi e storie non c'è che l'imbarazzo della scelta. Così, in «Siccità» Paolo Virzì affronta con vena profetica un tema di grande attualità immaginando un'umanità impazzita in una Roma dove non piove da tre anni; Roberto De Paolis affronta la storia vera di una prostituta nigeriana in «Princess»; in «Ti mangio il cuore» Pippo Mezzapesa fa esordire Elodie in un western garganico ispirato alla prima pentita di mafia della zona; in «Notte fantasma» di Fulvio Risuleo Edoardo Pesce diventa un poliziotto alle prese con un giovane immigrato e in «Amanda» di Carolina Cavalli Benedetta Porcaroli vuole un'amica ad ogni costo in un film che subito dopo Venezia rappresenterà l'Italia a Toronto. Mentre Salvatore Mereu firma «Bentu», sull'amicizia ancestrale tra un vecchio e un bambino, e Roberta Torre manda alle Notti Veneziane «Le favolose», irriverente apologo in cui sette trans ricordano l'amica Antonia, sepolta dalla famiglia vestita da uomo. 

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Si comincia stasera con due divine, la presidente di giuria Julianne Moore (a proposito, nel gruppo che assegnerà i premi il cinema italiano è rappresentato da Leonardo Di Costanzo) e Catherine Deneuve, Leone d'oro alla carriera di massimo glamour. Cerimonia sobria condotta da Rocio Munoz Morales e niente cena di gala, per rispetto ai tempi bui che attraversiamo.

In sala il presidente della Camera Fico e il ministro della Cultura Franceschini nel loro ruolo istituzionale. E nei prossimi giorni, accanto alla compagna produttrice Francesca Verdini, dovrebbe affacciarsi al Lido anche il segretario della Lega Salvini. 

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