Jerry Calà: «Pronto a girare il mio nuovo film tra Napoli e Ischia»

L'attore premiato a Capri Hollywood

Jerry Calà: «Pronto a girare il mio nuovo film tra Napoli e Ischia»
di Alessandra Farro
Mercoledì 28 Dicembre 2022, 09:51
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Appena sbarcato sull'isola, Jerry Calà, 71 anni, si gode il titolo di «re della commedia», come da premio che «Capri, Hollywood» gli consegnerà nel galà in programma il 30 dicembre alla taverna Anema e Core.

Ma si sente un re della commedia, Calà?
«Essere premiati alla carriera sull'isola del cinema è un'emozione. Ho avuto già una grande soddisfazione nell'estate del 2021, subito dopo la riapertura dei teatri, festeggiando 50 anni di carriera con il mio Concert show all'Arena di Verona, spalleggiato da tanti amici e colleghi, da Mara Venier a Ezio Greggio, da Massimo Boldi a J-Ax. Oltretutto, io ho un grande rapporto con Capri. L'ho frequentata per tanti anni, devo a Christian De Sica e Aurelio De Laurentiis l'averla scoperta, poi me ne sono innamorato. L'ho frequentata tanto durante gli anni della relazione con Mara Venier, adesso era da un po' che ci mancavo, ma ho festeggiato qui molti compleanni, portandomi appresso tutti i miei amici. E ora mi è tornata la voglia di una vecchia abitudine che avevo anni fa: aprire l'estate in giugno, trascorrendo una settimana a Ischia e una a Capri».

E Napoli?
«A metà febbraio inizio a girare il mio nuovo film come regista, attore e cosceneggiatore insieme ad Edoardo Becchi: sarà ambientato proprio a Napoli e avrà un cast quasi interamente composto da attori partenopei, come la produzione con cui ho partorito il progetto, la Virgo Production, una casa indipendente.

Parte del film sarà girato nella zona flegrea, prevalentemente a Monte di Procida, poi il set si sposterà in Molise e poi si tornerà in Campania, a Ischia: ho accettato volentieri l'invito del Comune isolano, bisogna riprendere a parlarne non solo per la tragedia che da poco si è consumata. Mi piace che l'altro festival di Pascal Vicedomini, l'Ischia global fest, la ricordi come isola del cinema, cosa che era negli anni Sessanta e che potrebbe tornare ad essere, ha delle location naturali fantastiche».

Di che cosa parlerà il suo film?
«Per il momento non posso svelare né il titolo né il cast, ma la storia racconterà di una star - sarò io? Chi può dirlo - che viene rapita. Non vedo l'ora di iniziare a lavorarci: Napoli è il primo posto dove con i Gatti di Vicolo Miracoli nei primi anni Settanta abbiamo avuto un grande successo, al teatro Cilea del Vomero siamo stati in scena per una settimana con il tutto esaurito».

Intanto continua il tour di «Concert show».
«Ne sono stato molto assorbito, ho fatto 110 date in un anno. Quando verrò premiato qui vorrei avere la mia orchestra per proporre un viaggio musicale attraverso il quale ripercorro i miei 50 anni di carriera».

Nel 2019 è uscito per la piattaforma Chili «Odissea nell'ospizio» che riuniva i Gatti di Vicolo Miracoli, altre reunion all'orizzonte?
«È stata una bella esperienza con i Gatti e abbiamo fatto questo film divertendoci noi prima di tutto. Ero lì anche in veste di regista e questo ha ribaltato un po' gli equilibri interni. Ero sicuro che gli altri mi avrebbero sbeffeggiato come sempre, invece no, forse per l'aria seria con cui mi muovevo».

Da re della commedia: quale è lo stato di salute della comicità in Italia?
«Fare il comico da noi è diventato difficile, non puoi fare una battuta che subito c'è qualche associazione che ti attacca per aver offeso qualche categoria. Era meglio negli anni Ottanta, eravamo tutti più entusiasti della vita, avevamo più voglia di fare, anche la musica era migliore».

Nostalgico, si direbbe.
«Molto. Ma anche ai ragazzi di oggi piacciono i film che facevo un tempo perché è chiaro che allora ci divertivamo molto di più, c'era più entusiasmo. Possiamo considerarli come fotografie nitide di quegli anni, dai cafoni delle Vacanze di Natale ai rampanti di Yuppies. Oggi le condizioni economiche sono cambiate: un ragazzo non potrebbe più andare a vivere da solo, sopratutto con i prezzi di Milano. E, comunque, se rimangono a casa la colpa non credo sia di quelli che chiamano bamboccioni, ma dei genitori troppo protettivi».

La sua carriera sembrava destinata ad avere una svolta dopo «Diario di un vizio» di Marco Ferreri.
«Sì, peccato poi non essere riusciti realizzare di nuovo insieme un secondo progetto. Ma ho lavorato con Pupi Avati, con Marco Risi che aveva capito che potevo fare anche altro. Diciamo però che la mia parte comica ha avuto il sopravvento».

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