Venezia, il regista De Angelis: «Orgoglioso di essere italiano»

Favino nei panni di un eroe della seconda guerra mondiale

De Angelis e Favino
De Angelis e Favino
di Titta Fiore
Giovedì 31 Agosto 2023, 08:46
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Venezia

«In mare siamo tutti alla stessa distanza da Dio, a distanza di un braccio». Le parole di un naufrago russo salvato da un ucraino solo qualche mese fa nelle acque del Pacifico del Sud, Edoardo De Angelis ha voluto metterle in esergo al suo film «Comandante», la storia di un eroe italiano della Seconda Guerra Mondiale, Salvatore Todaro, che ieri sera ha aperto la Mostra del cinema tra un diluvio di applausi commossi e alla presenza del ministro della Cultura Sangiuliano. Come a dire, spiega il regista, che le leggi del mare sono eterne e immutabili: «Todaro era l'erede degli antichi romani che duemila anni fa navigavano sulle triremi e noi siamo eredi di Todaro. Ogni mio film nasce da un'ispirazione di natura emotiva, questa è una storia sulla forza di un uomo e sulla sua umanità, una dote che può salvarci tutti».

Salvatore Todaro, carismatico comandante del sommergibile Cappellini interpretato con grande bravura da Pierfrancesco Favino, durante una missione in Atlantico colpì e affondò la nave belga Kabalo ma prese a bordo i ventisei uomini dell'equipaggio nemico, dividendo con loro ogni centimetro di spazio utile, e li portò in salvo nel più vicino porto delle Azzorre, contravvenendo agli ordini del comando congiunto fascista e tedesco.

Al ruvido belga che gli chiedeva perché lo avesse fatto, rispose con semplicità: «Perché siamo italiani».

«Questa frase» dice il regista napoletano, «mi ha colpito profondamente. Non conoscevo Todaro e mi sono imbattuto per caso nella sua storia nel 2018, quando l'allora ministro dell'Interno Salvini chiuse i porti e l'ammiraglio Pettorino della Guardia Costiera la raccontò affrontando la questione con i mezzi della metafora». Da lì sono cominciate le ricerche, anche sui film di propaganda dell'epoca, e la collaborazione con Sandro Veronesi, coautore della sceneggiatura che poi è diventata un romanzo vero e proprio per Bompiani. La Marina Militare si è unita con entusiasmo all'idea e il progetto ha preso corpo, sostenuto da un impegno produttivo da quasi quindici milioni di euro di Indigo Film, O'Groove, Rai Cinema con Tramp Ltd., Vgroove e Wise Pictures che ha permesso di avere, come grandiosa scenografia, una copia del Cappellini in scala originale, 70 tonnellate di peso per 73 metri di lunghezza. «Quando abbiamo curvato la prima lamiera, in quel momento è cominciato il film» racconta con emozione il produttore Pierpaolo Verga.

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«Comandante», raro kolossal di guerra italiano, in sala l'1 novembre, gioca con la potenza del melodramma e la misura del racconto intimista, e in una storia di soli uomini affida a una figura di donna più volte evocata, la soave moglie del protagonista Rina interpretata da Silvia D'Amico, il compito di fare da ideale fil rouge. Dice Favino: «Per me Todaro è un magnifico esempio di coerenza, perché fece anche in altre due occasioni il gesto solidale che abbiamo raccontato nel film, e un esempio di complessità, l'aspetto che più cerco e amo in un essere umano. Cattolico praticante e spiritista, appassionato di filosofie orientali e militare convinto eppure capace di disobbedire agli ordini dei suoi superiori per una legge che sente più alta, quella che mette l'uomo al primo posto». Preoccupati di possibili letture politiche del film? «No», taglia corto De Angelis, «le reazioni di chi vede trascendono chi ha fatto materialmente il film. Spero solo che chi guarda convenga che esistono delle leggi eterne immutabili, come le leggi del mare, che non vanno infrante». E Favino aggiunge: «Nulla di creativo può mai nascere dalla paura, allora avrei dovrei aver avuto paura di interpretare un mafioso come Buscetta o un politico come Craxi. Sono consapevole che non si può piacere a tutti e se qualcuno resterà insoddisfatto, pazienza».

Alla fine della guerra solo 19 dei 119 sommergibili italiani si salvarono. Tutti gli altri, con i loro equipaggi, giacciono in fondo al mare sotto croci di corallo. Salvatore Todaro morì l'anno dopo l'impresa del Cappellini, colpito nel sonno da uno Spitfire inglese. Sua figlia Graziella Marina non lo ha mai conosciuto. Ieri sera era in sala ad applaudire con la figlia Jasmine, che ha messo a disposizione degli autori molti documenti inediti e privati. Il film si chiude sulla orgogliosa rivendicazione di italianità di Todaro. Cosa significa oggi essere italiani, De Angelis? «Da napoletano me lo sono chiesto tante volte, quando mi sono imbattuto in Todaro tutto mi è stato più chiaro. Perché per lui essere italiano significava portarsi sulle spalle duemila anni di civiltà, accogliere e non respingere, arricchirsi nella diversità. Ed io sono felice di condividere le sue idee».

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