Caterina Murino madrina a Venezia: «Voglio lasciare il segno»

«Sarò ambasciatrice dello stile italiano e indosserò le creazioni meravigliose dei nostri stilisti»

Caterina Murino
Caterina Murino
di Titta Fiore
Martedì 29 Agosto 2023, 08:30
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Sfolgorante Bond girl in «Casino Royal» accanto a Daniel Craig, attrice internazionale di cinema e di teatro, la carriera di Caterina Murino non si è fermata mai. Eppure il ruolo di madrina della Mostra di Venezia, che si apre domani al Lido, ha acceso intorno a lei una nuova curiosità. «Sarà un grande evento mediatico, capisco l'attenzione» dice. «E poi gli ottant'anni del festival sono una ricorrenza speciale, vanno festeggiati a dovere». Da anni l'attrice vive a Parigi, con il compagno avvocato e due gattini amatissimi, Ilithya e Hercule, gira il mondo per lavoro e disegna gioielli in filigrana secondo le tradizioni artigianali della sua Sardegna. A Venezia, spiega, spera di essere una madrina non convenzionale e «di lasciare il segno».

Cosa dobbiamo aspettarci?
«Mi auguro che il pubblico posso dire di aver assistito a un'inaugurazione diversa dal solito».

Di cosa parlerà?
«Dell'importanza del cinema nel mondo, soprattutto oggi che le immagini contano più delle parole, della difesa dei film di qualità, degli ottant'anni della Mostra.

Il discorso lo hanno preparato in Biennale, io l'ho tagliuzzato un po', per essere più agile».

Com'è cambiato il cinema dopo il Covid?
«Ha avuto un periodo buio, ma si sta riprendendo alla grande. Resta un mezzo straordinario».

Però in Italia le sale continuano ad essere in difficoltà, mentre in altri paesi, come la Francia, la ripresa è stata più veloce.
«In Francia c'è grande sensibilità per la tutela dell'audiovisivo, per esempio tutti i film stranieri pagano una microtassa parametrata all'incasso che aiuta il cinema d'autore nazionale. È un'idea semplice che potrebbe essere utile anche da noi».

E i contenuti, non contano?
«Non è un problema di idee, né di realizzazione. Anzi, il cinema resta fondamentale perché consente ad ogni paese di raccontarsi con il proprio alfabeto. Il cinema francese non è migliore di quello italiano, ma forse il pubblico d'oltralpe è più educato all'immagine. A Parigi ho sempre visto gente in coda per vedere un film o uno spettacolo teatrale, che può restare in cartellone anche quattro mesi. In Italia di solito non succede».

Cosa si aspetta da questo ritorno in Italia?
«Ma io non sono mai mancata! L'altra sera, per esempio, ero a Caorle con lo spettacolo “Al di là del fiume e tra gli alberi”. E ho tre film in uscita: “Generazione Net” di Andrea Biglione, “Good Vibes” di Janet De Nardis e “The Opera” di David Livermore. Non mi sento abbandonata dal cinema italiano, tutt'altro. Non faccio parte della rosa di attrici che si vedono spesso, ma sono molto richiesta dai giovani autori. Le loro storie sono le più interessanti. E poi ho avuto la fortuna di tornare sul set con Livermore per un film con effetti visivi e costumi pazzeschi che farà molto parlare di sé, ne sono sicura».

Spesso si dedica al teatro.
«Cerco di bilanciare correttamente la carriera, in Italia e all'estero, senza stancare il mercato. Essere desiderata è la cosa più importante per un'attrice. Subito dopo la Mostra, il 14 settembre, debutto a Parigi con “Trappola per un uomo solo”».

Cosa ha imparato dai suoi tanti viaggi?
«Sono grata a un mestiere che mi permette di vivere diecimila vite e mi fa conoscere culture tanto diverse dalla mia. È un arricchimento continuo».

Al Lido sarà anche l'ambasciatrice dello stile italiano.
«Certo, e indosserò le creazioni meravigliose dei nostri stilisti. In apertura e chiusura due abiti di re Giorgio Armani, e poi tante altre grandi firme. L'unica eccezione non italiana la farò per Jenny Packam, che veste Kate Middleton e ha vestito anche me nel film di James Bond».

Vedrà molti film?
«Il più possibile, ma ho chiesto alla Biennale di regalarmi due ore libere per visitare un gattile del Lido. Porteremo tante crocchette messe a disposizione da uno sponsor del corto animato di Caterina Melis contro l'abbandono degli animali che ho doppiato in francese, inglese e italiano. Caterina ha un piglio tutto suo, quasi newyorchese nel tratto, poco visto e molto interessante. Il cartoon potrebbe diventare una serie, l'idea c'è. Mi piace occuparmi degli animali. Quando ho ricevuto la telefonata di Alberto Barbera con l'invito a fare la madrina stavo giusto trasportando da un luogo all'altro un cagnolotto, una situazione molto poco glamour».

Come si è preparata alla serata di domani?
«Studiando e ristudiando il testo. Gli amici mi hanno aiutata suggerendomi di essere me stessa e basta. Farò così. Cercherò di essere una brava padrona di casa». 

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