Venezia Liliana Cavani: «Io, prima donna col Leone alla carriera: è ingiusto»

Il premio alla grande regista italiana

Charlotte Rampling e Liliana Cavani
Charlotte Rampling e Liliana Cavani
di Titta Fiore
Giovedì 31 Agosto 2023, 08:50
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Venezia

Liliana Cavani, novant'anni e non sentirli. La folla delle grandi occasioni è tutta in piedi per lei, l'applauso interminabile. In sala c'è mezzo cinema italiano, c'è il governo con i ministri Sangiuliano e Salvini, l'opposizione con Renzi, ci sono le istituzioni del Veneto e una folla di appassionati; sul palco la sua attrice feticcio, Charlotte Rampling di «Portiere di notte», pronuncia una appropriata laudatio e lei, la veterana tra i nostri registi, riceve a ciglio asciutto il Leone d'oro alla carriera, il massimo riconoscimento della Biennale.

Solo in un punto l'emozione le incrina la voce, e non è quando parla di sé. «Un'ultima cosa prima di andare via» dice. «Sono la prima donna a ricevere questo premio in ottant'anni di festival e non mi sembra giusto.

Ci sono altre registe e sceneggiatrici che stanno lavorando bene, al pari degli uomini, credo che la Mostra dovrebbe considerarle e dare loro un'opportunità. È necessario senz'altro un equilibrio in tal senso, mi auguro che il mio sia solo l'inizio di un vero cambiamento».

Applaude Luca Guadagnino, che avrebbe dovuto inaugurare questa edizione con «Challengers» se la produzione non avesse ritirato il film a causa dello sciopero degli attori e degli sceneggiatori di. Hollywood. Applaude il presidente della giuria Damien Chazelle, che appoggia quella rivendicazione sindacale e in pomeriggio si era presentato alla conferenza inaugurale con la scritta «Writers Guild on strike» in bella vista sulla t-shirt nera, e con lui la collega Jane Campion e i presidenti delle giurie collaterali Jonas Carpignano e Alice Diop e la madrina Caterina Murino solidale con i colleghi americani.
Cavani ha ricordato gli amati registi Ingmar Bergman, scoperto grazie alla passione di una madre cinefila, e Vittorio De Sica de «L'oro di Napoli» («se mi chiedessero di salvare un solo film, sceglierei quel capolavoro eterno»), ha ricordato i suoi esordi alla Rai come documentarista e come, da quei docufilm degli anni Sessanta, «Storia del Terzo Reich» e «La donna della Resistenza», trasse ispirazione per «Portiere di notte», il suo film più famoso.

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«Tutti quei materiali sul guerra visionati in mesi e mesi di montaggio mi segnarono, furono indimenticabili. E quando sento parlare di ritorno del fascismo e del negazionismo mi stupisco sempre dell'ignoranza che c'è in giro. La storia va studiata di più e meglio, la scuola non si è adeguata alla ferocia dei tempi e, incredibilmente, ci sono ancora guerre e dopo Hiroshima e Nagasaki gli arsenali sono ancora pieni di bombe atomiche».

A Venezia ha portato fuori concorso «L'ordine del tempo», prodotto da Indiana e Vision con Rai Cinema e in sala da oggi, ispirato a un omonimo saggio del fisico Carlo Rovelli.

Una riflessione sull'essenza della vita trasfigurata in una storia corale in cui una piccola comunità di amici, chiusa in una villa di Sabaudia, aspetta l'impatto fatale di un asteroide sulla Terra. Nel cast corale con Edoardo Leo, Alessandro Gassmann, Xenia Rappoport, Valentina Cervi, anche Claudia Gerini che dice: «È stata un'esperienza sinfonica, con tutti noi come su un'arca di Noè». Nel film sono le donne a fare la figura migliore. «L'intelligenza della donna è importantissima nella storia e tuttavia mai abbastanza raccontata» concorda Cavani. Il Leone alla carriera ha un significato speciale? «Il premio sta già nel fare questo lavoro, che mi piace da sempre».

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