Onorato & Horta, chitarre ponte
tra Napoli e Belo Horizonte

Antonio Onorato e Toninho Orta
Antonio Onorato e Toninho Orta
di Federico Vacalebre
Domenica 24 Novembre 2013, 17:09 - Ultimo agg. 19:08
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Peixe vivo Toninho Horta la ricorda tra le filastrocche della sua infanzia e la canta ora come una ninna nanna tenera, un amarcord da consegnare alle nuove generazioni. L’amico, e discepolo, Antonio Onorato gli risponde tirando fuori ’O marenariello e Palummella, frammenti di dna egualmente identitario (Le ho imparata da mio nonno, racconta il chitarrista di Torre). davvero un incontro, un dialogo tra culture e suoni questo From Napoli to Belo Horizonte (etichetta Sudmusic), sorta di viaggio su dodici corde, da un lato quelle di nylon del brasiliano, dall’altro quelle elettriche del talento newpolitano. In un rimpallo che non è mai schematico nè gara onanistica, i due non giocano a fare i virtuosi, ed esaltano melodie di brani delle rispettive tradizioni, misurandosi anche in originali: Antonio firma il pezzo del titolo e riscopre quella «Un grande abbraccio» che aveva dedicato proprio a Tonino, che risponde all’omaggio con «Canzone del Vesuvio» e tira fuori dal cassetto delle proprie partiture «My romance» e «Voce que nao vem».

Horta, signore dell’armonia e collaboratore di leggende della musica popular brasileira (Elis Regina, Milton Nascimento, Maria Bethania, João Bosco, Airto Moreira, Edu Lobo, Nana Caymmi, Flora Purim, Gal Costa, Sérgio Mendes, Chico Buarque, Joyce per dirne qualcuno) si concede anche alla voce, Onorato alla breath guitar. Il primo - si sente anche in questo cd - ha influenzato Pat Metheny, che a sua volta ha influenzato il musicista vesuviano, ma ora lo scambio tra di loro avviene alla pari, non ci sono gerarchie, di fama o di età da rispettare.

I due si erano già incontrati sul palco e in studio di registrazione, «lo seguivo da quando ero piccolo e sono stato sempre un grande ammiratore della sua musica e del suo modo unico di suonare la chitarra e di cantare le melodie», spiega il napoletano. Ci frequentiamo da oltre dieci anni, ma è stato solo durante il tour insieme di due anni fa che abbiamo pensato a un disco come questo. Anzi ci ha pensato Toninho, io non avrei mai osato». Conferma l’amico: «C’è feeling umano, oltre che artistico. E la musica brasiliana è sempre stata molto vicina a quella italiana per la similarità delle melodie e lo spirito allegro e creativo delle composizioni».

Napoli e Minas Gerais rimangono, intanto, lontane, pianeti incomparabili, anche se non è la prima volta, si pensi a certe cose di Pino Daniele, che sotto il Vesuvio si guarda al Clube da Esquina, il collettivo del Sudeste che ci ha regalato anche Milton Nascimento, Lô Borges, Fernando Brant, Márcio Borges e Wagner Tiso.
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