I Boomdabash tornano con Don't worry: «Viva Franco Ricciardi, neomelodico e urban»

I Boomdabash tornano con Don't worry: «Viva Franco Ricciardi, neomelodico e urban»
di Federico Vacalebre
Venerdì 4 Dicembre 2020, 09:00
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Reggae più pop, con un pizzico di autotune, ritornelli a presa rapida, «feat» massmediatici, coautori del rango di Rocco Hunt: dopo 15 anni, ed un numero imprecisato di tormentoni e tormentini, estivi ma non solo, da «Non ti dico no» con Loredana Bertè a «Karaoke con» Alessandra Amoroso, i Boomdabash mandano l'11 dicembre nei negozi la raccolta «Don't worry», anticipata dall'omonimo singolo («Un inno di speranza per restare lucidi in momenti difficili come questo»). Con lucidità, i quattro sanno di essere meno conosciuti delle loro canzoni, forse anche di aver sfondato nel mainstream dove non sono riusciti i più dotati Sud Sound System: così raccontano chi sono e da dove vengono, tra ritmi in levare e trucchetti radiofonici (non scordiamo che tra i quattro c'è un produttore del rango di Ketra). «La musica è stata la nostra ancora di salvezza», ricordano i figli di Mesagne, nel brindisino, «nel cuore della Sacra Corona Unita, la quarta mafia. Abbiamo conosciuto il vero coprifuoco: negli anni 90 dalle 21 tutti in casa: se uscivi lo facevi a tuo rischio e pericolo. Potevi trovarti in situazioni spiacevoli, pistole, agguati. La passione per la musica ci rendeva diversi. E questo non era accettabile dal crimine organizzato. Una notte ci rubarono tutta la strumentazione, dalle casse ai microfoni. Per sfregio e per darci una lezione, perché cercavamo un'alternativa, stavamo registrando il nostro primo disco. Ma ci siamo rialzati».

Con «Don't worry», tra i 22 brani altri due inediti, «Marco e Sara», «storia di due ragazzi di una provincia del Sud che ce la fanno comunque, grazie al loro amore», e «Nun tenimme paura» con Franco Ricciardi: «Lui è un grande, che come noi viene dal Sud, dal disagio, dal Meridione più bello e sconosciuto.

Lo seguiamo dagli inizi: ascoltiamo di tutto, anche i neomelodici, ma Franco è anche urban e ha un cuore grandissimo». Non sarà un caso che Gigi D'Alessio li abbia voluti nel suo ultimo album, tra i rapper newpolitani, per rileggere «Mon amour»: «Non vediamo l'ora di cantarla dal vivo con lui il 29 maggio dell'anno prossimo, Covid-19 permettendo, all'ex San Paolo di Napoli, che ora si chiamerà Maradona: sarà il nostro primo stadio». 

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