Enzo Avitabile canta in italiano: «Ma ho fatto cantare in napoletano anche Biagio Antonacci»

Enzo Avitabile canta in italiano: «Ma ho fatto cantare in napoletano anche Biagio Antonacci»
di Federico Vacalebre
Giovedì 7 Luglio 2022, 16:00
4 Minuti di Lettura

C'è nell'aria qualcosa di nuovo, anzi d'antico. Enzo Avitabile canta in italiano: «Siamo roba da pazzi/ Siamo fuori coi gatti/ Camminiamo distratti/ e sogniamo col lotto/ ci mangiamo le mani/ stiamo con gli africani/ e cerchiamo le scuse/ rimandiamo a domani». Il suono è la cosa più soul, ma anche più pop che gli sentiamo fare da almeno vent'anni, forse più. Ma poi arriva una seconda voce, e di antico non c'è più niente, Biagio Antonacci in napoletano non lo avevamo mai sentito: «Hey, so' sulo fatti miei/ si dico na bucia./ Hey, so' sulo fatti miei/ sarrà na malatia».

Che succede Avitabile? Da dove arriva questo ritornello, questo incontro con Antonacci, questo singolo, «Fatti miei», che esce domani?
«Da tempo volevo fare una cosa con Biagio, poi un giorno glielo ho chiesto.

A lui l'idea è piaciuta ed ho lasciato la palla nel suo campo: Comincia tu, gli ho detto».

E lui come ha cominciato?
«Dopo poco, insieme a un vino magnifico, mi ha mandato il pezzo quasi completo, a me non è restato che completare la melodia, il testo in napoletano, le calate...».

Sentiamo Antonacci: com'è nata questa alchimia?
«Nel 1983 uscì Meglio soul di Enzo, un musicista, un cantautore di raro talento. L'album era arrangiato da grandi musicisti, nato e prodotto in una città meravigliosa, Napoli, che da sempre amo alla follia. Quell'album fu per me - che, all'epoca, ero un ragazzo di 20 anni che suonava la batteria e sognava di cantare - una vera ispirazione. In quel disco c'era la melodia, la batteria, tutto quello che serviva per far crescere il mio sogno di fare questo bellissimo lavoro. Quando Enzo mi ha chiamato chiedendomi una canzone per il suo nuovo album ero felicissimo e ho scritto questo brano di getto, subito dopo aver chiuso il telefono: testo e musica in 10 minuti!».

Il titolo, «Fatti miei», non è una rivendicazione all'egoismo, però.
«No, non è una frase di chiusura, io e Avitabile siamo musicisti-sognatori, crediamo che la musica possa far compagnia alla gente, non risolverne i problemi, ma almeno essere momento di riflessione e di svago al tempo stesso».

Confermi, Enzo?
«Ma certo. È un modo per dire che quello che cantiamo è da prendere sul serio, di dire a chi ci ascolta: credimi che sono vero, pago io se ti dico cose non vere. È una sorta di invito alla sincerità».

Il suono è diverso da quello verace, etnico, da world music napulegna a cui ci hai abituati negli ultimi decenni.
«È vero, è più soul, anche se non proprio soul, ma ha quel mood. C'è però dentro anche un sapore popolare, tammurriante».

Parlaci di Biagio. Chi è per te?
«Un numero uno della canzone italiana. Mi ha accolto come un fratello. Ha talento e cuore, uno staff pazzesco, una professionalità ancor più pazzesca, una straordinaria onestà intellettuale, un linguaggio tutto suo».

A proposito, ma non avevi inciso durante il lockdwon anche qualcosa con Jovanotti, che intanto ti ha rivoluto nella carovana del suo «beach party»? Non è che è in arrivo qualcosa come «Black tarantella», l'album di «dialoghi, non duetti» di dieci anni fa in cui tra Pino Daniele e i Co'Sang facesti cantare in napoletano anche Guccini e incontrasti persino David Crosby e Bob Geldof?
«Non confermo e non smentisco. È presto per parlare dell'album, bisognerà aspettare settembre. Per ora c'è questo singolo».

Che esce nella stagione dei tormentoni.
«E noi abbiamo fatto uscire un pezzo... tormentato: perché così siamo Biagio ed io, così siamo tutti, impegnati in una difficile fase di ripresa, alle prese con una realtà cangiante, difficile, nuova. Veniamo da un'altra storia, da un'altra canzone, ma vogliamo anche restare in corsa. Non tanto per testimoniare una diversità, ma per continuare a parlare, a dialogare, con chi ci segue da decenni».

Ecco, mi sono incuriosito: che suono dobbiamo aspettarci dal disco che verrà?
«Pop. Soul. World. Napoletano. Figlio del mondo. Insomma, le cento facce che mamma Napoli e mamma Musica mi hanno regalato mettendomi al mondo e lasciandomi crescere». 

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