Giorgio Panariello e Marco Masini a Napoli: «Così ci scambiamo i ruoli»

«Vedrete Panariello a Sanremo e Masini a Zelig»

Giorgio Panariello e Marco Masini a Napoli
Giorgio Panariello e Marco Masini a Napoli
di Federico Vacalebre
Domenica 3 Dicembre 2023, 12:00
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Strana coppia quella formata da Giorgio Panariello e Marco Masini di scena domani a Napoli, teatro Augusteo? «Beh, strani lo siamo anche a prenderci singolarmente», sorride il primo. «Strana e imprevedibile», aggiunge il secondo.

Va bene, proviamo a raccapezzarci. Giorgio: te ne eri già andato in tour con Pieraccioni e Conte. Ci hai preso gusto a rinunciare ai tuoi soliti one man show?
«Sì, è bello condividere il palcoscenico, ma, attenzione, non basta essere toscani e amici perché la cosa funzioni, qui, come nello spettacolo a tre di cui parlavi prima, conta l'idea di partenza, più dei rapporti di partenza».

«Panariello vs Masini», dice il titolo. Marco: è davvero uno scontro?
«Anche: nel senso che ognuno invade il campo dell'altro, mette le mani nel mondo dell'altro.

Non è una cosa del tipo: lui fa un monologo, io canto un paio di canzoni, lui fa uno sketch... Proprio no».

E, allora, com'è Giorgio? Facciamo spoiler?
«Beh ci sono momenti esilaranti persino per noi. Penso al mash up tra “Disperato” e “I migliori anni della nostra vita”, del mio amatissimo Renato Zero. Mario il bagnino interviene rimpiangendo i tormentoni anni Sessanta e la loro spensieratezza. E, poi, tra me e Masini, sul palco succede di tutto, vengono evocati Bresh, Ernia, Lazza, Rkomi, ma anche Bonaccini e la Schlein».

Continuiamo, Giorgio: ti va?
«Non è tutto da ridere. Quando arriva una canzone come “Caro babbo” io, che non ho mai conosciuto mio padre, registro un messaggino telefonico per lui, che non lo sentirà mai».

Un'ultima anticipazione, Giorgio.
«Vedrete me a Sanremo e Masini a Zelig».

Pare di capire che Panariello canta e tu ti dai alle imitazioni, vero Marco?
«Sì, anche. Imito i Morandi, Tozzi e Ruggieri di “Si può dare di più”: registrai io la voce guida di quel pezzo, il primo provino, visto che i tre non potevano. E, già allora, lo feci imitando Gianni, Umberto ed Enrico. Ma poi, anche se non tutte le sere facciamo le stesse cose, imito anche Fred Bongusto e Riccardo Cocciante».

C'è un brano nel tuo repertorio, Marco, «Bella stronza», che oggi nella temperie anti-patriarcato causata dal dilagare dei femminicidi potrebbe risultare scabroso.
«È vero, ma quel pezzo non è mai stato capito per quello che è realmente, un'accusa all'abuso di potere maschile e maschilista, il racconto della psicologia dell'uomo che si arrabbia perché lei mette il culo sulla Ferrari di un altro, perché si vende al miglior offerente. Perde i freni inibitori, dice parole che non dovrebbe. Tutto comincia così, forse all'epoca non ci pensavo, era solo una canzone dell'uomo frustrato, tradito, beffato, lasciato. Oggi può assomigliare alla canzone del bravo ragazzo che poi così bravo non è. Oggi non la scriverei più, ma magari Cocciante non scriverebbe più “Bella senz'anima” e Totò non scriverebbe più “Malafemmina”».

Con chi altro avresti voluto andare in tour, Giorgio?
«È da tempo che sentivo l'esigenza di inserire un po' di musica nel mio show. Devo ringraziare Masini perché... dei tanti cantanti a cui ho chiesto di far parte del mio spettacolo è stato l'unico che ha detto sì: me lo ricorderò per tutta la vita. Ti confesso una cosa: avevo chiamato i Jalisse ma sono in due quindi costavano troppo. Comunque, tranquillizzatevi: mentre lui canta organizzerò una tombolata con ricchi premi».

Marco, tu invece hai mai pensato ad un altro partner?
«I Jalisse, ma credevano di essere impegnati con Panariello». 

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