Mostro, show alla Feltrinelli Express: «Non sono figlio di papà. Le parolacce? Solo un rafforzativo»

Mostro, show alla Feltrinelli Express: «Non sono figlio di papà. Le parolacce? Solo un rafforzativo»
di Francesca Cicatelli
Lunedì 11 Settembre 2017, 12:07
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Partiva senza idee chiare e la strada si è tracciata da sé. Ma c'è una cosa che l'ha reso sempre uomo nonostante sia una classe '92 ed è il desiderio di indipendenza, l'inquietudine e l'essere manager di se stesso da sempre. E' emerso anche lui dai social, investendo su se stesso anche economicamente e dopo svariati anni ce l'ha fatta ad approdare al grande pubblico. Il rapper Giorgio Ferrario alias Mostro, è noto ai più per aver formato un duo insieme al collega LowLow nei corridoi di scuola, fino ad entrare a far parte della scuderia dell'etichetta indipendente romana Honiro (quella che ha lanciato, tra gli altri, Gemitaiz, MadMan e Briga) e nel 2014 hanno pubblicato un EP congiunto, "Scusate per il sangue", promosso con il "Fight music tour". Si racconta nella videointervista a Il Mattino, insieme al suo manager Jacopo Lavecchia in arte James Honiro che l'ha scoperto su You Tube e ora lo produce e che racconta come farcela anche senza il sostegno di una major. Il rapper si è concesso per ore al serpentone di fan assiepato dinanzi la Feltrinelli di piazza Garibaldi a Napoli per il firmacopie del nuovo album "Ogni maledetto giorno", uscito il primo settembre con 12 tracce di hip hop, al punto che anche il "come stai tutto bene" del cantante è diventato un extrabeat campionato in loop, tra adolescenti in lacrime e madri arrese con disappunto ai gusti dei propri figli.    
 


Da cosa nasce Mostro?
«E' un soprannome che mi ha dato un amico quando mi dedicavo all'break dance».

Diverso dagli altri rapper: liceo classico e nessuna legame con la strada 
«Penso che ognuno poi abbia il suo colore. Non occorre per forza venire dalla strada. Ogni ragazzo affronta le sue difficolta a prescindere dal proprio ceto»

È un po' come essere il figlio di papà dei rapper?
«No perché? Certo non dico di avere un passato di strada con tutto quanto connesso ma non ho avuto neppure un passato regale, non è che vivo in un castello. I miei video me li sono sempre pagati da solo lavorando per investire su me stesso. Anch'io ho fatto la mia gavetta».

Autodefinito depresso. Perché?
«Sono una persona molto insoddisfatta sul lavoro e sul resto quindi sento sempre che mi manchi qualcosa per essere pienamente contento».

Capitolo genitori: come l'hanno presa?
«Mi stimano e mi spronano a continuare. Hanno visto che sono riuscito a trasformare una passione in un lavoro a tutti gli effetti e di conseguenza di spingono a fare sempre meglio».

Ripercorriamo gli esordi
«E' iniziato tutto per caso da contaminazioni degli amici e da approfondimenti di vari artisti. Ho iniziato emulando i compagni. L'incontro fortunato è stato con l'Honiro Label e da lì è tutto cambiato: mentre prima dovevo autopromuovermi ora finalmente qualcuno crede in me».

Come si decide di investire su se stessi, sui social e su un mondo da indipendente?
«Con spontaneità, portando la mia persona senza interpretare un personaggio»

Qualcuno contesta le troppe parolacce nei testi delle tue canzoni. Perché usarle?
«La parolaccia è una parola più forte, non è una cosa sporca. E' un rafforzativo. Questo è il mio modo di esprimermi, credo che il rap sia un genere diretto non ha bisogno di filtri».

Ispirazione: una stanza, un momento?
«Soprattutto una stanza, lavoro spesso da casa»

Se ti dico Rkomi? Come viene vissuto il confronto con gli altri rapper? competizione o collaborazione?
«Nel rap c'è competizione, c'è sempre un primo posto da conquistare
a me sono tutti simpatici però mantengo un'attitudine competitiva perchè voglio classificarmi primo in questo genere».

Come proseguirà la carriera ? Musica o studio?
«Mi sono iscritto all'università ma dopo due anni ho lasciato perchè ho iniziato a lavorare, sono arrivati i primi soldi e mi sono potuto permettere di lasciare gfli studi»

Perché la scelta di psicologia?
«Era l'unico argomento che mi interessava ma ora a quanto pare non più»

In futuro un cambio di genere?
«Ma non so fra tre anni magari mi dedico alla musica classica»
 

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