Mina, Celentano, Carrà, Pavone, Zanicchi:
questo è un suono per vecchi?

Mina con Celentano?
Mina con Celentano?
di Federico Vacalebre
Martedì 19 Novembre 2013, 16:27 - Ultimo agg. 17:04
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Da un un lato c’ l’Italia del rap, dei ragazzi dei talent show, dei producer digitali. Dall’altra la carica dei veterani: lutti e prepensionamenti non bastano a mettere in crisi una, anzi due, generazioni di fenomeni.



E la fine del mercato tradizionale spinge i protagonisti di ieri ad approfittare dell’ultimo effetto strenna possibile. Morandi («Bisogna vivere»), Zero («Amo - Capitolo 2»), Baglioni («ConVoi») e Pooh («Pooh box») non se vogliono andare, e non sembra davvero essere nell’anno 2013 oggi che nei negozi arrivano «novità» di Mina («Christmas song book»), Celentano («Adriano»), Raffaella Carrà («Replay»), Iva Zanicchi («In cerca di te»), Rita Pavone («Masters»), Lucio Dalla («Nevica sulla mia mano», prezioso box con quattro cd sul periodo di collaborazione con Roberto Roversi), Ivano Fossati («Decadancing tour», dvd con le immagini del ritiro dirette da Duccio Forzano), Enzo Jannacci («L’artista»), Giorgio Gaber (i 4 dvd del teatro-canzone racchiusi in «Le storie del signor G.»).



Se la tendenza dice che questo, anche discograficamente parlando, è un paese per vecchi, importanti, e non solo per «seniores», sono comunque i lavori della Tigre di Cremona e del Molleggiato.



Nostra Signora della Canzone fa propri dodici classici natalizi cesellandoli da par suo con gusto jazzy (arrangiamenti degli archi di Gianni Ferrio, gli ultimi prima della scomparsa del maestro), il raffinato quanto essenziale accompagnamento di Danilo Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino, e lo sfizio di una copertina autorizzata (come tutte le illustrazioni interne) dalla Disney per creare il personaggio di Mina Uack, paperina dalla voce sopraffina.



Tra «I’ll be home for Christmas» e «Jingle bell rock», «Silent night» e «White Christmas» spicca il duetto di «Baby, it’s cold outside» (canzone di Frank Loesser che valse nel 1949 a Ester Williams e Ricardo Montalban e al film «La figlia di Nettuno» l’Oscar per la miglior canzone) che finalmente ci consegna un Fiorello in versione da vero crooner.

«Cantare con lei è il punto di arrivo di una carriera. Mina mi ha fatto sentire per la prima volta un cantante», conferma il re degli showman, che ha trascorso con il Fantasma del Palcoscenico tre giorni a Lugano dopo essere stato contattato dal figlio Massimiliano Pani il 12 giugno scorso, alla fine dell’ennesima diretta streaming di «Edicola Fiore»: «Altro che improvvisazione. Stavolta ho provato tantissimo. Da Louis Armstrong ad Ella Fitzgerald, ho ascoltato tutte le versioni esistenti del brano. Massimiliano mi ha mandato il pezzo con la voce registrata di Mina ed io, per tutta l'estate, di tanto in tanto mi chiudevo da qualche parte e duettavo in solitudine con lei».



Poi ha raggiungo il buen retiro della Mazzini con la moglie Susanna e con la piccola Angelica. «È stata un'esperienza meravigliosa. Mina ha preso la bambina sulle gambe. In studio mi chiamava ”Rosa’” e mi dirigeva. Abbiamo inciso il pezzo in un’ora e mezza. ”Fai così, canta così”, mi diceva.



Ed io: ”Faccio quello che vuoi!”. Ha una pronuncia pazzesca, mi ha fatto anche da coach per l’inglese. Mina è Mina, la più grande cantante italiana del ’900 per me, per tutti, non me ne vogliano le mie amiche cantanti. Emana qualcosa che gli altri non hanno». La rivedremo mai? «Le ho fatto la corte per tanti show, ma stavolta non ho osato chiedere di più. È stato il primo incontro, spero non sia l’ultimo. Quando la incontri l’ultima domanda che ti viene in mente di farle è quella sulla sua assenza dalla tv. Lei non c’entra più niente con noi comuni mortali. È di un altro pianeta... Poi se vuole venire a trovarmi nella mia Edicola, io l’aspetto».



Celentano nel cofanetto antologico «Adriano» ha invece riassunto la sua carriera in 3 cd, un dvd con i concerti all’Arena, e 65 brani, di cui tre inediti: «Io non ricordo (da quel giorno tu)» di Giuliano Sangiorgi; l’endorsement per il Movimento Cinque Stelle di Grillo in «Ti fai del male», elogio dell’«onda nuova che è partita dal niente e come una valanga sta avanzando come un ciclone per abbattere il marcio della nazione»; «Mai nella vita» di Pasquale Panella e Riccardo Cocciante.



Il Savonarola ecologista, il pacifista senza se e senza ma, il ragazzo della via Gluck, il re degli ignoranti reclama la sua coerenza artistica e sociale tra ballate e rock’n’roll, «Azzurro» e «Ti penso e cambia il mondo», «Una carezza in un pugno» e «Svalutation». Nel 1970 sul retro di copertina del 45 giri «Viola» scrisse: «Caro amico, l’aria che stiamo respirando puzza di merda... però è moderna». La parolaccia gli costò una denuncia per offesa al pubblico decoro e una causa poi vinta, come ricorda l’apparato iconografico del box.



Perché, come azzardò Alda Merini in una lettera al rocker, «Adriano è come una Venere maschio che salta fuori dai cocci di una terra che sta andando a rotoli, di una terra che si vuole vendicare».
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