Musica, l'anno delle ragazze: ma è Geolier il pigliatutto

Tra i grandi vecchi Paolo Conte batte tutti

Annalisa ed Elodie
Annalisa ed Elodie
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Domenica 31 Dicembre 2023, 09:21
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Iniziamo dal compito più scabroso e perfido, quello dei flop: il 2023 non è stato certo l'anno di Kanye West, tra il concerto a Campovolo inseguito, spostato e annullato, proprio come l'album con Ty Dolla $ign; di Morgan, riuscito ancora una volta a mettere in ombra le proprie qualità musicali per non moderare la sua vis polemico-sgarbiana; di Achille Lauro, tra un documentario agiografico ed il Capodanno romano annullato: per scarsa vendita di biglietti, si sussurra. Tra le cose più brutte, non saprei come dirlo altrimenti, c'è il disco di canzoni natalizie di Gerry Scotti.

Venendo ai top, sul fronte del palco brillano i tour di Coldplay (con «Napule è» al Maradona tra i momenti da ricordare), del solito Vasco (applaudito anche a Salerno), di Ultimo, dei Pinguini Tattici Nucleari e del fronte del rap con il doppio «Marrageddon» (anche ad Agnano), il «Red Bull 64 bars live» per il secondo anno a Scampia, Travis Scott al Circo Massimo. Segnalazione meritatissima per The Weeknd e, ebbene sì, un giovanotto come Paolo Conte, che con il live alla Scala svetta prepotentemente anche nella nostra top ten dei migliori album del 2023: semplicemente perfetto, per scaletta, ritmo, poesia, concentrazione, è la migliore fotografia possibile di uno dei migliori repertori in circolazione in Italia.

Evitando, as usual, di ritrovarci inquadrati tra gli apolicalittici, e tantomeno tra gli integrati, più che rimpiangere i «belle tiempe e na vota» proviamo a tenere insieme le novità scalpitanti e i venerati maestri, il pop che scalda gli animi dei più e i tentativi di spostare le porte della percezione, di seguire l'augurio di John Cage che, come sempre, condividiamo con i lettori: happy new ears, buone nuove orecchie, e non solo perché i suoni sono stati già tutti consumati.

Tra i nuovi talenti nostrani protagonista indiscusso dell'annata è stato Geolier: «Il coraggio dei bambini» è il disco più venduto dell'anno e proietta la sua ombra sul 2024 tra il debutto a Sanremo (per i bookamer è il favorito (dato tra 3,65 e 4) e il doppio sold out allo stadio napoletano, con terza data da annunciare presto, un record assoluto, mai riuscito a nessun altro prima. Il suo flow sta riscrivendo contenuti e grammatica della canzone newpolitana, con una coscienza postgomorrista: «Nun ce vonne e ppalle a ffà e reate, ce vonno e ppalle a ffaticà». Con lui brillano Elodie («Ok respira» e «Red light), ormai sexy showgirl n. 1 (ma Annalisa proverà a rubarle il titolo dal palco dell'Ariston, o forse le chiederà una mano), ma anche, passando a un sound ben più coraggioso, Daniela Pes («Spira»), già Targa Tenco. Restando in Italia italiano da segnalare le conferme di un Vinicio Capossela politico come mai («Tredici canzoni urgenti»), Daniele Silvestri («Disco X»), Colapesce-Dimartino («Lux eterna beach»), Baustelle («Elvis», ma anche l'incontro con I Cani), più la rivelazione newpolitana dei Thru Collected («Discomoneta»).
Dalla città porosa arriva anche La Niña con la sua «Vanitas» da electrochanteuse, mentre tra i nomi su cui puntare metteremmo Ste, nigeriano-partenopea di Castel Volturno.

Sanremo ha lanciato Lazza e Tananai e confermato Mengoni, il live ha confermato il valore di Madame, «Chiamami quando la magia finisce» ed i sold out in concerto hanno trasformato l'autore re Mida Davide Petrella nella popstar Tropico. All'Ariston ritroveremo anche The Kolors, reucci dell'estate con la loro «Italodisco», e Big Mama che guida la carica delle rapper conscious, mucchio selvaggio in cui si segnalano anche le salernitane Zetas come Lina Simons, napo-nigeriana.

Il resto del mondo brilla di suoni anche divergenti: conforto ai rockettari arriva, più che dai Maneskin, pur protagonisti indiscussi dell'annata, ma per quantità più che qualità, dai Blur («The ballad of Darren») a PJ Harvey («I inside the old year dying»), dai Foo Fighters («But here we are») all'omaggio dylaniano di Cat Power che ha «rifatto» il concerto del 1966 di Sua Bobbittà alla Royal Albert Hall ed al soul fluido di Anohni («My back was a bridge for you to cross»). Ma continueremo anche ad ascoltare il neofreak Sufjans Stevens («Javeli»), l'urban poetry memore del Pop Group di Zion («Eye roll»), il pop ricercato (o la ricerca pop?) di Caroline Polachek («Desire, I want to turn into you»), le cosmogonie depressive di Yves Tumor in «Praise a lord who chews but wich does not consume (or simply, hot between worlds)», il rhythm and blues electromininalista di Kelela, la voce di Lana Del Rey in «Did you know that there's a tunnel under ocean blvd» e molti altri dischi, di successo e non. Affetto, anzi confessiamolo, devozione, ci obbligheranno ad esempio a non dimenticare di inserire in questo bilancio le «Canzoni da osteria» di Francesco Guccini (che tenerezza il Maestrone mai domo); il Bob Dylan straripante nel suo tour ma anche nella sua discografia archivistica, dal live al Budokan alle outtakes del 1993; i Rolling Stones di «Hackney diamonds», meno convinti dagli pseudoBeatles di «Now and then».

Passando dal particolare all'universale, non si segnalano capolavori forse, ma di sicuro gli stimoli sono tanti e decine sarebbero ancora i titoli di magnifici ripetenti e di debuttanti assoluti da segnalare. Non date audienza - do you know what I mean? - a chi vi dice che la musica è finita, che non ci sono più gli artisti di una volta, anche se il 2023 piange la dipartita di Tina Turner, Astrud Gilberto, Harry Belafonte, Ryuchi Sakamoto, Burt Bacharach, Tom Verlaine, Wayne Shorter, David Crosby, il poeta della tammorra Marcello Colasurdo, Jeff Beck, Gordon Lightfoot, Andy Rourke degli Smiths, Trugoy the Dove dei De La Soul, Gary Rossington dei Lynyrd Skynyrd... Non date audienza, però, nemmeno a chi vorrebbe pesare la musica soltanto in like, stream, dischi di platino e di silicio, nè a demonizza chiunque usi l'autotune, faccia trap, rap et similia.

A mediare le ragioni delle nuove generazioni e della nostalgia canaglia, del nuovo che avanza e dell'eterno ritorno si segnala che, se la musica in streaming la fa sempre da padrona, il supporto fisico, per l'esattezza il vinile, se la passa non malaccio, raggiungendo il livello di vendite più alto dal 1990: più 11,7%, toccando 5,9 milioni di unità (e 100.000 cassette, un revival ancora di nicchia).

C'è spazio per tutti in questo confuso universo sonoro che guarda all'intelligenza artificiale con paura, ma anche con stimolo. Anche per la canzone napoletana classica, che deve ancora essere promossa dall'Unesco tra i patrimoni immateriali dell'umanità. Non è mai troppo tardi. O no?
Intanto, che il 2024 suoni bene alle vostre/nostre orecchie, cancellando i rumori di guerra che nel 2023 le hanno fatte sanguinare, insieme ai vostri/nostri cuori.
 

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