Tra i rari prodotti canori italiani d'esportazione ci sono anche Guido e Maurizio De Angelis, alias gli Oliver Onions, «nome inglese perfetto per le nostre sonorità, ma soprattutto per il mercato internazionale a cui si rivolgevano i brani che scrivevano per il cinema. Non a caso quei film erano appannaggio di attori che si facevano chiamare Bud Spencer e Terence Hill, mica Carlo Pedersoli e Massimo Girotti, come all'anagrafe». I due fratelli romani di «Sandokan», «Orzowei», «Dune Baggy» e «Bulldozer», per dire solo i primi quattro titoli che ci vengono in mente, sono tornati: dalla seconda metà degli anni 80 avevano abbandonato, o quasi, la musica, facendosi produttori televisivi di successo («Elisa di Rivombrosa», «Incantesimo»), poi la morte di Bud Spencer li ha spinti ad organizzare nel 2016 un concerto in sua memoria a Budapest: «Sono venute 12.000 persone, commosse, trasformandoci in quello che non siamo stati mai, un gruppo dal vivo». E ora a rileggere i propri successi - 30 milioni di copie vendute nel mondo - in «Memorabilia», album in uscita domani, con complici come Tommaso Paradiso («Orzowei»), il vecchio amico Claudio Baglioni («Sandokan» con il violoncello di Tina Guo, solista favorita da Hans Zimmer), il tedesco Roland Kaiser («Santa Maria»), Elio e le Storie Tese («La la la la lalla (Coro dei Pompieri)», David Hasselhoff e, soprattutto, il compianto Bud Spencer («Banana Joe»).
Senza risentimento, i De Angelis bros confessano «che il successo, le hit parade internazionali ci hanno ripagato del fatto che le radio non ci trasmettessero perché non facevamo politica».
Memorabilia dei fratelli De Angelis, pardon degli Oliver Onions.