Plug, il rapper di 15 anni sotto contratto con la Columbia: «Vorrei durare a lungo»

Plug, il rapper di 15 anni sotto contratto con la Columbia: «Vorrei durare a lungo»
di Federico Vacalebre
Venerdì 22 Aprile 2022, 12:00
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Plug, al secolo Andrea Buono, è un quindicenne napoletano nato all'Arenaccia ma con casa al Vasto. Come tanti suoi coetanei ha trovato nel rap una via di fuga ad una città, un mondo, una società che gli sta stretta: «Volevo giocare al pallone, ma allenatore e compagni erano tutti prepotenti, non faceva per me», racconta lui, senza nemmeno chiamare in causa il bullismo, di cui pure è stato vittima. Da oggi quei compagnucci vigliacchetti di calcetto dovranno guardarlo con altri occhi: loro inseguono la palla su scalcagnati campetti di periferia, lui pubblica il suo primo singolo, «Soli», per la Columbia, etichetta del gruppo Sony che, complice Enzo Chiummariello, ha adottato il mucchio selvaggio dei rapper newpolitani. Di cui lui, il più giovane, potrebbe essere la mascotte.

«L'ho scritto un giorno che avevo litigato con i miei amici, che ero persino più solitario del solito», spiega: «Stare da soli ci ha fatto più forti, anche più stronzi, eravamo gli unici a quei tempi a credere nei sogni», rappa in un flow che non fa sfoggio di machismo, ma di sensibilità.

Inevitabilmente adolescenziale, ha persino nostalgia per il suo passato: «Avevamo poco, bastava poco per essere contenti... Scrivevo le rime sopra le scale del palazzo della city, tu le facevi sentire ai nostri amici», dicono i versi che non esagerano con l'autotune e gradiscono la curva melodica. «Il mio primo live risale a quando avevo 13 anni, mi esibii prima di Lele Blade a Poggiomarino», ricorda, «quando qualcuno ha iniziato a notarmi ripeteva sempre la stessa frase: È bravo, ma è piccolo, lasciamolo crescere». 

Intanto sono usciti pezzi come «'A sanne tutt quant», «Drink», «Saint Tropez», «Igos» e «Monet» con il già citato Lele Blade: «Ho scoperto il pittore impressionista a scuola, in terza media, mi affascinava, ho voluto approfondirne la storia, saperne di più». Già Plug non è il solito ragazzo rap di strada, anzi, studia al liceo musicale Margherita di Savoia: «Voglio capire come funziona la musica, amo il pianoforte, sogno a 18 anni di potermi permettere un concerto con una vera band». E a 30 anni? «Non vado così lontano con i sogni, ma mi piacerebbe essere ancora qui, che chi sarà adolescente allora si ricordi di me come di una voce generazionale».

Già, perché guarda lontano Plug, sa che un talento come il suo si può bruciare, ma se curato con rispetto può portarlo in alto: «La musica è un richiamo di famiglia», spiega: «Il nonno suonava in una banda, mamma cantava, papà faceva il dj», continua, e non sa, e non lo sapevo nemmeno io finché qualcuno non me l'ha ricordato, che qualche anno fa suo padre mi ha fatto ballare in un localino di via Aniello Falcone. 

Plug si muove tra (g)old school e suoni dei giorni nostri, dei suoi tempi verrebbe da dire. Poison Beatz firma la produzione del singolo d'esordio: «Lavoriamo bene, ci intendiamo al volo, dividiamo sogni e bisogni. Soli parla di me, ma anche di tanti miei coetanei, e ragazzi più piccoli e più grandi, che si sentono perduti nella massa, che hanno sensibilità che urtano con la vita sbandierata sui social, che cercano parole per raccontarsi e raccontare». Plug ha 15 anni, è nato all'Arenaccia e vive al Vasto: probabilmente ne sentiremo parlare tanto. «Sarebbe bello a lungo», aggiunge lui. 

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