Sanremo 2023, Davide Petrella re Mida dei testi: «E l'anno prossimo al festival ci vado anch'io»

«Primo e secondo posto al Festival in un colpo solo. Non so se è mai successo prima»

Davide Petrella con Cesare Cremonini e Fabri Fibra
Davide Petrella con Cesare Cremonini e Fabri Fibra
di Federico Vacalebre
Lunedì 13 Febbraio 2023, 12:00
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Primo e secondo classificati al Sanremo 2023 si presentano in conferenza stampa entrambi vestiti di arancione, ma sono uniti, oltre che da reciproca stima, da Davide Petrella, che firma testo e musica di «Due vite» come di «Cenere»: «Gli invidio i diritti d'autore Siae», scherza, ma non troppo Lazza. E Mengoni: «Io no, ma solo perché su quel fronte mi dò da fare da un bel po'. Ma Davide è un amico, non solo un grande autore, un vero creativo».

Napoletano, 37 anni, un passato nella band Le Strisce, oggi discograficamente noto come Tropico, è l'uomo dietro successi di Cremonini, Fedez e J-Ax, Fabri Fibra, Elisa, Mahmood, Marracash, Alessandra Amoroso...

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Soddisfatto, Davide?
«Potrei mai non esserlo? Primo e secondo posto al Festival in un colpo solo.

Non so se è mai successo prima».

Si è successo: ad Alberto Testa nel 1967 («Non pensare a me» e «Quando dico che ti amo»), a Franco Migliacci nel 1971 («Il cuore è uno zingaro» e «Che sarà»), a Cristiano Minellono nel 1985 («Se mi innamoro» e «Noi, ragazzi di oggi»), a Zucchero («Luce» e «Di sole e d'azzurro») nel 2001.
«Nomi e titoli eclatanti, direi che sono in ottima compagnia».

Te l'aspettavi? Mengoni era favorito da tutti.
«Si, ma io sono partenopeo verace e, quindi, ipermegascararamantico. Ci ho creduto solo all'annuncio. Sapevo, certo, di aver lavorato con due artisti forti e ho visto le ottime cose che hanno fatto sul palco».

Com'è nata la canzone regina di questa edizione numero 73?
«Per caso, stavamo cercando di scrivere un'altra cosa, un up tempo, con Davide Simonetta, un produttore con cui collaboro e che sta facendo ottime cose. A un certo punto è venuto fuori un arpeggio, che ci ha portati a una ballata. Abbiamo lasciato perdere l'up tempo e finito di scrivere la ballata, perfetta per Mengoni. Gli abbiamo fatto ascoltare un provino, ci abbiamo lavorato insieme e...».

Ma quale è il segreto del Petrella's touch? Come sei diventato il re Mida del pop italiano?
«Non lo so. Magari è la mia curiosità a pagare. Non sono un paroliere, lavoro all'intera filiera che sta dietro un brano: versi, musica, se possibile la produzione, l'arrangiamento. Quello che faccio mi viene naturale sin da bambino, ma mai avrei pensato diventasse il mio mestiere».

E ora?
«Torno a lavorare al mio disco».

Ma che differenza c'è quando scrivi per altri o per te stesso, con il nome d'arte di Tropico?
«È molto più facile, per me persino rilassante, lavorare a creazioni altrui. Quando lo faccio per me mi metto a nudo, entro nel tunnel, è più difficile e scabroso. Ho approfittato del periodo sanremese, in cui la discografia non pensa ad altro, per mettere mano al prossimo album: deve essere tosto. L'estate scorsa per la prima volta ho visto in tour che sto arrivando al pubblico anche come Tropico, non solo per le canzoni prestate a colleghi più famosi».

Con Le Strisce tentasti la strada di «Sanremo giovani»: era il 2011 e «Vieni a vivere a Napoli» aveva un testo in qualche modo polemico. Oggi Amadeus ti prenderebbe al volo tra i big, immagino. Ci farai un pensierino?
«Ce l'ho già fatto, l'anno prossimo ci provo. Amadeus ha portato in gara cose che prima mai sarebbero passate per l'Ariston: penso a Colapesce-Dimartino, Giovanni Truppi, i Coma_Cose, La Rappresentante di Lista... Il mio album uscirà per la Numero 1, l'etichetta che fu di Lucio Battisti che la Sony sta rilanciando: appena sforno il pezzo adatto lo metto da parte e... appena possibile lo propongo ad Amadeus».

Con chi scrivi meglio? Per chi scrivi meglio?
«Con tutti, per tutti. Mi piace, non mi metto soggezione di un divo, non prendo sottogamba un ragazzo. Posso imparare da Blanco come da Vasco Rossi». 

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