Sarafine, vincitrice di X Factor: «La mia vita ricomincia da qui. La mia fisicità non mi interessa, ma adoro Elodie»

«Non ho avuto nemmeno il tempo di ubriacarmi». A 24 ore dalla vittoria a X Factor, il talent di Sky dove ha trionfato giovedì sera con il brano Malati di gioia, la vita di Sara Sorrenti in arte Sarafine è già cambiata

Sarafine, vincitrice di X Factor: «La mia vita ricomincia da qui. Adoro Elodie, ma la mia fisicità non mi interessa»
Sarafine, vincitrice di X Factor: «La mia vita ricomincia da qui. Adoro Elodie, ma la mia fisicità non mi interessa»
di Ilaria Ravarino
Sabato 9 Dicembre 2023, 07:08 - Ultimo agg. 10 Dicembre, 12:34
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«Non ho avuto nemmeno il tempo di ubriacarmi». A 24 ore dalla vittoria a X Factor, il talent di Sky dove ha trionfato giovedì sera con il brano Malati di gioia, la vita di Sara Sorrenti in arte Sarafine è già cambiata. Il primo passo da fare è «scegliere il team. Devo trovare qualcuno che mi aiuti a organizzare i concerti e poi mettere in piedi un incontro con la Warner. Ho preso il numero di Fedez e di Dargen, chiederò qualche consiglio a loro. Ma prima devo tornare in Calabria a trovare il mio cane».

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Sarafine, la formazione

Trentaquattro anni, nata a Salerno da papà siciliano e mamma campana, ma cresciuta in Calabria a Vibo Valentia («Papà aveva casa lì»), Sorrenti ha una famiglia che definisce «normale», senza legami con la musica: i genitori pensionati, entrambi con un lavoro in banca, il fratello (inquadrato spesso dalle telecamere di X Factor mentre la incoraggiava) imprenditore nel campo della ristorazione. «Dopo la laurea sono andata a Londra per imparare l'inglese, poi ho lavorato in un centro commerciale, ma in Italia faticavo a trovare stabilità professionale.

Un amico aveva fatto un master in private equity (investimenti finanziari, ndr) in Lussemburgo e mi ha consigliato di fare lo stesso: così ho trovato il primo lavoro, e per tre anni e mezzo ho fatto la consulente per la fiscalità internazionale».

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Il lockdown

Il Lussemburgo, però, le andava stretto: «Ero infelice. Così ho cambiato e mi sono spostata a Bruxelles. Lavoravo sempre in ambito fiscale, ma intorno a me avevo una città aperta, con una scena musicale vivace. E dopo sei anni, durante la pandemia, ho ripreso a suonare». Complice il lockdown, Sarafine ha imparato da autodidatta i rudimenti della musica elettronica: «Mi sono iscritta a un corso di produzione per imparare a usare il software, poi ho iniziato a smanettare. In un negozio di musica ho conosciuto un ragazzo, Massimo, che suonava il sintetizzatore. È lui che mi ha insegnato tutto». La decisione di mollare il lavoro («Quando mi sono licenziata hanno fatto una call internazionale: dicevano che mi aspettavano col Grammy in mano, che ansia») arriva dopo un percorso di riflessione personale e di terapia. «Quello che facevo per vivere non corrispondeva a quello che ero veramente, ero nel mezzo di una crisi esistenziale».
Il suo nome, Sarafine, «è un mix tra Sara e la parola "fine", intesa come un nuovo inizio. Quando ho capito che nella vita volevo fare l'artista, mi sono tatuata un uroboro (un serpente che si morde la coda, ndr) e ho tentato X Factor». Adesso per lei è il momento della verità: «Ho ancora un appartamento a Bruxelles: ci tornerò nonostante ci sia stato un attentato proprio sotto casa mia. Cosa penso delle cantanti che espongono il loro corpo? La mia fisicità non mi interessa. Ma adoro Elodie: è una figa pazzesca».
 

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