Manfredi, elogio di Napoli a Sanremo: «È la città della musica»

Il sindaco e la presenza al festival di Geolier, The Kolors e BigMama: un riconoscimento alla creatività

Geolier e Manfredi
Geolier e Manfredi
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Domenica 4 Febbraio 2024, 09:33 - Ultimo agg. 5 Febbraio, 07:28
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«Geolier l'ho incontrato, e premiato, più volte. The Kolors li abbiamo avuti sul palco di piazza del Plebiscito a Capodanno. A rappresentare la Campania c'è anche BigMama. La presenza di Napoli e della nostra regione è importante per qualità e per quantità, un riconoscimento alla creatività musicale di una città che è tornata ad essere la città della musica». Parole del sindaco Gaetano Manfredi, per una volta nei panni del recensore musicale.

Iniziamo dalla diatriba sul dialetto innescata da «I p'me tu' p' te» di Geolier?
«La questione della purezza della lingua è antica, ma Geolier usa uno slang, come fanno i rapper americani, francesi...

di tutto il mondo. È una nuova espressione, che non mette in discussione quanto ci hanno lasciato i grandi poeti del passato, ma dà voce ai giovani, anche delle periferie. È un importante contributo all'espressione delle nuove generazioni, opera di un ragazzo che in pochi anni ha scalato la vetta: prima di lui mai un artista aveva prenotato lo stadio Diego Armando Maradona per tre giorni».

Due già sold out, il terzo poco ci manca.
«Sì. E mi piace sottolineare che dietro quei concerti c'è gente che lavora, c'è un indotto. Quando parliamo di città della musica parliamo anche di lavoro, della possibilità che la creatività vada a braccetto con la creazione di nuove professionalità, che la crescita culturale si sposi con opportunità economiche. Questi ragazzi sono esempi positivi, spesso l'arte nasce nei contesti più difficili, parte come sfogo e poi diventa qualcosa di più grande e importante, come nel caso di Geolier, non a caso seguito in tutta Italia, sino a diventare l'artista più venduto del 2023».

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Al Maradona non ci sarà solo Geolier.
«No, anche Peppe Iodice, i Negramaro che iniziano dal Sud per poi far rotta verso il Nord con il loro tour, invertendo abitudini inveterate. E Nino D'Angelo, e Ultimo che torna. E Mengoni ha già annunciato la sua data per il 2025».

A proposito: un uccellino parla anche del ritorno di Vasco Rossi per l'anno prossimo.
«È vero, la trattativa è aperta. Sapere di poter contare sull'uso dello stadio per un periodo preciso permette di programmare: i Coldplay che hanno scelto Napoli sono stati un bel testimonial».

Poi c'è piazza del Plebiscito: con gli otto concerti di Gigi D'Alessio e le trattative con Renato Zero e Tropico. Roger Waters sembra sfumato.
«Vogliamo concentrare luoghi e periodi. Con l'uso degli spazi all'aperto - c'è anche l'ippodromo di Agnano: l'esperimento di "Marrageddon" è stato positivo e non resterà senza seguito - Napoli ha ritrovato una centralità nella mappa delle grandi tournée e offerto spazi privilegiati ai suoi tanti artisti».

Resta il problema dell'indoor, degli spazi al chiuso. Baglioni, ad esempio, ha iniziato il suo tour d'addio e passerà per Eboli, PalaSele, dal 13 al 15 febbraio, non per Napoli.
«Serve un palazzo per gli eventi, stiamo ragionando dove farlo sorgere, se nell'aria Est o in quella Ovest. Entro i primi mesi di quest'anno decideremo e poi cercheremo di farlo sorgere al più presto: 10-12.000 posti, per la musica, gli eventi sportivi».

«Napoli città della musica» è uno degli slogan della sua amministrazione.
«Più che uno slogan, e un portale, e una programmazione è un riconoscimento di una cifra distintiva storica e contemporanea, in grado di offrire occasioni di intrattenimento di alta qualità, ma anche di generare coesione sociale, senso di appartenenza, innovazione e sviluppo, nonché importanti ricadute professionali ed economiche sul territorio. Abbiamo scommesso anche sui giovani, sugli emergenti, non solo sui grandi nomi. E la programmazione ha riguardato e riguarderà tutti i generi musicali e soprattutto tutti i quartieri».

Ma il sindaco Manfredi guarda Sanremo?
«Certo e ricordo da bambino che impressione mi fece il Lucio Dalla di "4/3/1943": andò male con i voti, ma la canzone è rimasta nel tempo. Come la grande canzone napoletana. Ecco Napoli a Sanremo è il gemellaggio tra due grandi città della musica».

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