Sanremo 2023, la prima pagella delle 28 canzoni: Colapesce-Di Martino al top, che bravi Madame e Marco Mengoni

Le canzoni parlano, quasi tutte, d'amore, sia pur perduto, precario, rimpianto

Amadeus è il nuovo re di Sanremo
Amadeus è il nuovo re di Sanremo
di Federico Vacalebre
Lunedì 16 Gennaio 2023, 16:51 - Ultimo agg. 17 Gennaio, 08:20
9 Minuti di Lettura

Ventotto canzoni di fila, sia pur con un breve intervallo per la pausa pipì/caffè, ucciderebbero chiunque, non a caso gli ascolti dei concorrenti al Sanremo 2023 iniziano con un pezzo che si intitola «Quando ti manca il fiato». Ci vuole un fisico bestiale, il Festival di Amadeus è persino più extralarge di quello del Baudillo, ma il catalogo è questo e non ci resta che ballare, anzi giocare. Il gioco assurdo delle pagelle al primo ascolto, il gioco sadomaso del giudizio senza pregiudizio ma pronto ad essere corretto appena le canzoni si faranno ascoltare dal palco dell'Ariston. Questa, allora, la prima pagella - non sparate sul recensore, please - delle canzoni del Sanremo prossimo venturo. Ai posteri, anzi alla serata inaugurale del 7 febbraio la prima, ardua, sentenza. Quel che certo è che le canzoni parlano, quasi tutte, d'amore, sia pur perduto, precario, rimpianto. Che l'attualità è assente nelle sue dimensioni più macro - la guerra, la pandemia, la crisi, il governo Meloni, le bollette - ma poi ricompare nel commento di una quotidianità perplessa, sempre più fluida, ma anche sempre più spaventata: nel Festival delle metacanzoni (ma anche delle canzoni a metà che la qualità non brilla) la metafora più diffusa è quella dell'ultima canzone (Giorgia, Mengoni). E il tema vincente, trottolini amorosi a parte, è il disagio mentale. 

Video

Gianluca Grignani: «Quando ti manca il fiato»

Voto: 6 

Ballata rock battistiana e fortemente autobiografica, ma troppi archi vestono una canzone  cruda. Primo tempo: «Mio padre era uno dei tanti/ ma era il mio eroe quando sorrideva/ vivevamo ancora insieme/ questo li ricordo bene». Secondo tempo: «Dopo vent'anni dalla terra dei ricordi/ mi chiamano/ Ciao papà, come va Gianluca?/ Ma no che non sto male/ quando succederà/ tu verrai o no mai mio funerale?/ tu verrai o no?». Terzo rempo: «Ciao papà o addio papà/ questa canzone te la canto adesso/ perché tu sappia che ti amo lo stesso/ e per il resto ognuno giudichi se stesso». 

Colapesce-Di Martino: «Splash»

Voto: 7 e mezzo 

Profumo di Lucio Battisti, ma anche di Enzo Carella in una strana confessione amorosa che vola alto rispetto alla media di questa edizione senza inseguire il bis del tormentone «Musica leggerissima». «Ma io lavoro per non stare con te/ preferisco il rumore delle metro affollate/ a quello del mare/ ma che mare mare mare/ come stronzi a gallerriare». Un autosabotaggio amoroso sino al'epilogo finale, non si sa quanto drammatico, potrebbe essere persino un suicidio, con tanto di citazione di Modugno: «Per non sentire il peso delle aspettative/ mi tufo nell'immensità del blu. Splash».

Articolo 31: Un bel viaggio

Voto: 5 e mezzo

«Io e te scappati da un quartiere velenoso/ a differenza loro l'abbiamo trasformato/ l'eternit in oro»: J-Ax e Dj Jad si raccontano senza peli sulle lingue resuscitando lo spaghetti funky, con un occhio agli 883, però: «E poi ci siamo odiati davvero/ lei ti ha lasciato e ridevo/ Tua mamma è volata in cielo/ e al funerale non c'ero... Quindi l'orgoglio si fotta/ siamo stati due coglioni/ infatti funzionamo in coppia». Morale della reunion: non volevamo crescere, che ansia e stress, però è un bel viaggio. Che continuerà anche dopo Sanremo? E per quanto? 

gIANMARIA: «Mostro»

Voto: 5  e mezzo 

Fedele a se stesso, il giovane divo urban si confessa in famiglia: «Ma che ti sembro un mostro? Guarda che sono a posto/ che mi sono perso/ ero solo distratto/ da me».

E il pezzo funziona.

Anna Oxa: «Sali»

Voto: 5 

Bianconi, Kaballà e Zanotti autori con lei, un crescendo che porta all'urlo «Libera l'anima/ come rondini la sera». Ambizioso, orchestrale, spirituale, una vocalità importante ed estrema attesa alla prova dal vivo. Le radio la ignoreranno.

Mr. Rain: «Supereroe» 

Voto: 4

Banal trap senza brio: «Il cuore è un'armatura/ ci salva ma si consuma» nel primo dei tre brani che parlano di disagio mentale.

Rosa Chemical: «Made in Italy»

Voto: 5 e mezzo 

Trap neomelò con inserti electroswing in un azzardo di sovranismo fluido, di fluidità sessuale sovranista, dove tutto è made in Italy, compreso il sesso, anche se perverso e con il rossetto. A proposito di metacanzoni: «Sono un bravo cristiano/ ma non sono cristiano/ Tu vuo' fa l'americano/ ma voglio morire da italiano... Io voglio una vita come Vasco/ strringere la mano a Celentano/ ti voglio nuda con il calzino bianco».

Giorgia: «Parole dette male»

Voto: 6 

Una ballad che si tinge di soul, ancora la canzone come metafora di una relazione finita («e tu alla fine eri una bella canzone/ che non si può ascoltare a ripetizione»). La voce viene da un altro pianeta, alcuni legati finali, alcuni respiriti, alcuni accenti soul sono così magistrali che tra 28 canzoni si perderanno, ma il ritornello, la storia/amarcord resta come le ultime parole di quell'amore/canzone, «quelle dette male, maledette».

Lda: «Se poi domani»

Voto: 5

Dalla trap alla canzone melodica anni Settanta, al filone neoromantico, pensando alle trottoline amorose coetanee. 

Lazza: «Cenere»

Voto: 6 

Petrella e Dardust coautori, un campionamento black che regge un andamento trap spinto e convincente firmato da uno che ha «visto un paio di inferni alla volta» e si trova costretto a chiedere alla sua tipa, ormai quasi ex: «Ti prego abbassa la voce o da sta casa ci cacciano proprio/ ormai nemmeno facciamo l'amore/ direi che facciamo l'odio».

Ariete: «Mare di guai»

Voto: 5 

Calcutta e Dardust per autori, ma si può dare di più nel racconto di una storia d'amore, melodico ma pian piano innervato dal ritmo: in «quel giardino che ho dentro innaffiavi il cemento».

Sethu: «Cause perse»

Voto 4 

Banal trap ad alto andamento ritmico. «Forse sono solo sadico/ e ho una testa di merda/ ma qui fuori è una guerra/ è una guerra»: una frase così non basta per fare una canzone, ma almeno è gridata come troppi vorrebbero fare ed invece se lo tengono dentro. «Brucio questi anni come se non li avessi/ come siga spente sui polsi».

Tananai: Tango

Voto: 4 e mezzo 

Paolo Antonacci tra gli autori. Il pensiero triste che si balla non c'entra, il sesso qui non è occasionale («Ridevamo di te che mi sparivi nei jeans») ma è comunque hot. Colonna sonora Sting e non Gardel: «Eravamo da me/ abbiamo messo i Police/ era bello finche ha bussato la police». Un brano melodico da generazione precaria «sotto la scritta al neon di un sexy show». 

Levante «Vivo»

Voto: 5 e mezzo 

«Vivo un sogno erotico/ la gioia del mio corpo è un atto magico. Vivo il male, vivo il bene, vivo come piace a me. Vivo il digitale, vivo l'uomo e l'animale, vico l'attimo che c'è, vivo per la mia liberazione». Molto voce, ritmo spinto per un pezzo scritto dopo la più classica delle depresssioni post parto. 

Leo Gassmann: «Terzo cuore»

Voto: 6 

La griffe di Riccardo Zanotti pinguinizza il giovane Gassmanm, indi, postcremoniniano, alla ricerca del terzo cuore, non bastasser il terzo occhio o  il terzo orecchio: «Penso di avere talento/ per trasformare le sfide in sfighe». Pop postcremoniniano, sound pinguinizzato.

Modà: Lasciami

Voto: 5  

«Ma che giorno è/ il primo giorno senza te. Ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me», ma qui non è come sembra: Kekko Silvestre non canta a/di una donna, ma alla sua depressione, «con la nostra canzone e un bicchiere con dentro il tramonto». Pop rock melodico ed elettrico, fedele alla band

Marco Mengoni: «Due vite»

Voto: 6 e mezzo 

Petrella coautore di testo e musica: «Siamo un libro su un pavimento in una casa vuota che sembra nostra». E, poi, «se questa è l'ultima canzone e poi la luna esploderà». Mengoni ci dà dentro guardando anche alla vittoria sanremese con un ritornello che fa il suo dovere: «E ci siamo fotturi ancora una notte fuori al locale e memo male».

Shari: «Egoista»

Voto: 5 

Clona Madame, Salmo tra gli autori, vuole solo qualcuno da amare per poi fargli del male. «Ti sembra normale guardarmi così/ che neanche mi accorgo e sei dentro i miei jeans», jeans che quest'anno qui si portano molto per far sesso, fluido e non. Non originalissima, ma musicalmente funziona.

Paola e Chiara: «Furore»

Voto: 4 

Otto autori, comprese le sorelle Iezzi. Tunz tunz e poi basta, ballando come se fosse «l'ultima canzone».

Cugini di Campagna: «Lettera 22»

Voto: 5 

La Rappresentante di Lista mette in scena un immaginario complesso, meno falsetto e più Pooh style, ma almeno in scena le zeppone trash non mancheranno.

Olly: «Polvere»

Voto: 4 

Trap velocissima. E senza spunti.

Ultimo: «Alba»

Voto: 6 

Un pianoforte, il battito del cuore che scandisce una fantasia romantica, un talkin' di San Basilio che si apre piano piano sognando di credere «ai sorrisi come i comici». Poi la voce spinge, sale, ricercando più l'intensità che l'originalità.

Madame: «Il bene nel male»

Voto: 7 

Il ritmo è sostenuto, viene voglia di ballare, il dialogo sulla fine di una passione eè egualmente spietato: «Amore, fra tutti/ hai pagato il mio corpo a parole/ dolci/ Sarò una puttana/ ma sei peggio di me/ perché di tutto quello che ti ho dato/ potevi tenerti tanto tanto tanto»

Will: «Stupido» 

Voto: 4

I versi ci sarebberi pure - «Siamo ferite che ballano», «Volevo fare il poeta, ora l'essere umano» - non fossero slegati su di loro ed adagiati su una base che poco dice.

Mara Sattei: «Duemilaminuti»

Voto: 6

Suo fratello Thasup (Davide Mattei) e Damiano David dei Maneskin firmano una canzone d'amore tossico in crescendo: «Pensavo di poter guardare le cose da un punto diverso/ però il tuo riflesso non cambia/ non entri mai nel mio universo».

Colla Zio: «Non mi va»

Voto: 4 

Dispiace mettere voti bassi ai giovani, ma... «Bimba lo sai che la mia lingua è un mitra/ parlo male e ti  mordi le dite/ non ho fame finché non sei sfinita/ minchia».

Coma_Cose: «L'addio»

Voto: 6 

La canzone dell'amore che non si vuole perdere, che resiste alla quotidianità, anche a quella del fare musica insieme come nel caso del duo: «E sparirò ma tu promettimi che/ potrò sempre tornare da te/ Se mi dimentico me, com'ero»/ quando l'orgoglio era ancora intero/ e comunque andrà/ l'addio non è una possibilità».

Elodie: «Due»

Voto: 5 

Cassa dritta, suoni black, un pezzo radiofonico e da club, ma andrà riempito sul palco per riuscire a farsi notare in una notte amara («dagli occhi cola il Niagara»).

© RIPRODUZIONE RISERVATA