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Sanremo, Lda è il più giovane: «Perciò voglio godermela»

Luca D'Alessio, 19 anni, è l'unico napoletano in corsa al festival

di Federico Vacalebre
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 27 Gennaio 2023, 08:37 - Ultimo agg. : 15:19
5 Minuti di Lettura

Il più giovane, ma anche l'unico napoletano in gara quest'anno, è lui: Lda, acronimo di Luca D'Alessio, 19 anni: «Se è un sogno non svegliatemi, vi prego», scherza ma nemmeno troppo lui, 60 milioni di streaming, un successo come «Bandana» e un cognome ingombrante.

Papà, orgogliosissimo di te, mi dice che evita di mettere becco nelle tue scelte artistiche, di darti consigli: «Deve crescere a forza di porte sbattute in faccia».
«È vero, è il mio primo tifoso, ma l'unico consiglio che mi ha dato è di godermi il Festival. Il mio cognome mi sembrava un peso, mi nascondevo dietro le iniziali, ma sempre essendone fiero. Mio padre ha fatto la sua strada ed io sto facendo la mia. Di porte in faccia ne ho prese abbastanza, soprattutto agli inizi. Non lo dicevo a papà e mi presentavo dai produttori per farmi ascoltare: dicevano che non avevano tempo, io non usavo il mio cognome come una scorciatoia. Non ho mai usato la sua faccia per avere successo: ho usato sempre la mia. Non sono il figlio di... ma Lda, che sta imparando anche a essere meno timido e far sentire la voce di Luca, come la pensa Luca».

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Come la pensa il Luca di «Se poi domani», il brano con cui sei in gara?
«Ecco, il pezzo è autobiografico, è nato dopo una notte no. Mi sono svegliato che dovevo incidere un pezzo reggaeton, ma ho detto a mio cugino Checco D'Alessio che avevo cambiato idea, ci siamo messi in studio con la chitarra e in mezz'ora è nato tutto: strofa e ritornello, melodia e testo. La portavo dentro, dovevo solo tirarla fuori».

Checco firma il pezzo con te e, per la musica, con Alessandro Caiazza.
«Lui mi conosce bene e, poi, in famiglia esce tutto meglio».

Che cos'era successo per spingerti a questa ballad romantica («E mi manca disegnare con lei sulla spiaggia/ due iniziali in un cuore di sabbia/ che ormai non ci son più»), lontana dalla tua produzione, più melodica, lenta, persino sanremese?
«Resto pur sempre un timido ed eviterei di mettere in piazza la mia vita privata. Diciamo che ero reduce da un'incomprensione».

E, da timido, hai deciso di risolverla dal palco più importante d'Italia?
«No, la vita non si risolve con le canzoni, ma ho capito subito che era adatta al Festival, ho proposto solo quella ad Amadeus, non gliene ho fatte sentire altre».

Che cosa farai nella serata delle cover?
«Il brano è top secret, al mio fianco avrò Alex Britti, poi capirete perché».

«Amici» ti ha allenato alla gara?
«Non mi sento in gara, non con Mengoni, Giorgia, Lazza, Ariete: artisti che seguo da fan e con i quali mi ritrovo ora a confrontarmi. Ho già provato l'emozione di essere ultimo, di essere eliminato, di diventare primo a conti fatti, quando ormai la competizione aveva dato un risultato diverso».

Comunque vada sarà un successo?
«Comunque vada sarà un'emozione che porterò stampata nel cuore e nella mente. Sono cose che capitano una volta sola nella vita».

Ma hai appena 19 anni: sai quanti Sanremo ti aspettano?
«No, non lo so, e nemmeno lo voglio sapere. Sono carico, voglio cantare al meglio delle mie possibilità coccolato dall'orchestra, poi far uscire l'album, e quindi pensare ai concerti».

Il disco, «Quello che fa bene», uscirà il 17 febbraio.
«Mi sono divertito a variare le sonorità: trap, soul, ballad, dancehall, bossanova trap... Ho parlato di Luca, della sua vita, della sua Napoli».

In dialetto?
«No, in italiano, credo si possa fare, ne ho parlato come di un paradiso con le sue controindicazioni. C'è un verso chiave, credo, sul calore della gente che o ti scalda o ti scotta la pelle. Ne conosco le bellezze ed il cuore, conosco i motivi per cui ho dovuto lasciarla, e so che quando sono lontano mi mancano persino i suoi difetti».

Perché hai dovuto lasciare Napoli?
«Quando cominciò a circolare la notizia legata alla separazione dei miei genitori i miei ex compagni di classe approfittarono delle mie debolezze per ferirmi. Non riuscivo a rispondere: non ero abbastanza forte. La popolarità di papà non me la vivevo bene, lo vedevo poco, era sempre in viaggio per lavoro, ero troppo piccolo per capire che lo faceva per me e i miei fratelli, per garantirci un futuro».

Far parlare Luca vuol dire salutare Lda?
«No, Luca è Lda, un diciannovenne che ha voglia di scoprire la vita. A scuola dicevano che ero intelligente ma non mi applicavo. Alla musica mi applico, ma anche con senso ludico, con voglia di giocare. E vorrei che il voto, nel mio mestiere, fosse un 10 pieno».

Il 10 è un numero importante per noi napoletani. Soprattutto quest'anno che...
«Non si dice, non si dice, ma... me la sto godendo tutta la corsa della capolista».

Veniamo ai concerti: il 19 aprile a Milano, il 21 aprile a Napoli, il tuo primo Palapartenope, il 22 aprile a Roma.
«Gli esami non finiscono mai, davvero, ma nemmeno le emozioni. Sanremo, il disco, il Palapartenope: cosa vuoi di più a 19 anni?».

Torniamo al Festival: se Gigi non può darti consigli almeno Maria sarà libera di farlo?
«Sì, l'ho sentita e l'ho ringraziata ancora una volta per avermi dato un'opportunità enorme. Il suo consiglio? Non farti prendere dalle ansie come facevi ad Amici. Voglio rendere orgogliosa anche lei».

A proposito: nessuno dei tuoi attacchi di panico avvicinandoti a Sanremo?
«Non ancora, per fortuna».
 

Ariete, Madame, Rosa Chemical: è un Festival fluido quello alle porte.
«È giusto così, che si amino un uomo e una donna, due donne, due uomini non fa differenza. Parliamo sempre di amore, il problema è la guerra».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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