Peppe Barra e Lalla Esposito insieme nella Cantata dei pastori: «Un faro contro ogni guerra»

«Per aver pace sulla terra, vada nel profondo chi cerca la guerra. Ecco, recare luce dov'è ombra»

Peppe Barra e Lalla Esposito
Peppe Barra e Lalla Esposito
di Luciano Giannini
Mercoledì 14 Dicembre 2022, 11:00
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Lei dice di lui: «Il rapporto con Peppe? Una festa. È il bambino che dice all'altro: buttiamo tutti i giocattoli sul tappeto e giochiamo a qualcosa. Ricordo... avevo 13 anni quando lo ammiravo nella Gatta Cenerentola, dalla balconata del San Ferdinando. E, ora, sono qui accanto a lui. Non riesco ancora a crederci. Insieme giochiamo, perché il teatro è un gioco, ma un gioco molto serio». Lui dice di lei: «Lalla è un'attrice eccezionale, ha grande duttilità, si cala nel personaggio con eleganza, ma anche con gioia. È un piacere averla con me in palcoscenico».

Peppe Barra e Lalla Esposito. Dopo la fortunata esperienza di «Non c'è niente da ridere», la coppia torna insieme nella «Cantata dei pastori», in una versione rinnovata nella regia (del fedele ed esperto Lamberto Lambertini); nella scenografia (di Carlo De Marino); nelle musiche dal vivo (di Giorgio Mellone) e nella compagnia di attori-cantanti.

Lo spettacolo debutterà stasera al Sannazaro, che lo co-produce, per restarvi fino a domenica (e passare al Politeama nei giorni di Natale e Santo Stefano).

La «Cantata dei pastori» («Il vero lume tra l'ombre, ovvero la spelonca arricchita per la nascita del Verbo umanato»), data alle stampe nel 1698 dal gesuita Andrea Perrucci, tra l'89 e il'91 fu una formidabile, spumeggiante manifestazione di talento della coppia Concetta & Peppe Barra. Dopo la sua scomparsa il figlio, per una ventina di anni, ha continuato a mantenere viva la tradizione, che alla fine si stava quasi spegnendo, a dispetto delle sue amare e vane denunce. Oggi, dunque, Peppe dovrebbe essere soddisfatto. «Sì, certo, ma che fatica! È sempre molto complicato trovare produttori disponibili. Anche per questa ragione abbiamo pensato di rigenerare l'allestimento. Sì, non posso lamentarmi. Soltanto... mi limito a notare che la Cantata dovrebbe essere più amata e protetta dai nostri politici».

«Certo! Perché si tratta di un unicum», precisa Lambertini. «Nel corso dei secoli il canovaccio si è arricchito dei più svariati linguaggi e si è trasformato in uno scontro tra sacro e profano, nel solco della Commedia dell'arte. E Napoli non poteva che essere l'unico luogo al mondo in cui sia stato possibile conservare questo prototipo, frutto di secoli di devozione e cultura teatrale, dove comico e sacro, colto e popolare si fondono per un pubblico senza distinzione di età».  

In questo nuovo allestimento Lambertini ha ridotto il testo a circa due ore di spettacolo, rinunciando «a qualsiasi arredamento naturalistico. Al centro c'è la grotta-teatrino; sul fondo, una enorme parete illuminata, che cambia colore a ogni scena, mentre i costumi di Annalisa Giacci sono ispirati a quelli semplici del presepe. Inoltre, non ho voluto interpreti che avessero già fatto o visto la Cantata». Quanto alla nuova coppia, «il contrasto tra Razzullo e Sarchiapone, l'antagonista aggiunto alla fine del Settecento, assassino, gobbo, ladro, maligno, deforme, un gangster travestito da clown, per intenderci, è il terreno ideale in cui far germogliare le virtù di Peppe e Lalla, nei ruoli di personaggi contrapposti e complementari, che evocano la duplicità di un dottor Jekyll e di un mister Hyde». 

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Lo spettacolo non può non essere un omaggio a Concetta. Lalla, che cosa vuol dire sostituirla? «È una responsabilità. Però... sa quel che diceva Titina a proposito di Eduardo? Che era come una bustina di porporina d'oro. La sua polvere ti resta comunque addosso. Io sono attrice assai diversa da Concetta. L'ho vista all'opera non dal vivo, ma più volte in video. E tanto è bastato. Un po' della sua porporina è volata benevola verso di me». Infine, ancora Peppe. Qual può essere il significato della «Cantata» negli anni 20 del nuovo millennio? «Lo sintetizzo in una frase che ho voluto aggiungere al copione: «Per aver pace sulla terra, vada nel profondo chi cerca la guerra. Ecco, recare luce dov'è ombra». 

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