«Il ratto dal serraglio» targato Napoli all'Abao Bilbao Opera

Il regista partenopeo Mariano Bauduin firma la regia dell'opera di Mozart, in questi giorni in scena nei Paesi baschi

Il ratto dal serraglio
Il ratto dal serraglio
di Giovanni Chianelli
Venerdì 19 Gennaio 2024, 14:01 - Ultimo agg. 17:20
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La stagione 2024 dell’Abao Bilbao Opera è targata Napoli. Inizia infatti con “Die Entführung aus dem Serail” (Il ratto dal serraglio), la prima opera tedesca completata da Mozart, diretta dal regista napoletano Mariano Bauduin e un cast tecnico partenopeo, tra cui lo scenografo Nicola Rubertelli, già direttore degli allestimenti del San Carlo, Odette Nicoletti per i costumi ripresi da Marianna Carbone e il disegno luci di Luigi Della Monica. Il singspiel è in scena sabato 20 gennaio, repliche il 23, 26 e 29.

Sul palco basco gli attori Jessica Pratt nel ruolo di Konstanze, Moisés Marín, in quello di Belmonte, Leonor Bonilla e Mikeldi Atxalandabaso nei panni di Blonde e di Pedrillo completano il quartetto di testa; Lucía Marin debutta sul podio dell'ABAO alla guida dell'Euskadiko Orkestra.

Per Bauduin “Il ratto dal serraglio” è un antico amore: «Il mio rapporto con l’opera di Mozart risale ad almeno vent’anni fa, quando curai per il Festival delle Ville Vesuviane la traduzione e la drammaturgia in lingua italiana dell’intero libretto.

In quell’occasione si trattò di mettere in relazione la teatralità di Mozart con la tradizione teatrale napoletana e non solo. Avevo ritrovato nel viaggio giovanile di Mozart in Italia tutti i riferimenti che lo avranno sicuramente influenzato e condizionato sia come compositore che come uomo di teatro: le influenze della scuola musicale napoletana, ma anche quelle della commedia dell’arte».

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Le scelte del regista napoletano sono di genere, per così dire, spirituale: «Ho pensato che realizzare un nuovo progetto di regia, basandomi sull’opera di Mozart, dovesse portare alcuni elementi ancora più avanti nella ricerca, e ho capito che l’anima di Mozart risiede nella sua ingenua e infantile capacità di raccontare l’animo umano attraverso la musica, con l’occhio sognante di un bambino. Un bambino che gioca con l’amore, un bambino che gioca con la paura, un bambino che gioca con la vita e con la morte, ma pur sempre un bambino che gioca». L’opera è sul genere “turco”, molto diffuso nell’epoca di Mozart: «Ci troviamo in una favola, ancor prima di quello che ascolteremo nel “Flauto Magico”, eppure il gusto per il mondo esotico, già di moda nell’Austria del tardo Settecento, qui in Mozart acquista una leggerezza e un’eleganza unica; ho quindi chiesto allo scenografo Rubertelli di immaginare uno spazio teatrale unico che potesse sembrare uscito dalle pagine de “Le mille e una notte”, dentro cui i personaggi agiscono come le figure del teatro delle ombre cinesi, o come quelle figure di carta del teatro di Pollock”. Una regia moderna, spiega Bauduin, è a prescindere dalle connotazioni di costume: “Ho pensato che consista non necessariamente nel vestire i personaggi con le scarpe da tennis o i jeans, bensì nel senso di moderno che diamo alla nostra vita quando raccontiamo le favole; ovvero il “non tempo” che è il teatro, quel luogo in cui passato e presente convivono in eterno».

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