Peppe Iodice al teatro Augusteo: «Sono un terapeuta della risata verace, in scena e in tv»

«Nella vita esiste la legge di compensazione; e per noi napoletani, che siamo plateali, esiste ancora di più»

Peppe Iodice
Peppe Iodice
di Luciano Giannini
Venerdì 19 Gennaio 2024, 13:00 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 07:20
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Attore, comico, artista di cabaret? No, terapeuta. Peppe Iodice fa terapia di gruppo. Quale gruppo? Il pubblico, che da questa sera accorrerà all'Augusteo per «So' Pep sempre di più», in replica fino a domenica 29, versione aggiornata di un suo spettacolo di successo. Con lui sarà la fedele spalla Francesco Mastandrea («che firma la regia e proverà ad arginarmi»).

Novità di questa edizione?
«La struttura è simile, ma la prima parte è dedicata all'attualità, che è un bene deperibile.

Bisogna rinnovarla costantemente. In “So' Peppe sempre di più” racconterò quella di oggi. La seconda parte, invece, è più intima. Parlo di me stesso... e il passato non cambia».

In questa attualità che cosa preme di più a Pep?
«Far comprendere che attraverso i media ci stanno inculcando la paura».

Di cosa?
«Di tutto... Covid, guerre, clima... sta sempre per succedere qualcosa. Perfino la pioggia preoccupa: bastano quattro gocce, scatta l'allerta gialla e i bambini non vanno più a scuola. Il fenomeno mi fa pensare, perché più abbiamo paura, più siamo controllabili».

Terapia?
«Usare la risata come esorcismo».

Storia antica. Il napoletano è esperto in materia.
«Innanzitutto, do un consiglio: non prestate fede a tutto quello che vi dicono, anche alle mie parole. Ascoltate tutti ma, dopo, fate funzionare la vostra testa, la sensibilità, l'intuizione. E non finisce qua, perché io, sul palcoscenico, prima faccio terapia su me stesso e, poi, coinvolgo il pubblico».

In quale modo?
«E qua sta la sorpresa. Venite a teatro per scoprirlo».

Dopo il 29, Pep sarà in tournée.
«Prima in Campania, poi nel resto d'Italia, Roma Bologna, Milano, Torino, fino a maggio».

E cosa fa? Modifica la lingua per diventare comprensibile a tutti?
«Nella mia espressività contenuti e lingua sono una cosa sola. Non posso snaturarmi fino a questo punto. Resto napolicentrico. La gente deve sforzarsi... e, poi, se viene a vedermi, sa cosa trova e sa cosa cerca. Se cambiassi, la tradirei. La chiave, comunque, sta negli argomenti, che devono essere universali. Ne ho avuto conferma più volte in passato, a Zelig, Colorado, Comedy central...».

Un altro argomento: «Peppy night», sottotitolo «Zero limits», su Canale 21.
«La nuova stagione è iniziata il 18 dicembre. Quello studio tv è il mio habitat naturale, una casa accogliente che oggi, grazia al web, non si ferma al confine del Garigliano ma, in streaming, arriva dappertutto. Ho riscontri da Francia, Brasile, America, Australia. Saranno pure napoletani emigrati, ma gli ascolti, credetemi, sono superiori a quelli di una tv nazionale. Pazzesco!».

Segreto del programma?
«La libertà di espressione assoluta, senza limiti, come si legge nel titolo. Diciamo quel che pensiamo».

«Liberi tutti» su Raidue con Bianca Guaccero: un flop, sospeso dopo tre puntate. Ha elaborato il lutto?
«Piuttosto, parlerei di dispiacere per l'insuccesso, con le attenuanti del caso, per esempio la concorrenza micidiale. L'esperienza, anche umana, è stata preziosa, mi ha dato nuova forza e non mi ha tolto niente».

Che cosa non ha funzionato?
«Semplicemente, il cuore del programma era un gioco, la escape room, che non ha interessato i telespettatori. Ci può stare. Da professionista ne prendo atto».

Infine, un altro tema dolente: il suo Napoli.
«Nella vita esiste la legge di compensazione; e per noi napoletani, che siamo plateali, esiste ancora di più. Siamo finiti dalle stelle alle stalle. Abbiamo pagato subito la grande gioia provata per lo scudetto. Ci siamo tolti il pensiero. I tifosi ne sono consapevoli. Poi, certo, ci sono i responsabili. Innanzitutto, il presidente, che lo ha riconosciuto pubblicamente. Ora, da tifoso, mi aspetto che Dela capisca: la società ha bisogno di una buona figura mediatrice tra lui e la squadra».

Progetti? Sogni?
«Un mio film. Forse, in autunno, riuscirò a girarlo». 

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