Renato Carosone, tv movie di Raiuno sull'americano di Napoli

Eduardo Scarpetta nella fiction su Carosone
Eduardo Scarpetta nella fiction su Carosone
di Antonella Forni
Martedì 3 Novembre 2020, 12:28 - Ultimo agg. 12:45
4 Minuti di Lettura

Era il 1937 quando un diciassettenne Renato Carusone (non aveva ancora cambiato il cognome in Carosone come farà poi ad inizio carriera per evitare gli sfottò sulla non foltissima capigliatura) uscì felicissimo dal conservatorio di San Pietro a Majella, diplomato in pianoforte. L’altro giorno, come per incanto, il giovane cantapianista che ha rivoluzionato la canzone napoletana, e, quindi, italiana, è rientrato nel conservatorio partenopeo, emozionatissimo, per risostenere proprio quell’esame sulla tastiera.

Miracoli della fiction dove ogni dramma è un falso e dove ogni sogno può diventare realtà: si girava «Carosello Carosone», tv movie diretto da Lucio Pellegrini (regista di serie come «Il miracolo» da Ammaniti e di film come «È nata una star?», commedia con Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo tratta dall’omonimo romanzo di Nick Hornby) e prodotto da Groenlandia che dovrebbe andare in onda l’anno prossimo su Raiuno, nel ventennale della morte dell’americano di Napoli (20 maggio 2001), magari il sabato dopo il Festival di Sanremo (Covid-19 permettendo), come successo per il film su Mia Martini interpretato da Serena Rossi.

Sarebbe una maniera anche per celebrare il centenario della nascita (3 gennaio 2020), viste le difficoltà a farlo nell’anno del coronavirus. 

Il difficile ruolo del protagonista è affidato a Eduardo Scarpetta, figlio di Mario, trisnipote di Eduardo (padre anche dei tre De Filippo), 27 anni, visto in «L’amica geniale» nei panni di Pasquale Peluso. Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così... è un Carosone quasi perfetto, credibilissimo, giovane, un intero mondo davanti. Il tv movie - tutto in una serata, sembra - tratto dai libri del biografo carosoniano Federico Vacalebre, non racconterà l’intera vita dell’artista di «Caravan petrol», ma la sua giovinezza, i suoi anni in Etiopia, il ritorno in Italia, il successo, il misterioso ritiro. 

La troupe sabato, dopo i ciak al San Pietro a Majella, è ripartita per Roma, dove ha in programma ancora almeno tre settimane di riprese, dopo pochi giorni di set partenopei, compresi quelli all’auditorium Novecento, ospitato nei locali della storica Phonotype, prima etichetta discografica italiana. Lì è stata girata la scena in cui Carosone e Nisa (il suo paroliere Nicola Salerno, interpretato da Flavio Furno, ancora un giovane attore partenopeo) scrivono, al loro primo incontro, propiziato da Mariano Rapetti (autore, produttore e papà di Mogol), «Tu vuo’ fa l’americano». Fuori dalla sala vintage nei paraggi di Mezzocannone è stato visto, in abiti di scena, anche Vincenzo Nemolato, partenopeo doc, mimetico nei panni di Gegè Di Giacomo. Accanto a lui gli altri dello storico sestetto Carosone, pronti per una session di registrazione.

Mancava quindi, Peter Van Wood, l’eccentrico chitarrista protagonista della prima stagione carosoniana, quella del trio, e coprotagonista del film tv, come Lita, la moglie di Carosone, evidentemente non coinvolti nelle riprese partenopee.

Importantissimo, naturalmente, l’aspetto musicale del lavoro che si avvale del contributo fondamentale di Stefano Bollani, carosoniano doc (ha vinto due volte il Premio Carosone e dedicato un libro al maestro, a cui aveva scritto una lettera da bambino chiedendogli dritte per avvicinarsi al pianoforte: «impara il blues», la risposta di Renato) che ha suggerito a Scarpetta la giusta postura alla tastiera prestandogli le mani per i momenti più virtuosistici e firmando la colonna sonora che sarebbe bello immaginare possa uscire anche su disco, per quanto di dischi se ne vendano sempre di meno.

Ad aiutare Eduardo nel canto, peraltro diviso nella realtà come nella finzione con Di Giacomo e Van Wood, ci ha pensato Ciro Caravano dei Neri per Caso, coach preziosissimo per l’intera troupe di attori-cantanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA